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Lo shock della Cgil

di Pippo Frisone

29/01/2013
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ScuolaOggi

Non è la prima volta che in tempo di crisi la Cgil scende in campo con un suo Patto per il Lavoro.

L’aveva fatto non senza qualche successo con Di Vittorio nell’ultimo dopoguerra.

Di conferenze di programma è piena la storia recente del più grande sindacato italiano.

Di solito queste conferenze sono previste tra un congresso e l’altro e servono più per fare il punto della situazione interna che altro.

E’ solo un caso che questa conferenza cada in piena campagna elettorale a un mese esatto dalle elezioni politiche.

Questa coincidenza proietta la Cgil sullo scenario politico come una grande forza sociale che vuole parlareal Paese e dare il suo contributo per farlo uscire dalla più grave crisi degli ultimi anni.

Non è un caso, invece, tra un proliferare di agende e agendine più o meno propagandistiche che la Cgil metta sul tavolo delle forze politiche si appresteranno a governare questo Paese un suo Piano per il lavoro.

E’ una delle rare volte in cui figurano come grandi assenti i segretari generali degli altri sindacati confederali come anche i rappresentanti del Governo e del centrodestra.

Ci sono invece tutti i leaders politici del centrosinistra. E’ presente anche il presidente di Confindustria.

Una scelta di campo netta che già da tempo era maturata nelle scelte del sindacato di corso Italia.

Ma lo shock la Cgil lo lancia con la sua proposta di mettere sul piatto della crescita ben 50 Mld di euro nel triennio 2013-2015, con risorse pubbliche e di cofinanziamento pubblico-privato.

Vengono così destinati 5 Mld per progetti e programmi prioritari, 15Mld per un piano straordinario per la creazione diretta di lavoro, 10 Mld per sostegno all’occupazione, 15 Mld di restituzione fiscale e 5Mld per un piano di nuovo welfare. Sono circa 20 i progetti prioritari che vanno dal riassetto idrogeologico, al ciclo rifiuti,dal nuovo welfare alla riforma dell’istruzione, alla creazione di una banca pubblica nazionale per gli investimenti, tanto per citarne alcuni.

L’impatto della proposta Cgil, secondo un’elaborazione del C.E.R., dovrebbe determinare una nuova crescita del Pil +3,1%, una nuova occupazione del +2,9%, nuovi investimenti +10,3%, un aumento del reddito +3,4%, un aumento dei consumi +2,2%, un aumento delle esportazioni +1,8% e una contemporanea riduzione della disoccupazione ai livelli pre-crisi del 7% nel 2015.

L’istruzione e la formazione sono confermati come un valore. “L’istruzione e la scuola pubblica nazionale e laica sono uno straordinario patrimonio del nostro Paese in sofferenza per i tagli subìti e per il continua opera di disinvestimenti.” Tra gli obbiettivi, nella parte dedicata alla scuola, vengono richiamati:

- l’innalzamento dell’obbligo a 18 anni ( rafforzamento dell’istruzione tecnica)

- contrasto alla dispersione scolastica

- educazione-apprendimento permanente

- diritto allo studio che aumenti gli iscritti all’università e il numero dei laureati

- effettiva gratuità dell’istruzione soprattutto nell’obbligo

Tra i progetti si dà grande risalto alla messa in sicurezza degli edifici scolastici, alla digitalizzazione di tutta la pubblica amministrazione, alla stabilizzazione del precariato, alla contrattualizzazione piena del rapporto di lavoro pubblico.

Un Piano per il lavoro. Una ricetta in perfetto stile keynesiano . “Pane e lavoro” diceva Di Vittorio negli anni duri del dopoguerra . “Lavoro come il pane”, sembra fargli eco nel 2013 Susanna Camusso.

Il testimone passa ora alle forze politiche e a quanti, dopo le elezioni, saranno chiamati alla guida del governo di questo Paese. Speriamo che non se ne dimentichino


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