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Manifesto-L'ira dei sindacati: "Contro l'inganno pronti allo sciopero"

L'ira dei sindacati: "Contro l'inganno pronti allo sciopero" Dopo il discorso del premier in televisione, Cgil, Cisl e Uil potrebbero indire già oggi la mobilitazione generale. Ieri a palazzo Chigi...

30/09/2003
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il manifesto

L'ira dei sindacati: "Contro l'inganno pronti allo sciopero"
Dopo il discorso del premier in televisione, Cgil, Cisl e Uil potrebbero indire già oggi la mobilitazione generale. Ieri a palazzo Chigi avevano respinto "nel merito e nel metodo" la proposta del governo sulle pensioni e criticato pesantemente la finanziaria. L'appello al "popolo" di Berlusconi e le sue bugie hanno accelerato la decisione
CARLA CASALINI
Solo una "grave e urgente necessità pubblica" consente un messaggio a reti unificate del presidente del consiglio. Berlusconi ieri in prima serata ha usato la Rai per parlare direttamente agli italiani - "amiche e amici..." - ma non del black out, come sarebbe stato semmai doveroso ancorché tardivo, bensì di un unico punto della manovra del governo che gli sta particolarmente a cuore: la "saggia, coraggiosa riforma" delle pensioni che vuole far passare nonostante l'opposizione generale dei sindacati, scavalcando la discussione che ha aperto formalmente con loro a palazzo Chigi con un appello diretto al "popolo". Certo, non di urgenza "pubblica" si può parlare, ma pur tuttavia di "urgenza" si tratta: personale, di parte, tesa a parare con un abuso di potere il colpo di un conflitto sociale che sta per esplodere, che il premier occulta - rispetto al merito e ai soggetti - nel mielato paternalistico messaggio in tv. Tranne per la velata allusione a chi la sua riforma osteggia, nella figura di "coloro che ci ingannano, e non fanno un buon servizio agli italiani".

I tre segretari di Cgil, Cisl, Uil hanno reagito immediatamente, facendo luce sull'oscuro avvertimento di Berlusconi che li chiamava in causa: il suo discorso non l'hanno gradito, soprattutto per "il metodo singolare" adottato "per accreditare la necessità degli interventi", dei tagli sulle pensioni, dicendo cose "non vere". A giro di telefono Epifani, Pezzotta, Angeletti, avrebbero deciso di accelerare i tempi delle iniziative di lotta: la decisione, già prevista in un incontro fissato a sabato prossimo, potrebbe essere presa già oggi.

Lontano dalle telecamere e dal popolo, ieri pomeriggio il Cavaliere aveva usato ben altre parole per giustificare l'intervento sulle pensioni ai sindacati: "interventi dolorosi ma necessari" perché bisogna presentarsi "in Europa", schivando il rischio di un "abbassamento del rating sul debito pubblico" e evitando una bocciatura per i troppi provvedimenti una tantum contenuti nella finanziaria - circa 11 mlliardi sui 16mila complessivi, difficili da far digerira dopo che già l'anno scorso l'Italia era stata ammonita a non manipolare i conti con misure tampone.

Insomma, le carte in tavola scoperte, ma il ministro Tremonti pare non abbia gradito tanta brutalità e alcune fonti riferiscono che si è intromesso con la giaculatoria "la riforma va fatta comunque"; bloccato a sua volta da Epifani: che non interrompesse visto che il premier "per una volta" stava "dicendo la verità fino in fondo".

La "verità" rivelava la non necessità del taglio delle pensioni - i conti della previdenza sono in ordine, aveva confermato uno studio dello stesso governo solo un anno fa. Nel merito, usciva vincente la "proposta Tremonti": cancellazione totale delle pensioni d'anzianità nel 2008, anno in cui ci vorranno 40 anni di contributi versati per poter ritirarsi dal lavoro, oppure 65 anni d'età per gli uomin, 60 per le donne. Nessuna differenza tra chi ha accumulato quei versamenti finché vigeva il più solidale sistema restributivo, e chi aveva invece meno di 18 anni di versamenti nel `96, appena varata la "riforma Dini". Per i più giovani, per molte donne, per chi comunque si trova a prestare lavori "poveri", intermittenti, quanti anni ci vorranno per riuscire ad avere una pensione, per di più bassa - per molti che entrano oggi al lavoro, per altro, tenderà semplicemente a svanire.

Certo, al posto delle garanzie pubbliche ci si può sempre fare una pensione privata: per chi ha accantonato il salario indiretto della liquidazione c'è l'obbligo - secondo il governo - di trasferire questo risparmio nei Fondi pensione, in capitale di rischio; per i nuovi assunti è previsto addirittura un taglio dei contributi pagati dalle aziende.

Cgil, Cisl, Uil, avevano già bocciato questi due punti contenuti nell'originaria legge delega del sulla previdenza, e poi respinto le ultime aggiunte di Tremonti sull'eta pensionabile. Ieri, nell'incontro a palazzo Chigi con Berlusconi, Fini e i ministri Tremonti e Maroni, i tre segretari generali si sono visti riscaldare la stessa minestra e, irritati, hanno ripetuto il loro no. No "nel merito e nel metodo", perciò si passa alle lotte. Guglielmo Epifani aggiunge che i tre "tavoli" proposti da palazzo Chigi sulla previdenza, i prezzi, la competitività, sono "inutili e inefficaci". Il leader della Cisl Savino Pezzotta, furioso con il governo cui aveva concesso un credito così mal riposto, precisa che l'opposizione sarà sulle pensioni "e anche sulla finanziaria" che addirittura taglia ancora la spesa sociale. E, sarcastico sul metodo: "per questioni così cruciali ci sarebbe voluto semmai un confronto di tre mesi, non di tre giorni". Il segretario della Uil Luigi Angeletti taglia corto: una proposta "inaccettabile".

Mentre anche gli imprenditori criticano il governo, i sindacati vanno dunque allo sciopero, anzi a una sequenza di azioni di lotta, altro che un'unica spallata che aveva fatto dire a Berlusconi, spavaldo: uno sciopero generale?, dai sindacati è un atto quasi dovuto, passato quello si va avanti. Il no, e la decisione del conflitto riguarda tutti i sindacati: il sindacalismo di base ha già avviato le procedure per la proclamazione dello sciopero; ma anche il sindacato di destra Ugl (An) annuncia che sabato si riunirà per dare la sua risposta di mobilitazione.

C'è chi parla di uno sciopero generale per fine ottobre, di una manifestazione nazionale a Roma ai primi di dicembre: intanto il 4 ottobre, la manifestazione dei sindacati europei a Roma contro la Carta dell'Unione stilata dagli uomini di Giscard D'Estaing, "si caricherà, inevitabilemten, anche di questa realtà italiana".


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