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Manifesti: Scuole e università in «sconcerto», novanta cortei

Il decreto Gelmini passerà al Senato, ma gli studenti non demordono, anzi «è solo l'inizio».

10/10/2008
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il manifesto

Andrea Gangemi

ROMA

Il decreto Gelmini passerà al Senato, ma gli studenti non demordono, anzi «è solo l'inizio». È con questo slogan-omaggio al '68 che sfilano oggi i cortei promossi dall'Unione degli studenti (Uds) per gridare il ritiro del dl 137 approvato ieri dalla Camera, e la conta delle città che hanno aderito è salita in pochi giorni a quota novanta. «Dopo il ricorso al decreto, quello alla fiducia», denuncia Valentina Giorda dell'Uds: e per esprimere lo «sconcerto» degli studenti contro questo «secondo atto antidemocratico del governo», e suonarle alla ministra, tutti sono stati invitati a portare «chitarre, tamburi, fischietti, pentole e cucchiai».

Il corteo romano raggiungerà la sede del ministero dell'Istruzione, dove una delegazione chiederà di essere ricevuta da Gelmini, «cosa che finora - osserva ancora Valentina - non si è degnata di fare».

E a marciare insieme agli studenti medi ci sono oggi anche gli universitari. In Toscana, dove sono stati occupati negli ultimi giorni il polo scientifico di Sesto fiorentino e la facoltà di Agraria a Firenze, il clima è già caldo, e secondo gli organizzatori «la manifestazione fiorentina di oggi avrà un carattere specialmente unitario». Il loro bersaglio è la legge 133/08, in particolare gli articoli 16 e 66, di cui l'Unione degli universitari, che si unisce ai cortei dell'Uds, chiede «l'immediata abrogazione». «Sarà possibile assumere solo un professore ogni cinque che vanno in pensione e quindi - spiega l'Udu - si costringono gli atenei a introdurre il numero chiuso in maniera capillare, sia all'accesso alle lauree triennali che a quello alle magistrali». Con gli stessi articoli - aggiunge l'Udu - «si introducono massicci tagli ai finanziamenti per gli atenei (quasi un miliardo e mezzo di euro in meno in cinque anni), che saranno costretti ad aumentare le tasse in modo incontrollabile e a ridurre i servizi». E ancora, «si fornisce alle Università pubbliche la facoltà di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato, ma di fatto, con i tagli, le si costringe a farlo».

E non demorde nemmeno il fronte della scuola elementare. Il coordinamento romano «Non rubateci il futuro», che dagli inizi di settembre si batte a livello territoriale contro maestro unico e riduzione del tempo pieno, si dice soddisfatto per lo sciopero generale del 30 ottobre organizzato dai sindacati. «È un annuncio atteso che, seppur tardivo, dà forza e sostegno al movimento anti decreto legge 137. È dall'inizio di settembre - spiega il coordinamento in una nota - che auspicavamo una decisione unitaria dei sindacati, che avremmo preferito più tempestiva giacché al 30 ottobre il dl sarà già stato convertito in legge. Ma va bene così, la mobilitazione - continua il comunicato - non si fermerà dopo l'approvazione, anzi ripartirà più forte e diffusa».


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