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Manifesto-Buoni scuola, il ponte batte il referendum

Buoni scuola, il ponte batte il referendum Solo il 25 per cento al voto in Liguria. Vincono i sì, ma senza il quorum AUGUSTO BOSCHI GENOVA Il giorno dopo il fallimento del referendum nessuno, a...

29/04/2003
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il manifesto

Buoni scuola, il ponte batte il referendum
Solo il 25 per cento al voto in Liguria. Vincono i sì, ma senza il quorum
AUGUSTO BOSCHI
GENOVA
Il giorno dopo il fallimento del referendum nessuno, a sinistra, cerca di nascondere la pesante sconfitta. Mentre centrodestra ligure e curia genovese gongolano per il risultato e cercano di ricavarne il massimo risultato in termini politici, gli sconfitti si interrogano sul perché su un tema importante e caldo come quello della scuola la Liguria abbia mostrato un'indifferenza di proporzioni impreviste. Le cifre parlano da sole: a votare sono andati 345.776 liguri su 1.413.029, meno del 25 per cento (il 24,47 per cento, per la precisione). "Hanno contribuito fattori diversi - dice Anna Giacobbe, segretaria generale della Cgil Liguria - la data scelta ad arte nel mezzo dei ponti di primavera; la scelta della Regione di limitare il più possibile l'informazione; il fatto che un referendum solo regionale non abbia potuto contare sulla maggiore forza e pervasività dei media nazionali; la campagna per l'astensionismo che il centrodestra ha sostenuto e non ultima la scelta del vescovo di Genova che ha realizzato, nella propaganda per l'astensione, il punto di maggior impegno e visibilità da quando è arrivato nella nostra città". "Difficilmente sarebbe stato possibile andare oltre un dato superiore", commenta Paolo Arado, della segreteria nazionale dei Cobas, secondo cui la data scelta per la consultazione è stato solo uno dei motivi del forte astensionismo: più grave la poca informazione fatta e lo scarso impegno di alcuni compagni di strada, Ds in testa: "C'è stata scarsa informazione sui giornali - denuncia Arado - e le stesse forze all'interno del Comitato per il Sì avevano già pronta una legge sul diritto allo studio. C'era poca convinzione, insomma. Basti un raffronto: alle ultime comunali il centrosinistra con Rifondazione ha ottenuto ben più del 40 per cento dei voti". Tutti sono d'accorso con la necessità di buttarsi alle spalle la sconfitta e di ripartire da quei 345 mila liguri che si sono recati ai seggi per continuare a battersi contro una legge ingiusta e smaccatamente a favore delle scuole private: "Il referendum ha sicuramente rimesso in agenda la questione scuola - dice Massimiliano Morettini, presidente dell'Arci Liguria - e questo è un risultato importante, coi tempi che corrono; 350 mila persone si sono espresse e quasi tutte hanno chiesto la cancellazione dei buoni scuola. Ed è chiaro al di là dei bizantinismi e delle furbizie politiche che gli oltre 320 mila "sì" non sono paragonabili ai non voti di chi non si è recato alle urne".

Di tutt'altro parere, ovviamente, il centro destra. Dal palazzo faraonico con vista sul "fontanone" di piazza De Ferrari che ha voluto come sede della Regione Liguria e del suo ufficio (ma ne mantiene uno anche nel vecchio palazzo di via Fieschi), il governatore della Liguria Sandro Biasotti parla senza mezzi termini di una "vittoria politica", spalleggiato dal suo vice, Gianni Plinio di An, che arriva a fare un appello ai liguri perché facciano causa a chi ha indetto il referendum chiedendo il risarcimento dei 13 miliardi di vecchie lire spesi per la consultazione. "Non è certo una vittoria del centro destra" replica il segretario regionale dei Ds Mario Margini, al quale fa eco Arado per cui si tratta di una sconfitta su un tema preciso che "non può essere considerato un test politico a favore della destra". E' di certo una vittoria delle scuole private, tra le quali quelle di ispirazione cattolica costituiscono una parte non indifferente. Il che spiega la discesa in campo del vescovo di Genova Tarcisio Bertone che, a risultati acquisiti, non nasconde la sua soddisfazione: "sono soddisfatto perché non andando a votare i cittadini hanno confermato l'inutilità e l'irrazionalità di questo referendum", commenta il vescovo. E a chi gli chiede che indicazioni darà ai cattolici genovesi quando si dovrà votare per l'articolo 18, Bertone risponde che la curia genovese non darà indicazioni ai fedeli.


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