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Manifesto-Il pubblico in piazza

Il pubblico in piazza Oggi sfilano i sindacati di base del pubblico impiego. Protagonista il mondo della scuola CINZIA GUBBINI - ROMA Si rincorrono i numeri sullo sciopero del pubblico impiego e...

15/02/2002
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il manifesto

Il pubblico in piazza
Oggi sfilano i sindacati di base del pubblico impiego. Protagonista il mondo della scuola CINZIA GUBBINI - ROMA

Si rincorrono i numeri sullo sciopero del pubblico impiego e sulla manifestazione di oggi a Roma indetta dal sindacalismo di base. In giro si respira un clima di grande attesa e di ottimismo, soprattuto per quanto riguarda il settore della scuola. Pullman e treni speciali da nord e da sud per raggiungere alle 10 piazza Esedra, che ci si aspetta sia piena. Non solo di lavoratori del pubblico impiego, ma anche del movimento di ritorno da Porto Alegre che oggi lancia la parola d'ordine dello "sciopero generale di cittadinanza". Per non parlare del variegato arcipelago dei precari, emblema vivente della necessità di estendere le garanzie sancite dallo Statuto dei lavoratori, altro che abolizione dell'articolo 18, e che è pronto ad avviare la vertenza sul reddito sociale minimo. Ma la manifestazione è un'occasione per ridare fiato e visibilità al movimento studentesco, tanto più che il governo non smette di offrire occasioni di polemica: proprio ieri il Consiglio dei ministri ha approvato l'inserimento in ruolo degli insegnanti di religione, un altro passo nella direzione della "mutazione genetica" della scuola pubblica e l'ennesima dimostrazione della necessità di risposte forti e immediate.
Per la difesa dell'articolo 18, per la tutela del sistema previdenziale, per i salari europei, per la difesa di scuola, sanità e servizi pubblici sono tra le parole d'ordine della manifestazione, ma fortissimo sarà il richiamo contro la guerra, per il ritiro immediato del contingente italiano e alla situazione in Medioriente. "Per quanto riguarda la scuola il primo no è ovviamente alla riforma Moratti - spiega Piero Bernocchi portavoce dei Cobas scuola - che noi riteniamo sia ancora possibile fermare. Mentre ci sembra che i confederali abbiano ormai dato per scontata la sua approvazione. E ovviamente ci prepariamo alla discussione sul contratto. Chiediamo almeno 500 mila lire in più in busta paga per iniziare a equiparare gli stipendi a quelli europei". L'intesa del 4 febbraio firmata dai confederali e che ha portato alla revoca dello sciopero non convince i Cobas neanche un po': "Gli aumenti coprono a malapena l'inflazione, e perdipiù non è stato chiarito come verranno distribuiti i soldi dell'"incentivo salariale" che sono stati capaci di ritirare fuori". E poi i tagli delle cattedre (solo la finanziaria ne prevede 35 mila in tre anni) e la battaglia contro l'"aziendalizzazione". Oggi, tra l'altro, è il primo appuntamento di piazza dopo l'approvazione in consiglio dei ministri della legge delega sulla riforma scolastica.
Su questo punto si stanno riorganizzando un po' in tutt'Italia gli studenti che hanno fatto tremare la lady di ferro a dicembre. A Roma ci saranno gli autorganizzati, la rete di Studenti in movimento e la Rete studenti medi e universitari della capitale, molto vicina al movimento dei disobbedienti (che sfileranno con le pentole in mano, in solidarietà con gli argentini): "Il ruolo dello studente ormai è ibrido - spiega Francesco di Sapienza Pirata - siamo anche lavoratori precari intermittenti o ricercatori inidrizzati alla produzione e al mercato". Persino l'Unione degli studenti, l'organizzazione studentesca della Cgil, oggi è in mobilitazione: "Con inziative in tutt'Italia - spiega Claudia - per rilanciare le autogestioni nelle scuole, che sono già partite in alcune città, e le occupazioni. Lo sciopero di oggi supera gli aspetti contrattuali, soprattutto dopo la delega sulla riforma chiesta dal governo".
Inutile dire che la manifestazione di Roma, aldilà delle sigle sindacali che l'hanno indetta, raccoglierà lo sdegno che ormai attraversa da mesi il corpo docente. Nelle scuole è diffusissima l'opposizione alla riforma Moratti e c'è soprattutto la voglia di "agire", che non si può dire sia la caratteristica principale degli insegnanti. C'è chi se n'è accorto dentro la Cgil e non ha mancato di "disobbedire" come sette componenti del direttivo di Milano che hanno invitato allo sciopero: "In realtà siamo un coordinamento di scuole che raccoglie diverse sigle sindacali - spiega Michele Corsi, uno dei sette - e ci siamo resi conto che la gente è rimasta spiazzata di fornte alla revoca. La voglia di protestare è fortissima, anche più di quando si scese in piazza contro il "concorsone" di Berlinguer". E c'è da dire che decine di delegati delle Rsu, anche di Cisl e Uil, hanno seguito il loro esempio. Ma le inziative di questo tipo rimangono "personali", tant'è che l'area di "Cambiare rotta" della Cgil ha invece scelto di non invitare allo sciopero: "Anche se ci auguriamo che sia visibile e riuscito", precisa Beniamino Lami. Pieno appoggio allo sciopero, e partecipazione "attiva", anche da parte di Rifondazione.
E se l'astensione dal lavoro oggi toccherà punte altissime sarà anche merito di Snals e Gilda. I delegati dello Snals si ritroveranno stamattina davanti a Montecitorio, mentre la Gilda ha indetto due manifestazioni a Bari e a Bologna. Diversa, rispetto ai Cobas, la piattaforma nonstante anche i due sindacati, spesso in linea con l' esecutivo, storcano il naso di fronte alla rifroma. Ma non fa certo piacere sapere che gli insegnanti della Gilda scioperareranno anche per chiedere la separazione dei contratti Ata dai contratti dei docenti.


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