Manifesti: Scuole e università in «sconcerto», novanta cortei
Il decreto Gelmini passerà al Senato, ma gli studenti non demordono, anzi «è solo l'inizio».
Andrea Gangemi
ROMA
Il decreto Gelmini passerà al Senato, ma gli studenti non demordono, anzi «è solo l'inizio». È con questo slogan-omaggio al '68 che sfilano oggi i cortei promossi dall'Unione degli studenti (Uds) per gridare il ritiro del dl 137 approvato ieri dalla Camera, e la conta delle città che hanno aderito è salita in pochi giorni a quota novanta. «Dopo il ricorso al decreto, quello alla fiducia», denuncia Valentina Giorda dell'Uds: e per esprimere lo «sconcerto» degli studenti contro questo «secondo atto antidemocratico del governo», e suonarle alla ministra, tutti sono stati invitati a portare «chitarre, tamburi, fischietti, pentole e cucchiai».
Il corteo romano raggiungerà la sede del ministero dell'Istruzione, dove una delegazione chiederà di essere ricevuta da Gelmini, «cosa che finora - osserva ancora Valentina - non si è degnata di fare».
E a marciare insieme agli studenti medi ci sono oggi anche gli universitari. In Toscana, dove sono stati occupati negli ultimi giorni il polo scientifico di Sesto fiorentino e la facoltà di Agraria a Firenze, il clima è già caldo, e secondo gli organizzatori «la manifestazione fiorentina di oggi avrà un carattere specialmente unitario». Il loro bersaglio è la legge 133/08, in particolare gli articoli 16 e 66, di cui l'Unione degli universitari, che si unisce ai cortei dell'Uds, chiede «l'immediata abrogazione». «Sarà possibile assumere solo un professore ogni cinque che vanno in pensione e quindi - spiega l'Udu - si costringono gli atenei a introdurre il numero chiuso in maniera capillare, sia all'accesso alle lauree triennali che a quello alle magistrali». Con gli stessi articoli - aggiunge l'Udu - «si introducono massicci tagli ai finanziamenti per gli atenei (quasi un miliardo e mezzo di euro in meno in cinque anni), che saranno costretti ad aumentare le tasse in modo incontrollabile e a ridurre i servizi». E ancora, «si fornisce alle Università pubbliche la facoltà di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato, ma di fatto, con i tagli, le si costringe a farlo».
E non demorde nemmeno il fronte della scuola elementare. Il coordinamento romano «Non rubateci il futuro», che dagli inizi di settembre si batte a livello territoriale contro maestro unico e riduzione del tempo pieno, si dice soddisfatto per lo sciopero generale del 30 ottobre organizzato dai sindacati. «È un annuncio atteso che, seppur tardivo, dà forza e sostegno al movimento anti decreto legge 137. È dall'inizio di settembre - spiega il coordinamento in una nota - che auspicavamo una decisione unitaria dei sindacati, che avremmo preferito più tempestiva giacché al 30 ottobre il dl sarà già stato convertito in legge. Ma va bene così, la mobilitazione - continua il comunicato - non si fermerà dopo l'approvazione, anzi ripartirà più forte e diffusa».