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Manifesto-Ma una Ssis cosa produce?

INTERVENTO Ma una Ssis cosa produce? ANTONIO PEDUZZI La controversia sulle Ssis (scuole di specializzazione all'insegnamento secondario) ha finora investito soprattutto il rapporto fra gli abilit...

20/09/2003
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il manifesto

INTERVENTO
Ma una Ssis cosa produce?
ANTONIO PEDUZZI
La controversia sulle Ssis (scuole di specializzazione all'insegnamento secondario) ha finora investito soprattutto il rapporto fra gli abilitati da queste scuole e i precari "storici", e la questione dei punteggi. Nessuna riflessione, invece, sulla struttura curricolare di una Ssis, basata su una massima diventata di moda da qualche anno: che uno conosca una disciplina non implica che sappia insegnarla. La massima voleva indicare che per salire in cattedra in una scuola superiore italiana non basta esser laureati, perché è necessario avere imparato a insegnare. E' proprio per risolvere questo problema che la Ssis ha strutturato la sua "area 1" (formazione per la funzione docente) mettendo insieme moduli raccolti con criteri empirici: pedagogia generale; valutazione dei processi educativi; didattica generale; psicologia generale; storia dell'educazione e delle istituzioni educative; psicologia dell'apprendimento e della memoria; psicologia sociale; diritto amministrativo ed organizzazione scolastica; valutazione scolastica. L'eclettismo dice con chiarezza che non esiste una scienza dell'insegnamento. Eppure l'area 1 comprende attività didattiche "finalizzate all'acquisizione delle necessarie attitudini e competenze nelle scienze dell'educazione e in altri aspetti della funzione docente".

Di più e meglio, le cose si comprendono se si guarda l'"area 2" (contenuti formativi degli indirizzi), il cui fine istituzionale consiste nell'acquisizione di attitudini e competenze relative alle metodologie didattiche delle corrispondenti discipline. "Contenuti formativi" - s'immagina, non incorporati nelle discipline stesse ma da esse distinti. Le eventualità sono due: o il docente incaricato di insegnare, mettiamo, "didattica della fisica" non insegna fisica (e se non la insegna, dovrebbe spiegare perché ne conosca la didattica); oppure insegna fisica (e l'università dovrebbe spiegare perché non ne insegni la didattica nel corso di laurea che è stato frequentato dall'iscritto alla Ssis). Tutto questo per dire che gli insegnamenti di "didattica di..." sono discipline immaginarie dal fondamento limaccioso.

Non meno limacciose le "esperienze svolte presso istituzioni scolastiche al fine dell'integrazione tra competenze teoriche e competenze operative", cioè le attività di tirocinio, cui la normativa destina "non meno del 25 per cento dei crediti". L'iscritto alla Ssis entra nelle scuole convenzionate: assiste a qualche lezione. Nel complesso, una componente ininfluente, a dispetto della mole di credito che le è attribuita.

Nei quattro semestri l'iscritto alla Ssis sostiene le "prove di valutazioni conclusive", non più di tre per semestre, che sono "le modalità di accertamento dell'apprendimento al termine delle attività didattiche", mentre dopo i quattro semestri "l'esame per il conseguimento del diploma di specializzazione" è formalmente presentato come "esame di stato". Quest'ultima espressione ha bisogno di ulteriori considerazioni. La qualità di "esame di stato" è annessa solitamente alle prove di fine ciclo: scuola superiore, laurea, iscrizione a un albo professionale. Ma è annessa anche ai concorsi a cattedra (che finora hanno avuto valore abilitante) e ai "concorsi riservati" (corsi abilitanti). In questo caso è evidente che alle Ssis è stata trasferita la capacità giuridica di tenere un esame di stato.

L'accesso agli esami di stato non è mai stato a numero chiuso, ma con le Ssis lo è. Dovunque esista la norma del numero chiuso (corsi di laurea, dottorati, ecc.) esistono pratiche di apertura di varchi o espedienti equivalenti. Ciò significa che con le Ssis - cui si accede dopo aver superato un test - l'accesso ai ruoli di insegnamento è stato spostato dall'ambiente scolastico a quello universitario. I governanti erano forse convinti che la selezione ne avrebbe guadagnato in credibilità scientifica, ma tutto quel che hanno ottenuto è una accentuazione didatticistica e la creazione di una rendita per facoltà che altrimenti sarebbero degne di scarsa attenzione.

Dal momento che i concorsi a cattedra non si terranno più, l'accertamento della preparazione disciplinare nell'aspirante insegnante regredisce al corso di laurea. Si potrebbe rovesciare la massima evocata sopra: il fatto che uno sappia come insegnare non implica affatto che egli conosca ciò che deve insegnare - il cui possesso, peraltro, non è oggetto di controllo e accertamento. Nell'università italiana si può prendere la laurea in filosofia senza aver letto un rigo di Kant, e quella in lettere senza conoscere la metrica classica. Non è colpa degli iscritti, ma la Ssis non può rimediare - anche se il governo considera la Ssis una sorta di West Point che forma ufficiali destinati a sopravanzare sottufficiali reggenti.


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