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Manifesto-Dpef: prepariamoci allo shock pensioni

Dpef: prepariamoci allo shock pensioni PAOLO ANDRUCCIOLI Pensioni. Ai blocchi di partenza. Nel Dpef e nelle dichiarazioni ufficiali il governo si guarda bene dal lanciare un allarme del tipo: stiam...

11/07/2002
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il manifesto

Dpef: prepariamoci allo shock pensioni
PAOLO ANDRUCCIOLI
Pensioni. Ai blocchi di partenza. Nel Dpef e nelle dichiarazioni ufficiali il governo si guarda bene dal lanciare un allarme del tipo: stiamo per intervenire sulle vostre pensioni. Ma ci sono piccole o grandi ammissioni che ci fanno prospettare un futuro nientaffatto tranquillo sul fronte della previdenza pubblica. Cominciamo dal Dpef. Nonostante si voglia tenere basso il discorso leggendo il documento economico e finanziario del governo Berlusconi si apprende che si sta profilando "uno shock demografico senza precedenti storici". Una frase che parla da sola e che ha come conseguenza immediata la necessità di approntare una risposta di emergenza. E il governo ha già molto chiaro che cosa bisogna fare: incentivare la permanenza degli anziani al lavoro e lanciare i fondi pensione che in Italia ancora stentano a decollare nonostante tutti i tentativi fatti fin qui. Risultato finale: trasformare completamente il sistema previdenziale rovesciandolo: da un sistema pubblico che garantisce una pensione decente a chi ha lavorato, a un sistema privato basato sul risparmio, sui fondi pensione e le assicurazioni e quindi sul rischio. Ieri, parlando a Benevento, ha escluso che il governo abbia intenzione di intervenire sulle pensioni d'anzianità. E' la solita confusione da attribuire ai giornalisti, ha spiegato il ministro che vuole rassicurare tutti, cittadini e soprattutto elettori. Ma il ministro ha fatto anche un'altra mossa, questa sì molto più concreta: ha convocato per martedì prossimo, 16 luglio, tutti i sindacati al ministero del welfare. All'ordine del giorno della riunione la riforma previdenziale che si basa come è ormai noto sulla delega presentata qualche mese fa e che non era piaciuta alla Cgil, ma neppure alla Cisl e alla Uil. Da martedì si riapre dunque il discorso che magari non sarà a stretto giro, ma che comunque si avvia. La delega non prevede interventi strutturali sulle pensioni in essere, ma introduce un elemento che se si dovesse trasformare in legge destrutturerebbe tutto il sistema: la decontribuzione per i neoassunti. I sindacati, ma non solo loro, hanno detto più di una volta che con un sistema del genere si arriverebbe presto a una crisi dell'Inps e degli altri enti erogatori di pensioni. Altro che shock demografico. All'orizzonte si profila ben altro. L'obiettivo strategico del governo, sia economico che politico, è appunto quello di rovesciare il sistema, cambiargli faccia: dal pubblico al privato.

Al centro di tutto il discorso che il governo vuole tradurre in una nuova riforma dopo quelle degli anni novanta di Amato e Dini, c'è il Tfr, il trattamento di fine rapporto, ovvero le liquidazioni dei lavoratori. Nella delega previdenziale del governo è previsto un trasferimento automatico dei soldi del Tfr ai fondi pensione. Un trasferimento automatico e obbligatorio. Sarà interessante, martedì prossimo, capire i tempi dell'operazione del governo e capire che cosa faranno questa volta i sindacati. A proposito di pensioni, almeno prima del Patto per l'Italia, c'erano tra Cgil, Cisl e Uil e sindacati dei pensionati più punti di unità che di divisione. Vedremo anche la potenza delle lobby che entrano in gioco in questa partita.


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