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Manifesto-Scuola, tutto il potere ai governatori

Scuola, tutto il potere ai governatori "Il federalismo di Bossi è solo una forma mascherata di accentramento". Parla la deputata Ds Alba Sasso IAIA VANTAGGIATO Approvata in prima lettura, la legg...

15/04/2003
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il manifesto

Scuola, tutto il potere ai governatori
"Il federalismo di Bossi è solo una forma mascherata di accentramento". Parla la deputata Ds Alba Sasso
IAIA VANTAGGIATO
Approvata in prima lettura, la legge sulla devolution resta comunque in stand by in attesa della modifica del Titolo V della Costituzione. Un destino che sembra condividere con la legge Moratti, anch'essa approvata prima di restare intrappolata nel portafoglio di Tremonti. Dei due inapplicabili capolavori istituzionali parliamo con la deputata Ds Alba Sasso.

Cosa cambia per la scuola, dopo il voto di oggi?

Per il momento assai poco. La situazione è ancora di grande incertezza. Istituzionale, normativa, giuridica.

Va bene. Allora diciamo, cosa potrebbe cambiare?

Rispetto alla legge Moratti molto poco.

Ma come? Da una parte c'è un tentativo di centralizzazione, dall'altra viene agitata la bandiera del decentramento...

In entrambi i casi è stata attaccata l'autonomia scolastica. Moratti ha quasi cancellato la cosiddetta competenza concorrente delle Regioni. Quella, per intenderci, che impegna lo stato a definire i principi fondamentali in base ai quali le regioni stesse possono legiferare. Ma Moratti quei principi non li ha neanche definiti.

Questo per quanto riguarda Moratti. Ma Bossi il decentramento lo chiede a gran voce.

Solo all'apparenza. Il federalismo di Bossi è una devoluzione che esautora l'autonomia dei soggetti che operano nel territorio. Il suo federalismo altro non è se non che un riaccentramento dei poteri nelle mani dei governatori.

Secondo lei, dunque, sia Bossi che Moratti attaccarebbero l'autonomia scolastica garantita dal Titolo V della Costituzione?

Assolutamente sì. Per entrambi la scuola è solo il terminale di decisioni che si prendono altrove: o nello stato o nelle regioni. Moratti ha già disegnato un modello di scuola accentrato, gerarchico, selettivo e non autonomo. Per esempio, quando si dice che lo stato deve garantire i principi fondamentali, si intende salvaguardare l'unitarietà del sistema scolastico dal punto di vista culturale come pure garantire un sistema di reclutamento unitario su tutto il territorio nazionale. Non credo che né Bossi nè Moratti vadano in questa direzione.

Veniamo ai programmi. Con la devolution, si attiverà la competenza esclusiva delle regioni per "la definizione della parte dei programmi di interesse specifico". Cosa vuol dire?

Vuol dire venti sistemi scolastici separati che non garantiscono alla scuola di essere sistema di costruzione di identità nazionale. Se alla devolution verranno affidati compiti di organizzazione e gestione del sistema potrà succedere che le regioni modifichino la quota dei programmi loro riservata riducendola o - più probabile - incrementandola.

Venti sistemi scolastici differenti e venti diverse coperture finanziarie...

Sì, perché ciascun sistema sarà finanziato e sostenuto dall'economia di una determinata regione. In questo modo non sarà più possibile garantire il diritto all'uguaglianza dell'istruzione, quel diritto che dovrebbe andare al di là del luogo di nascita o della provenienza familiare e che già l'abbassamento dell'obbligo voluto da Moratti ha messo in discussione. Si tratta di un modello culturale chiuso e incapace di accogliere l'idea che la diversità sia ricchezza e patrimonio comune: quello capace di aiutare a crescere in una società democratica.


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