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Manifesto-L'Italia a pezzi Via libera alla devolution

L'Italia a pezzi Via libera alla devolution I governatori della Casa delle libertà all'attacco. Bossi porta "fuori sacco" la versione hard a palazzo Chigi. Scuola, sanità, polizia competenza delle...

15/02/2002
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il manifesto

L'Italia a pezzi Via libera alla devolution
I governatori della Casa delle libertà all'attacco. Bossi porta "fuori sacco" la versione hard a palazzo Chigi. Scuola, sanità, polizia competenza delle regioni. Verso l'ingorgo istituzionale ERNESTO MILANESI - ROMA

La devolution di Umberto Bossi entra "fuori sacco" a palazzo Chigi: il consiglio dei ministri ieri sera ha varato un disegno di legge che spacca in due l'Italia delle regioni. Il testo varato, infatti, raccoglie la forzatura dei governatori della Casa delle libertà e mette quelli dell'Ulivo spalle al muro. Di fatto, il governo di Roma affida alle regioni competenze cruciali come scuola, sanità e "sicurezza locale". Il ministro Bossi esulta e incassa la "sua" riforma istituzionale, Berlusconi una volta di più spariglia le carte in tavola (si stava giocando con la Rai...) e nell'agenda della politica torna in primo piano l'ingorgo costituzionale.
Il nocciolo della devolution hard consiste nel tratto di penna che elimina "ciascuna regione può attivare con propria legge la propria competenza". La stesura licenziata dal consiglio dei ministri non lascia margini di manovra nè spazio ai dubbi: "Le regioni attivano la competenza". Prima suonava come una concessione, adesso è diventata un potere. Nel mirino, le fondamenta dello stato sociale e insieme l'ordine pubblico: scuola, sanità, sicurezza diventeranno appunto competenza delle regioni. Abdicherà anche il presidente Ciampi al momento di firmare una simile legge della repubblica berlusconiana e leghista?
La svolta matura dopo lo scontro all'interno della conferenza unificata: i presidenti delle regioni vanno, infatti, allo scontro frontale. Quelli eletti da Forza Italia, An e Biancofiore all'assalto compatti sotto la bandiera della devolution leghista. Quelli dell'Ulivo sono ridotti nel fortino del federalismo confermato dal referendum. I numeri sono impietosi, quanto scontati. Finisce 9-6. Vince la Casa delle libertà. Scatta il semaforo verde. Bossi corre a palazzo Chigi con le modifiche "condivise" dalle regioni.
Dal punto di vista istituzionale, la spaccatura anticipa quella che si profila per i diritti ed i poteri futuri. La sovranità passerà di mano, salute ed istruzione non saranno più solo quelle definite dalla Carta del 1948. E lo stato non avrà più il monopolio esclusivo e legittimo sulla sicurezza. Dal federalismo padano alla devolution ministeriale: Bossi non ha cambiato obiettivo. La secessione da Roma ha ceduto il passo alla dissoluzione dello stato-nazione.
E forse non per caso anche la Valle d'Aosta (simbolo di un autonomismo regionale consolidato) ha preferito le ragioni dell'Ulivo, schierandosi con Emilia, Umbria, Marche, Toscana e Campania. Sono le regioni che hanno bollato la devolution come "sbagliata, inutile e pericolosa". Vasco Errani, Maria Rita Lorenzetti, Vito D'Ambrosio, Claudio Martini e Antonio Bassolino hanno sottoscritto una dichiarazione comune, che boccia senza appello il ministro Bossi: "Non istituisce nessuna Camera delle Regioni, necessaria per completare una vera riforma delle istituzioni, è certamente fonte di confusione e contenzioso istituzionale per la genericità con cui tratta temi delicatissimi quali sanità, scuola e polizia locale e non dà in realtà più poteri e responsabilità ma solamente la possibilità di creare più differenze e divisioni fra le regioni e i cittadini". La conclusione è un vero grido d'allarme: "Così si mettono in discussione diritti sociali essenziali uguali per tutti i cittadini e i fondamenti unitari del paese".
Sull'altro fronte, esulta il forzista Giancarlo Galan: "Il documento delle regioni di centro destra è una sostanziale approvazione della devolution, con una richiesta di andare oltre tramite ulteriori disegni di legge costituzionale per raggiungere tre obiettivi: il riequilibrio della composizione della Corte costituzionale con giudici di nomina regionale; l'istituzione della Camera delle regioni; la creazione di un sistema tributario basato in modo sostanziale sul federalismo fiscale".
Con un simile viatico, Bossi "corregge" il disegno di legge. Nell'anticamera del consiglio dei ministri, trova anche modo di spiegarsi con ilcollega Carlo Giovanardi. Animata la discussione sulle espulsione degli immigrati tanto che Bossi avrebbe commentato: "Mi hai turlupinato. Con questi cattolici basta voltarsi un attimo che ti infilano...".
Infine Mauro Marino della Margherita, segnala il prossimo ingorgo istituzionale nell'intreccio fra la riforma federale (in vigore) e la devolution: "Si divide il paese, creando un ordine gerarchico paranoico fra i diversi livelli di governo che finora avevano pari dignità con lo stato".


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