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Manifesto-La scuola che serve

La scuola che serve VALENTINO PARLATO Siamo tra il grottesco (a essere ottimisti) e il degrado nel più laido servilismo. L'argomento è serio: sono gli esami di maturità e le tracce che il minist...

19/06/2003
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il manifesto

La scuola che serve
VALENTINO PARLATO
Siamo tra il grottesco (a essere ottimisti) e il degrado nel più laido servilismo. L'argomento è serio: sono gli esami di maturità e le tracce che il ministero dà agli studenti per aiutarli a far meglio il tema, e in Italia, da tempo immemorabile, gli esami di maturità (si chiamano proprio così) sono un avvenimento, un passaggio decisivo nella formazione dei giovani. Uno dei temi, certamente di attualità, recita "L'acqua, risorsa e fonte di vita". Ottimo tema. Il grottesco, o rattristante, sta nella lettura delle tracce di aiuto agli esaminandi. In una si legge: "Affinché vi sia cibo occorre che vi sia acqua. E' quindi fondamentale investire per garantire la disponibilità e l'uso efficiente di risorse, in un indispensabile contesto di salvaguardia ambientale. Acqua e cibo rappresentano il motore di quello sviluppo autosostenibile cui tutti dobbiamo dare priorità assoluta". Ma di chi è la frase guida? Del presidente del consiglio, per estremo pudore il ministero non ha fatto il nome del presidente del consiglio, cioè di Silvio Berlusconi. Cose di questo genere, ho qualche ricordo scolastico, si verificavano solo ai tempi di Benito Mussolini, o del Duce che dir si voglia.

La cosa è talmente clamorosa che ci diranno (lo spero) che è una gaffe, purtroppo non è così: è lo spirito di questo tempo, il piegarsi di tutti i servi (anche se ministri) al capo: il Duce ha sempre ragione si diceva una volta, ora anche sull'acqua. Grazie a Dio e alle resistenze sociali non siamo al regime, ma ci stiamo avvicinando.

Poi, altrettanto clamorosa, c'è la traccia del tema di storia, "Il terrore e la repressione politica nei sistemi totalitari del Novecento". Ovviamente c'è un richiamo a "Il libro nero del comunismo", che il presidente del consiglio ha regalato a man bassa terrorizzando il colto e l'inclita con la paura della incombente minaccia comunista (anche se si circonda di ex comunisti). E sole tre righe sul fascismo italiano, tutto sommato piuttosto buono: "Il fascismo italiano fece centinaia di prigionieri politici e di confinati in domicilio coatto, migliaia di esiliati e fuoriusciti politici". Insomma il buon fascismo italiano non ammazzò nessuno: Matteotti, i fratelli Rosselli e le centinaia di italiani ammazzati dalle squadracce fasciste di Balbo, Farinacci e compagnia bella sono cancellati. Il fascismo, in fondo, era pacioccone un po' di bastonate, un po' di olio di ricino che fa bene alla salute e poi nient'altro.

E' sconfortante. Abbiamo un ministro di quella che una volta si chiamava pubblica istruzione e che adesso ha cancellato la parola "pubblica" per diventare non tanto privata, ma padronale e che non ha neppure lo stile di servire con garbo, senza la scandalosa citazione del capo. Il Cavaliere dovrebbe imparare a trovarsi servi più accorti. Ma più grave ancora è il decadimento delle scuole, che, bene o male, formano i cittadini, gli imprenditori, i manager e anche i lavoratori. Se già a scuola si insegna a essere adulatori, e anche un po' ruffiani, come ci potrà essere la concorrenza tanto cara agli apologeti del mercato?


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