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Manifesto-Lo sciopero necessario

Lo sciopero necessario Manifestazioni in 120 capoluoghi di provincia, una regionale a Torino, per lo sciopero generale di 8 ore della Cgil che denuncia la Moratti per comportamento antisindacale. In...

17/10/2002
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il manifesto

Lo sciopero necessario
Manifestazioni in 120 capoluoghi di provincia, una regionale a Torino, per lo sciopero generale di 8 ore della Cgil che denuncia la Moratti per comportamento antisindacale. In piazza anche studenti, intellettuali, associazioni, 300 sindaci
CARLA CASALINI
"Il governo ha paura dello sciopero" e non riesce a nasconderla: lo mostra con chiarezza l'intensa azione preventiva in corso nella scuola. Il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani preannuncia nella conferenza stampa di vigilia una grande riuscita dello sciopero generale di 8 ore indetto dalla Cgil per domani - 120 manifestazioni provinciali e una regionale in Piemonte con al cuore la vicenda Fiat -: "sarà un successo nonostante l'assenza di informazione, l'oscuramento dei media". Contro il governo Epifani e Carlo Ghezzi, segretario organizzativo, annunciano anche un'azione legale: la Cgil denuncerà "il ministro della pubblica istruzione e i suoi collaboratori per manifesta attività antisindacale". Letizia Moratti e soci si vedranno piovere addosso un `articolo 28'- la norma dello Statuto dei lavoratori usuale strumento di difesa in azienda contro le illegalità delle imprese -, per la "palese azione di boicottaggio, disinformazione, e le pressioni dirette e indirette da parte del ministero sul personale docente e non docente in riferimento allo sciopero generale". Prima il ministero ha ritenuto più opportuno non inviare nelle scuole "la comunicazione che avvisava dello sciopero proclamato dalla Cgil il 18 ottobre", nonostante la "diffida della Cgil", poi l'ha inviata, "con enorme ritardo", ma c'è voluta un'occupazione del ministero da parte del sindacato per ottenerla. Quindi le azioni di boicottaggio implicito "per scoraggiare la partecipazione", come "la notizia, falsa, secondo la quale chi partecipasse allo sciopero incorrerebbe nei rigori della legge". A livello decentrato ci si è dati da fare con le pressioni su "docenti e non docenti", talvolta anche minacce, o circolari di provveditori, come in Friuli, dove si comunica che possono scioperare solo "gli iscritti alla Cgil", in palese violazione del diritto individuale di sciopero.

Affannosa l'azione preventiva del governo imprenditore nel pubblico impiego, quanto "disastrosa" l'azione generale, le politiche di Berlusconi, la legge finanziaria "iniqua e senza rigore", le leggi delega a partire da quelle sui diritti nel lavoro, il Patto per l'Italia firmato con Cisl e Uil. "Il rischio è quello di fare arretrare ancor di più un paese che sta già vivendo una fase di declino",è un dovere scioperare contro questa "vera e propria emergenza che colpisce il Mezzogiorno, che avrà ricadute pesantissime sull'occupazione perché a rischio ci sono 260-280mila posti di lavoro in tutt'Italia", rincara Guglielmo Epifani. E e dettaglia il pericolo in cifre: 50mila lavoratori a rischio per il taglio dei trasferimenti, il 2%, agli enti locali; 100mila per il blocco del credito d'imposta su nuove assunzioni; 50mila per la fine degli incentivi all'edilizia; 15-20mila per la ristrutturazione del credito. Per la crisi Fiat rischiano altri 50mila lavoratori, altre decine di migliaia nelle crisi del settore chimico, tessile.

E' il quadro nero di un paese il cui "declino" oggi tutti paventano, "denunciato dalla Cgil già quattro anni fa": un paese che investe nella ricerca meno della metà degli altri in Europa, "dove mantiene invece il primato dei morti sul lavoro". Lo sciopero generale ha come bersaglio il governo, e la Confindustria di D'Amato "che punta alla diminuzione dei diritti di chi lavora con un danno per le stesse imprese". Oggi è ancora più palese la futile iniquità dell'attacco all'articolo 18 che tutela i licenziamenti illegittimi: "il governo dovrebbe ritirarlo, mentre è sua intenzione tenerlo in quiete al momento per ripresentarlo fra pochi mesi".

L'attacco ai diritti nel lavoro accomuna il "18" all'altra delega che già marcia dal senato alla camera. Uno sconquasso sul quale Guglielmo Epifani rinnova la denuncia di quel ""Patto per l'Italia costruito sulla sabbia", cui consegue la finanziaria "iniqua e populista": un Patto "che non solo non ha alcuna funzione anticiclica, ma contiene elementi che rischiano di accelerare il ciclo negativo". Responsabili ne sono Cisl e Uil che firmandolo "hanno fatto una scelta sbagliata che ha segnato profondamente i nostri rapporti".

Il segretario della Cgil insiste sulle responsabilità della "divisione sindacale", poi nota anche che "a partire dalla crisi Fiat ci sono occasioni per lavorare insieme", ma, chiarisce, "questo è possibile solo se e dove il merito è condiviso, se si hanno opinioni in comune, e questo dipende non solo dalla Cgil ma anche dalle scelte degli altri". Una precisazione, quel "solo se il merito", inviata implicitamente agli stessi Ds: a Fassino, a Damiano che quel passaggio saltano nelle loro lodi alle "importanti parole di Epifani sulla possibile ripresa di dialogo unitario tra i sindacati confederali". Esplicito Il segretario della Cgil è invece con quei "tanti dirigenti dell'Ulivo" che parlano contro lo sciopero generale della Cgil: che "continuano a dirsi del tutto d'accordo con noi sul merito, e poi singolarmente ci chiedono di essere incoerenti nella nostre azioni e comportamenti".


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