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Manifesto-La scuola va in trincea

La scuola va in trincea Inizio tempestoso per il nuovo anno scolastico: la riforma non parte, inglese e informatica solo per pochi, sparisce il tempo pieno. E i sindacati avvertono la Moratti: "Pron...

06/09/2003
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il manifesto

La scuola va in trincea
Inizio tempestoso per il nuovo anno scolastico: la riforma non parte, inglese e informatica solo per pochi, sparisce il tempo pieno. E i sindacati avvertono la Moratti: "Pronti allo sciopero"
IAIA VANTAGGIATO
Bufera sulla scuola a poche ore dall'inizio delle lezioni. A parte il simpatico cadeau settembrino elargito alla scuola privata, nulla pare andare per il verso giusto. La riforma non partirà per mancanza di fondi; il "maestro tutor" tanto atteso alle elementari resterà sulla soglia a guardare; lo sbandierato insegnamento di inglese e informatica dovrà accontentarsi di un ingresso - tutt'altro che trionfale - in poche classi e per una sola ora settimanale; il tempo pieno, tanto per agevolare le famiglie, verrà drasticamente ridotto; di immissioni in ruolo - nonostante le cattedre esistenti - neanche a parlarne. Dovesse mai una qualche certezza economica e psicologica indurre nei docenti un eccesso di rilassatezza. Fatta salva la soddisfazione espressa - va da sè del tutto disinteressatamente - dal cardinale Ratzinger e dagli onorevoli Follini e Buttiglione, ce ne fosse uno di quelli che nella scuola ci lavorano veramente a dormire sonni tranquilli.

Non gli studenti che, al rientro in classe, si troveranno di fronte al solito carosello di insegnanti con buona pace di qualsiasi aspirazione alla continuità didattica. Non il personale tecnico-amministrativo, bersaglio - come del resto tutto il personale della scuola - di inusitati tagli. Non gli insegnanti di sostegno che pare non abbiamo più nessuno da sostenere visto il ridimensionamento cui sono stati soggetti.

Sul piede di guerra - a Moratti bisogna riconoscere, quanto meno, l'abilità di aver mobilitato in poche mosse un intero esercito - anche i dirigenti scolastici: lamentano il mancato rinnovo del contratto scaduto nel dicembre 2001 e protestano contro l'estensione alla loro categoria della legge Frattini - ovvero della regola dello "spoil system" -, sorta di asso pigliatutto imboscato nelle maniche di chi vince le elezioni e che consente di decidere, in barba a qualsiasi vincolo contrattuale, obiettivi e durata dell'incarico. A parlare, in vece loro, sono stati ieri i sindacati di categoria Cgil, Cisl, Uil e Snals-Confsal che hanno definito "insoddisfacenti" le risposte ricevute dal ministero dell'istruzione e che promettono battaglia: "La procedura di conciliazione - hanno affermato in una nota congiunta - si è conclusa negativamente". Le iniziative di mobilitazione partiranno nei prossimi giorni con assemblee regionali, incontri con gruppi parlamentari e una possibile manifestazione nazionale. "Iniziative - avvertono i sindacati - che sono destinate a concludersi, se non si otterranno gli obiettivi indicati, con uno sciopero della categoria".

Né si placa la protesta dei precari: di quelli cosiddetti "storici" che dopo aver ricevuto - a titolo di riparazione - 18 punti da computare in graduatoria se li sono visti togliere da una sentenza del Tar del Lazio e che chiedono, contro l'avanzata delle truppe sissine, l'equiparazione delle abilitazioni, regole certe sul reclutamento, la definizione di nuove norme che riconoscano il servizio prestato.

Protestano, dal canto loro, anche gli insegnanti specializzati e specializzandi Siss che, ieri, hanno manifestato davanti al dicastero di viale Trastevere chiedendo il rispetto dei diritti acquisiti e ribaditi dalle decisioni del Tar nonché una quota di cattedre loro riservata. Questioni che andrebbero discusse: vero è che anche i sissini sono stati tratti in inganno da leggi dello stato - se non da persone che quello stato incarnano - che hanno promesso loro cattedre sicure per poi disattendere qualsiasi impegno. Perché allora, ci si chiede, il calcolo dei punteggi maturati da una parte e dall'altra e ad entrambe le parti sottratto non riesce a diventare motivo di una battaglia comune?

Perché, se solo ieri i sissini hanno manifestato per lo sblocco delle immissioni in ruolo e contro i tagli d'organico, non potrebbe darsi - domani - una protesta condivisa? Del resto non è un caso che neanche la loro delegazione sia stata ricevuta a Palazzo Moratti. Lì i poveri - e i precari - non sono graditi. A meno che non si decidano a indossare la tonaca. Strano governo questo dove tocca al povero Ciampi difendere i giudici dagli attacchi del presidente del consiglio e la scuola pubblica da quelli del ministro dell'istruzione. Che pubblica, a ricordarsi bene, non è più.


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