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Lotta di "classe" alla Iqbal Masih di Roma

Parlavano di maestro unico, ma alla fine c'è il tempo pieno spezzatino. Una licealizzazione della scuola primaria che punta a privatizzare il tempo scuola. La battaglia di uno storico istituto romano

21/09/2011
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Rassegna.it

Stefano Iucci

La Gelmini sostiene che l’anno scolastico è iniziato correttamente. Io non la penso così e potranno confermare le migliaia di genitori che in tutta Italia stanno lottando per garantire ai loro figli non la luna ma, semplicemente, una “normale” scuola di qualità.
Le vicende che stanno investendo l’Iqbal Masih di Roma, che conosco perché ne sono coinvolto in prima persona come genitore, sono emblematiche di un procedere che nasconde l’ideologia dietro un supposto bisogno di far quadrare i conti con tagli che colpiscono sempre e solo i più deboli.

Per chi non la conoscesse, l’Iqbal Masih è stata per anni a Roma una scuola all’avanguardia per scelte didattiche, pedagogiche e organizzative. Tra le prime a mettere in atto veri processi di integrazione con bimbi di altre etnie quando in Italia appena si cominciava a ragionare su temi come questi. Questa scuola è stata anche all’avanguardia tra i movimenti anti-Moratti prima, e anti-Gelmini poi, con la guida di un dirigente passionale, competente e militante come Simonetta Salacone e di un corpo docenti e genitori che su questa lunghezza d’onda si modulava con grande forza e duttilità.

È proprio per questo che forse, ora che Salacone è andata in pensione, l’istituto sta pagando pegno? Ma veniamo ai fatti. Quest’anno, al momento della formazione degli organici la scuola ha chiesto docenti per sei classi a tempo pieno. La risposta è stata: 5 classi a tempo pieno e una sesta a 27 ore. Ma attenzione: per quest’ultima l’Ufficio regionale mette a disposizione solo 7 ore in più (nella complessa burocrazia in vigore non si parla di numero di insegnanti ma di insegnanti-ore: anche questo vorrà dire qualcosa!); le altre 20 andavano perciò completate con l’organico in essere, quindi spezzettando il tempo scuola del resto delle classi. Le ore dovevano essere addirittura 33 se quella classe la si voleva trasformare a tempo pieno. Faccio presente che questa scuola funziona tutta a tempo pieno e che nessun genitore ha chiesto il tempo ridotto.


Vista la proposta giudicata irricevibile da insegnanti e genitori, a luglio si è solelcitato l’Ufficio regionale: non vogliamo la classe a 27 ore, ci teniamo le cinque classi storiche a tempo e siamo disposti a restituire le 7 ore in più che ci avete dato (e che magari fanno comodo, viste le carenze d’organico un po’ ovunque); faremo qualche sacrificio in più con classi più numerose, ma senza chiedere risorse aggiuntive. Avremmo pagato noi, insomma (bambini, insegnanti, personale tecnico e genitori) il “lusso” del tempo pieno. A oggi, a una settimana dall’inizio dell’anno scolastico, nessuna risposta ufficiale è venuta rispetto a questa richiesta. Anzi sono addirittura pervenute delle “minacce:” attenzione, ci è stato detto, se restituite le 7 ore e non fate la sesta classe il rischio è che vi vengano tolte altre due insegnanti.

Capisco che il racconto potrà risultare complesso per chi ha la fortuna di non essere coinvolto da questioni simili. A me che seguo la scuola anche per lavoro pare tutto chiaro. Provo a spiegarvelo: ministero e uffici regionali vogliono far passare l’idea che il miglior tempo scuola è quello ridotto. Fallito il tentativo di infilare il maestro unico “ope legis” il ministro Gelmini ha cambiato strategia: tempo pieno spezzettato tra almeno quattro insegnanti (una licealizzazione, praticamente) e dunque didatticamente impoverito e, per chi se lo può permettere, 27 ore con maestro tendenzialmente unico. Il pomeriggio nonni e, ancora per chi può permetterselo, baby-sitter e attività a pagamento. Come la chiamate voi questa cosa? Secondo me è chiaro: si tratta di una privatizzazione del tempo scuola.

Inutile dire che alla Iqbal la battaglia continua. L’assemblea dei genitori la scorsa settimana ha deciso di chiedere, ai sensi della legge 275/90 che conferisce alla scuola l’autorità per l’organizzazione didattica, e della legge 59/97 (la Bassanini), di utilizzare quelle sette ore per mettere in piedi un insegnamento di inglese come si deve. L’inglese, era una delle tre “I” di Berlusconi insieme a Internet e Impresa. Se lo ricorda Gelmini ?


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