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Ma non diventi un esamino o ci rimetteranno i più bravi

Anna Maria Ajello, presidente dell'Invalsi

17/06/2020
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Il Messaggero

La maturità nell'anno del Covid rischia di passare alla storia come un esamino, facile e per tutti. E Anna Maria Ajello, presidente dell'Invalsi, lo ammette: «Purtroppo esiste una percezione diffusa su questo esame di Stato, che lo rappresenta come un esame semplice. Nell'immaginario collettivo l'esame di Stato del 2020 viene banalizzato, come se fosse stato rivisto con una formulazione più semplice per aiutare i ragazzi. E a rimetterci sono proprio gli studenti più bravi, quelli che vogliono dimostrare di sapere e di essersi impegnati durante il percorso scolastico. Quelli che vogliono che il loro merito venga riconosciuto».
Non riusciranno a dimostrare la loro preparazione?
«Sarebbe un peccato che passasse l'idea dell'esame facile, in cui andranno tutti bene. Voglio ricordare che il 60% del voto finale si baserà sulla carriera dello studente che può pesare fino a un punteggio di 60/100. Il restante 40% viene dal colloquio».
Ma l'esame sarà davvero facilitato?
«Di sicuro la riformulazione di questa maturità nasce dall'esigenza di far fronte ad un'emergenza sanitaria. Quindi non è un esame riformato a tavolino ma un esame che risponde alla grave difficoltà di questo momento storico. Una volta si sentiva dire quello si è diplomato durante la guerra. Sotto i bombardamenti le lezioni e gli esami erano diversi. In questo caso si rischia di far passare l'anno scolastico come l'annata uscita storta».
La prova orale avrà delle inevitabili carenze valutative?
«Non è detto. Teniamo presente che le selezioni nel mondo del lavoro si svolgono in questo modo: con un colloquio, appunto. Quindi potrebbe funzionare benissimo anche per valutare la preparazione degli studenti dell'ultimo anno. Un colloquio di un'ora ha una durata sufficiente per la valutazione, bisogna saperlo fare e andare a toccare gli argomenti utili a questo scopo».
Si riusciranno ad approfondire le conoscenze dello studente?
«Gli studenti hanno dovuto studiare da casa, con le difficoltà che sappiamo. È probabile che non abbiano approfondito tutto e che, quindi, anche l'esposizione in sede di esame sarà più generale. Ma consideriamo anche che i docenti sono tutti interni, conoscono il percorso dei loro ragazzi e sanno come valutarli. Sanno come e quanto hanno potuto studiare durante la quarantena. I criteri di valutazione saranno simili a quelli degli anni passati e andranno inseriti nei loro contesti».
Da esperta di valutazione, che consigli darebbe ad un maturando?
«La parola d'ordine è autenticità. Non si deve mai barare durante un esame, non bisogna cercare di ingannare la commissione che si ha di fronte. Essere se stessi ripaga sempre».
Quindi di fronte ad una domanda di cui non si conosce la risposta meglio dire non lo so?
«Si può rispondere ma se il docente poi ferma l'esposizione è meglio bloccarsi. Andare avanti, insistendo sulla stessa tesi, potrebbe infastidire la commissione. Questo vale per tutti gli esami, anche all'università. Un atteggiamento basato sulla correttezza in sede di esame conta all'università ma anche nel mondo del lavoro. Nei colloqui, a cui questi ragazzi della maturità si sottoporranno in futuro, è sempre meglio ammettere che non si sa rispondere. Per poi andare avanti con il colloquio».
Come ci si presenta all'esame?
«È opportuno andare vestiti in maniera sobria. Né troppo eleganti né trasandati. Non serve a niente presentarsi in tailluer, ovviamente, visto che i docenti conoscono i ragazzi e sanno bene che quell'abito è fuori luogo. Vestiti in maniera normale. Autentica». 
L. Loi.


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