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Ma è giusto punire le classi dove ci sono più studenti bravi?

Elena Ugolini

02/09/2013
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Corriere della sera

L e polemiche sorte dopo la pubblicazione sul sito del Ministero dei bonus per le ammissioni alle facoltà a numero chiuso, fa capire perché in questi anni molte università abbiano deciso di introdurre i test d'ingresso. Nel nostro Paese i voti dell'esame di Stato al termine delle scuole superiori non sono comparabili perché ognuna delle 12.144 commissioni usa criteri diversi. Esiste una grande varianza di risultati tra Nord Sud e ci sono differenze anche all'interno delle stesse scuole.
La mappa dei risultati pubblicata due giorni fa ricalca quella delle indagini Invalsi e Pisa, anche se disegna un'Italia capovolta: i voti piu alti sono al Sud e i voti più bassi sono al Nord. A chi credere? Il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza ha cercato, in extremis, di stabilire un criterio per non favorire gli studenti che frequentano scuole di «manica larga», e per evitare l'ingiustizia derivata da una situazione in cui si usano 12.144 parametri diversi. Ma, in presenza del valore legale del titolo di studio, è molto difficile giustificare il fatto che con lo stesso voto, ad esempio 90, si possa prendere il bonus oppure no. Siamo davanti all'assurdo di studenti eccellenti che si trovano penalizzati perché vengono da classi molto buone dove la percentuale di ragazzi bravi era «troppo» alta!
Penso sia arrivato il momento di ripensare a come è costruito l'esame di maturità. Non possiamo continuare ad essere schizofrenici. Esiste un unico ministero dell'Istruzione e dell'Università, ma sembra ne esistano due. Ai nostri studenti chiediamo di prepararsi al meglio per la maturità e, al contempo, imponiamo loro di studiare materie diverse per superare i test di ammissione. Diamo loro un voto di maturità con una commissione esterna che costa ogni anno 180 milioni di euro e poi ne riparametriamo il valore ex post. In alcuni Paesi è l'università che fa gli esami di maturità, negli Usa e in Gran Bretagna esistono delle prove standardizzate come il Sat o gli e-levels, in altre Nazioni come la Francia, la selezione per l'ammissione alla facoltà di Medicina avviene dopo il primo anno di università e un breve tirocinio in ospedale.
Scegliamo una strada sensata che sappia valutare e quindi valorizzare la preparazione dei nostri ragazzi, senza disorientarli. Sarebbe sbagliato perdere, ad esempio, la parte legata all'orale. È un tratto distintivo della nostra preparazione che molti Paesi ci invidiano perché chiede la maturazione della capacità di argomentare e di comunicare in modo efficace. Sarebbe assurdo, tuttavia, non valorizzare i risultati di prove esterne standardizzate che potrebbero contribuire a costruire il curriculum in uscita di uno studente e ad avere esiti comparabili.
 


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