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Manifesto-La mano calda della maestra

MODELLI La mano calda della maestra D. LU. Se ogni tragedia rivela il suo eroe, quella di San Giuliano di Puglia sarà ricordata con i nomi al femminile di un pugno di maestre coraggiose quanto i...

02/11/2002
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il manifesto

MODELLI
La mano calda della maestra
D. LU.
Se ogni tragedia rivela il suo eroe, quella di San Giuliano di Puglia sarà ricordata con i nomi al femminile di un pugno di maestre coraggiose quanto intelligenti, il cui slancio intuitivo è stato malinconicamente riassunto, davanti alle telecamere, da Clementina Simone quando, con una caduta di voce, ha evocato il momento per lei peggiore nelle ore passate sotto le macerie, aspettando i soccorsi: "Però non sentivo tutte le voci". Il buio, la polvere, la paura di altri cedimenti, la pressione dei calcinacci, erano condizioni tremende, ma nulla è stato più doloroso di scoprire piano piano che non tutti i bambini intorno a lei erano in grado di risponderle. I piccoli sono stati colti dal dramma mentre erano in classe. Alcuni di loro si sono salvati proprio grazie alla perspicacia delle insegnanti. Molti hanno infatti detto di essersi accovacciati sotto il banco su ordine della maestra. Sono queste infatti le istruzioni trasmesse durante le esercitazioni di evacuazione: fuggire subito, comunque rifugiarsi sotto le scrivanie e i tavoli. Poi, finito il crollo, non appena si è presa coscienza della situazione, è stata ancora la maestra a tranquillizzare: stiamo buoni che ora vengono a salvarci, tirate su il colletto della maglia contro la polvere, ecco un filo di luce dall'alto, volete che ci mandino un poco di acqua? Una bambina ha raccontato che è stata la mano calda della maestra a farla resistere.

Diciamo la verità, prima di ieri, era una figura non in via di estinzione (Letizia Moratti vorrebbe, se non estinguerle, almeno licenziarne parecchie) ma certo molto démodé, spesso criticata perché non ritenuta all'altezza dei tempi. Non sappiamo, in effetti, se le maestre di San Giuliano di Puglia sono pronte a insegnare agli alunni Internet, Inglese e Impresa, lo slogan berlusconiano di elettorale memoria, ma certo hanno dato di prova di sapere trasmettere loro qualcosa di molto più importante: la capacità di tenere duro, di stare uniti durante l'avversità, di rincuorarsi l'uno con l'altra.

Diversamente che nelle storie a lieto fine, di cui è piena la fiction televisiva nostrana (e le ultime stagioni hanno visto un fiorire di sceneggiati a sfondo scolastico, dove maestri-amici e maestre-confidenti conquistano il cuore dei ragazzini), la storia reale non è finita bene. Clementina Simone è stata tirata fuori giovedì sera, è andata in ospedale, ma la mattina successiva non ce l'ha fatta ed è dovuta tornare sul posto, vicina alla scuola. Con il pianto negli occhi ha confessato: "Mi sento in colpa ad essere qui". Oltre al senso di colpa di essere sopravvissuta, tipico delle grandi catastrofi, c'era nelle sue parole il senso di colpa di avere lasciato soli i suoi scolari, nel buio, nella polvere, sotto il cemento.

Quattro erano le maestre nella scuola Jovine, la mattina del terremoto. Tre sono state salvate, la quarta era la ventinovesima salma recuperata. Del resto, non è forse la maestra a lasciare per ultima la classe, alla fine delle lezioni?


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