FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3779391
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Manifesto-Quelli che risparmiano sul toner

Manifesto-Quelli che risparmiano sul toner

Quelli che risparmiano sul toner Voci dei dirigenti scolastici italiani: senza soldi è impossibile fare una buona scuola "Ci si arrangia" Qualcuno ha deciso di tagliare attività, qualcuno chiede...

27/09/2003
Decrease text size Increase text size
il manifesto

Quelli che risparmiano sul toner
Voci dei dirigenti scolastici italiani: senza soldi è impossibile fare una buona scuola
"Ci si arrangia" Qualcuno ha deciso di tagliare attività, qualcuno chiede contributi alle famiglie. E qualcuno cerca soldi altrove
CI.GU
Cosa dicono i dirigenti scolastici chiamati a misurarsi con finanze strette strette? La preoccupazione c'è, ma non maca chi ritiene che sia ora di finirla con il pensare che sia lo stato a dover mantenere la scuola, e che bisogna lanciarsi con più convinzione nel mercato, chi pensa che è inutile polemizzare e stringe la cinghia e chi, invece, ritiene che se continua così la scuola pubblica dovrà chiudere i battenti. "Cerchiamo di risparmiare sul toner o sulla carta - spiega ad esempio la dirigente del liceo romano Montale, Maria Luisa Maringola - sicuramente i tagli sul fondo ordinario si sentono. In genere cerchiamo di trovare i finanziamenti per i laboratori dai diversi capitoli di spesa finanziati di anno in anno, oppure cerchiamo di cavarcela grazie al contributo di 51 euro l'anno che chiediamo alle famiglie anche se noi siamo una scuola di periferia e non possiamo spingere troppo su quel pedale". Chiedere soldi alle famiglie non è facile per nessuno, neanche al Visconti uno dei licei più in vista della capitale, dice il suo dirigente, Bruno Vittorio Ramundo, che comunque non si perde d'animo: lui è uno di quei dirigenti che ritiene basti saper ben amministrare per non soffrire dei tagli dall'amministrazione centrale: "Se le scuole sono in difficoltà, dipende anche dalla loro storia - spiega - c'è poca abitudine a investire. Il buon amministratore, invece, cerca risorse anche all'esterno, noi ne abbiamo parecchie, anche se non voglio scendere nei particolari perché lo trovo di cattivo gusto. Penso sia questo il modo giusto di amministrare la scuola, è vero che il fondo ordinario è modesto, ma non ci si può basare su quegli spiccioli per mandare avanti una scuola". "Questa storia di cercare i finanziamenti fuori, non esiste - sostiene invece il dirigente scolastico del liceo Bottoni di Milano, Roberto Poretto - e senza finanziamenti decenti, le scuole sono costrette a tagliare le attività, punto e basta. Noi, ad esempio, siamo stati costretti quest'anno a tagliare il corso di inserimento della II o III lingua. Ma il problema non è soltanto la diminuzione dei fondi per l'autonomia, persino la legge 567 sulle attività integrative e pomeridiane è stata ridimensionata". Se il problema a trovare finanziamenti esterni ce l'ha il professor Porretto di Milano, figuriamoci la professoressa Camilla Schiavo, dirigente scolastico di un liceo in provincia di Potenza, lo scientifico di Marsico Nuovo: "Qui al sud la situazione è diversa: quando dirigevo un liceo in provincia di Bologna era molto più facile recuperare qualche fondo in più senza aspettare quelli del ministero". Nel liceo di Marsico Nuovo quest'anno sono stati eliminati i laboratori pomeridiani finanziati dalla legge 567, i cui soldi sono arrivati solo a marzo: "Un vero peccato, in un territorio come questo, avere la scuola aperta tutto il pomeriggio aveva rappresentato una novità molto positiva". Per quanto riguarda, invece, le attività dell'autonomia non è solo un problema di soldi, ma di organizzazione della vita scolastica nell'era Moratti. Lo spiega Elio Salvai dirigente del liceo "Porporato" di Pinerolo, che da anni sperimenta l'autonomia: "Come si fa a fare autonomia con le cattedre saturate a 18 ore e dopo l'abolizione dell'organico funzionale?". Se i licei hanno problemi, non se la passano meglio gli istituti professionali, penalizzati come sono stati quest'anno nella loro punta di diamante: la "terza area". Racconta, ad esempio, Carlo Giulietti, insegnante presso l'istituto professionale Einaudi di Chiusi: "I problemi sono seri, il bilancio di quest'anno è stato fatto sull'80% dell'anno precedente, ma di questo 80% finora sono arrivati pochissimi soldi. Mancano completamente quelli per il finanziamento della 440, per la dotazione ordinaria mancano ancora 69 mila euro". Anche il professor Paolo Franceschini, che dirige un'Ipsia a Senigallia lamenta il taglio di fondi e, soprattutto "il clima di incertezza amministrativa". La sua, tuttavia, è una voce fuori dal coro: "Per gli istituti professionali si possono aprire nuove possibilità con la legge 53 (la riforma Moratti, ndr) e nuove energie possono essere attivate. Io credo fermamente nella sperimentazione di un'alternanza studio-lavoro in tutte le scuole, se pensata all'interno di un percorso formativo. Ma non si può più eludere una verità: la scuola deve essere pensata nel territorio in cui opera, lì si possono trovare le risorse ed è in base alle esigenze del territorio che va disegnata l'offerta formativa".


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33
Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL