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Manifesto-contro la guerra infinita

Contro la guerra infinita" La "conquista" di Baghdad non ferma il popolo pacifista. La manifestazione di sabato a Roma è confermata e la parola d'ordine diventa "contro la guerra infinita". Tutte l...

10/04/2003
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il manifesto

Contro la guerra infinita"
La "conquista" di Baghdad non ferma il popolo pacifista. La manifestazione di sabato a Roma è confermata e la parola d'ordine diventa "contro la guerra infinita". Tutte le componenti del movimento insistono sull'importanza di non abbassare la guardia. Ma Trenitalia rifiuta un accordo per i treni speciali
LORIS CAMPETTI
ROMA
La guerra è finita, andate in pace? Ovvero, dopo la "liberazione" di Baghdad, che senso ha continuare a manifestare contro la guerra? L'interrogativo veniva spontaneo ieri, guardando in tv la caduta della statua di Saddam Hussein. Ma via via che le ore passavano, nel pomeriggio, non solo tra i promotori del "Comitato fermiamo la guerra" ma nel popolo pacifista, cresceva la convinzione che non c'era una ragione in meno ma una in più per confermare la manifestazione, anzi le manifestazioni di sabato. E così, treni (sciopero dei capistazione e boicottaggio di Trenitalia permettendo) e pullman sono stati confermati e la domanda di partecipazione da tutta la penisola è aumentata. La verità, ci spiega il responsabile della Cgil nel Comitato, Gianfranco Benzi, è che la guerra non è finita, "e sai perché? Perché quella scatenata dalla superpotenza americana è una guerra infinita. L'hanno confermato gli stessi belligeranti, Bush e Blair. Ma se la guerra continua, perché la presa di Baghdad non coincide certo con la pacificazione dell'Iraq, perché in Palestina la guerra dei forti contro i deboli non s'è mai fermata, perché poi ci spiegheranno che è giunta l'ora di presentare il conto a tutto l'elenco dei paesi canaglia stilato dall'amministrazione di Washington, a partire da Siria e Iran. E' contro questa spirale mortifera che è necessario non ridurre, ma aumentare la mobilitazione pacifista in tutto il mondo. Noi crediamo - continua Benzi - che dopo lo scippo di Bush e Blair che hanno stracciato il diritto internazionale e il ruolo delle Nazioni unite, sia compito del movimento rimettere al centro proprio il diritto e gli organismi internazionali, vogliamo dire la nostra e continuare a batterci per rompere un meccanismo perverso che vede nella guerra l'unico strumento della politica". E poi c'è il problema dei profughi di guerra, dei disastri sociali prodotti dai bombardamenti anglo-americani, degli aiuti umanitari che per il movimento rappresentano un momento centrale, non un'occasione di business.

Dunque, "fuori la guerra dalla storia" e "cessate il fuoco" sono parole d'ordine che conservano tutta la loro attualità. "Avevamo già discusso nei giorni scorsi il che fare, nel caso in cui il regime di Saddam fosse crollato prima di sabato - dice Flavio Lotti, della Tavola della pace - e nessuno ha avuto dubbi: la manifestazione mantiene tutte le sue motivazioni. Non si può cedere alla logica della guerra accettando la legge del più forte. L'ordine mondiale che l'Amministrazione Bush vuole imporci con la guerra infinita non è il nostro ordine. Anzi, per noi un obiettivo inderogabile è la costruzione di un'Europa di pace non subalterna alla politica di Washington ma capace di riscoprire i suoi valori culturali".

L'ordine contro cui si manifesta sabato 12, per il disobbediente Luca Casarini, è "la guerra totale permanente" dell'America di Bush che prosegue senza un giorno di tregua, in Iraq, con gli 8 morti di ieri a Gaza e con gli 11 morti, sempre di ieri, in Afghanistan. Il nuovo ordine mondiale, continua Casarini, è basato sulla forza, perciò il movimento deve "tenere, reggere all'impatto psicologico delle bandiere a stelle e strisce che sventolano sui palazzi "liberati" in un miscuglio di Hollywood e morte". Se anche, come sembra, la trattativa con Trenitalia dovesse naufragare, se "il boicottaggio di chi non si fa problemi a trasportare sulle linee ferroviarie i carri armati americani ma non è disposto a ridurre il prezzo per trasportare a Roma i pacifisti e a far circolare treni speciali, a Roma arriveremo comunque, con i treni di linea e i biglietti autoridotti".

Se la guerra continua, il movimento non può fermarsi e non si ferma. Oltre al Comitato "Fermiamo la guerra", da settimane si muovono nelle città gruppi, comitati locali e associazioni. L'appuntamento centrale di Roma non cancella, per esempio, la protesta bresciana contro la sagra delle armi di sabato, o l'appuntamento promosso a Potenza dal vescovo, o la manifestazione regionale in Friuli. Tutti segnali di un radicamento forte dell'opposizione sociale alla guerra infinita di Bush e Blair. Flavio Lotti, così come tutte le anime del movimento non danno per conclusa l'avventura irachena. La prima rivendicazione è quella all'autodeterminazione e all'autogoverno del popolo iracheno. L'opposto di quel che intendono fare "i vincitori": "Mettere un generale filoisraeliano e un truffatore al governo di Baghdad. Noi non ci arrendiamo alla guerra - dice Alessandra Mecozzi, responsabile dell'internazionale nella Fiom - e riteniamo che la mobilitazione debba crescere, rafforzarsi per affrontare una fase nuova. Cito solo due esempi per noi centrali: il nesso tra guerra e liberismo e la riconversione civile".

A fine serata è arrivata la conferma della rottura con Trenitalia e la decisione del Comitato di chiamare in causa il ministro dell'interno: il boicottaggio di fatto della manifestazione pacifista da parte di chi invece non esita a militarizzare le linee civili può oggettivamente creare problemi di ordine pubblico.


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