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Manifesto-Aule chiuse per i precari

Aule chiuse per i precari Il governo opta per il silenzio. Ma gli insegnanti promettono ancora battaglia Prof vigilessa Si chiama Arianna, è laureata, ha vinto due concorsi da insegnante. Per lei...

01/08/2003
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il manifesto

Aule chiuse per i precari
Il governo opta per il silenzio. Ma gli insegnanti promettono ancora battaglia
Prof vigilessa Si chiama Arianna, è laureata, ha vinto due concorsi da insegnante. Per lei nessuna cattedra. Ora dirige il traffico
CINZIA GUBBINI
ROMA
Non ci sarà nessun decreto legge a favore dei precari della scuola. Da ieri la cosa è chiara: il responsabile del settore scuola dell'Udc, Beniamino Brocca, ha incontrato una delegazione del movimento dei precari che da due giorni presidia il parlamento. Tocca ad Aureliana, insegnante di Roma e tra i referenti del "Movimento interregionale insegnanti precari" (Miip), dare la cattiva notizia. Imbraccia il megafono e dice: "Brocca è stato chiaro: il decreto legge non si farà". E' il ministro Moratti a non volere un provvedimento immediatamente operativo che possa tutelare la posizione di chi ha superato i concorsi pubblici. Sa che sarebbe bocciato dalla sua stessa maggioranza, e oltretutto non pare interessata a porre un rimedio all'immenso caravenserraglio provocato da lei stessa, quando decise di unificare le fasce che tenevano ben separati i cosiddetti "precari storici" e i "sissini", i docenti, cioè, passati attraverso le scuole universitarie di specializzazione. Cala un velo di tristezza sulle facce dei prof, qualcuno scoppia addirittura a piangere: si intrecciano le storie di chi ha i figli da mantenere, di chi vede sfumare il lavoro di una vita, l'investimento fatto sul lavoro dell'insegnamento. Ad un certo punto scende a parlare con loro anche il ministro Buttiglione, dice agli insegnanti che devono capire chi sono "gli alleati e chi i nemici", che lui sta lottando "anche contro la stessa maggioranza". Secondo lui, la soluzione potrebbe essere un disegno di legge. Scoppia la rabbia: "Se non fate qualcosa subito, noi siamo fuori". E Buttiglione: "Se la vostra intenzione è fare cagnara, me ne vado". E gira i tacchi. Nel pomeriggio chiederà a Moratti e Tremonti, in nome "della libertà della scuola", l'immediata approvazione dei bonus a favore delle private.

Sono 150 mila gli insegnanti che vivono da anni nel precariato. A oggi l'unico modo di lavorare nella scuola, visto che da tre anni sono bloccate le immissioni in ruolo. L'ultima beffa è la decisione di applicare immediatamente al sentenza del Tar del 14 luglio, rifare in fretta e furia le graduatorie decurtando i 18 punti assegnati ai "precari storici" per tentare di riequilibrare la situazione. E, dulcis in fundo, pubblicare le nuove graduatorie solo su internet. Per accedervi occorre introdurre un codice e non è possibile vederle per intero. Facile eliminare il problema dei ricorsi, no? La catena di follie che punteggia questa storia è lunga e porta dritto dritto all'eliminazione per ingestibilità manifesta delle graduatorie pubbliche e l'adozione di un modello più "efficace": la chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici. Gli insegnanti lo sanno. Per i prossimi giorni si annunciano azioni e manifestazioni.

Ma chi sono questi docenti che ora dicono: "Stanno cancellando un'intera generazione dalla scuola"? Le storie sono tante e molto diverse tra loro. Tra le tante scegliamo quella di Arianna, della provincia di Siena. Anche lei, ieri, era sotto il parlamento a protestare.

La sua vicenda è emblematica: ha vinto il concorso ordinario, ha vinto il concorso per i riservisti, si è laureata nel `92 con 110 e lode e ha concluso un dottorato di ricerca in linguistica italiana. Ha lavorato per 11 anni nella scuola. "Attualmente il mio lavoro è vigilessa", spiega, e non può non scapparle da ridire. Questa volenterosa ragazza di 35 anni, infatti, ha trovato anche il tempo di vincere un concorso per vigili, ma il suo incarico è soltanto stagionale. Per ironia della sorte presta spesso servizio di fronte alle scuole: "Faccio attraversare la strada ai figlioli". Per la classe di latino e greco erano a disposizione due posti, a Siena: "Sono stati presi da due della Ssiss, che con i trenta punti regalati dal governo arrivano tranquillamente a 66, mentre io ne ho, nonostante tutto, solo 52". Ma non finisce qui, perché anche Arianna si è iscritta alle Ssiss. La sua testimonianza, come quella di molti altri, parla di corsi "all'acqua di rose" e poco selettivi. Non vogliono, tuttavia, ridurre tutto alla ormai famosa "guerra fra poveri". "C'è piuttosto da sperare - dice Alessandro, anche lui in attesa di una cattedra - che da questa storia nasca un movimento che rimetta al centro la qualità della scuola, che non può essere ridotta a una questione di punteggi".

E' invece un procedere "spregiudicato", come lo chiama il sindacalista della Cgil Luciano Lijoi, quello della maggioranza, che semplicemente se ne frega dell'enorme incertezza in cui sono precipitati i docenti precari. Lo Snals ha proclamato ieri lo stato di agitazione. Protestano anche i senatori dell'opposizione e promettono un autunno caldo. Ma non occorrerà aspettare settembre per rivedere in piazza la protesta degli insegnanti.


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