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Lo scenario peggiore per la prossima VQR

Il bando VQR scritto dall’ANVUR fa rientrare dalla finestra gran parte delle cose che il DM firmato Fioramonti aveva fatto uscire dalla porta.

17/01/2020
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ROARS

Il bando VQR scritto dall’ANVUR fa rientrare dalla finestra gran parte delle cose che il DM firmato Fioramonti aveva fatto uscire dalla porta. In particolare, mentre la VQR3 prevista dal DM è basata prevalentemente sulla peer review, il bando targato ANVUR sembra scritto ad arte per consentire l’uso della bibliometria automatica e delle liste di riviste. Tra tutti gli scenari possibili quello peggiore è che la VQR venga usata come pretesto per sdoganare l’uso indiscriminato di CRUI-UNIBAS, un software che sforna valutazioni basate sulla bibliometria fai-da-te anvuriana, sviluppato dall’Università della Basilicata e che la CRUI distribuisce agli atenei italiani: agganci bibliometrici già pronti, classificazione delle riviste pronta. Si tratta di una valutazione automatizzata dei ricercatori, in completa contraddizione con le raccomandazioni internazionali, che da anni suonano l’allarme sui danni che derivano dall’uso indiscriminato delle metriche quantitative. Danni che sono già finiti sotto i riflettori della comunità scientifica internazionale, impressionata dall’incremento del doping citazionale messo in atto dai ricercatori italiani. Se gli articoli di Nature, Science, Times Higher Education e Le Monde rendono difficile difendere la “virata bibliometrica” come scelta politica, essa potrebbe però essere giustificata come una necessità dettata dalla mancanza di fondi. Eppure, bastano due conti per verificare che il vincolo di bilancio è un falso prestesto. A fronte di una VQR3 che le costerà circa €11,1 milioni, ANVUR ha già in bilancio un tesoretto di €17,5 milioni, di cui €10 milioni sono accantonati proprio per la VQR. Nel decreto di riparto FFO 2019 il MIUR ha attribuito 1 milione di euro ad ANVUR per la VQR2. A VQR conclusa Anvur, lungi dal finire sul lastrico, avrà ancora in cassaforte la bella cifra di €7,4 milioni. Insomma, se si verificherà lo scenario peggiore, sarà una scelta politica che non dipende da vincoli di bilancio.

Abbiamo dedicato un lungo post alle misure prese da ANVUR per arginare le modificazioni che il DM firmato dal Ministro Fioramonti avrebbe apportato alla prossima VQR3. Di fatto, ANVUR ha scritto un Bando VQR che fa rientrare dalla finestra gran parte delle cose che il DM aveva fatto uscire dalla porta. In particolare, mentre la VQR3 prevista dal DM è basata prevalentemente sulla peer review, le linee guida ANVUR rivelano l’intenzione di recuperare l’uso della bibliometria automatica, sotto l’etichetta dell’informed peer review. È lecito temere che, negli ulteriori passaggi che ci separano dalla definizione delle regole specifiche di valutazione, riapparirà d’incanto tutto l’armamentario bibliometrico-fai-da-te della VQR2. E, in alcune aree (formerly called) “non bibliometriche”, potrebbero fare la loro comparsa o riapparirire anche  le famigerate liste di riviste.

Lo scenario peggiore che ci possiamo attendere è che con la nomina a Ministro dell’ex-presidente della CRUI Gaetano Manfredi, venga alla fine sdoganato l’uso indiscriminato di CRUI-UNIBAS, un software sviluppato dall’Università della Basilicata e che la CRUI distribuisce (a pagamento) agli atenei italiani. Come è noto si tratta di un software che aggancia i dati presenti negli archivi delle pubblicazioni delle università italiane, con gli indicatori bibliometrici e le classificazioni fai-da-te in uso per ASN e VQR. Dal punto di vista dei Rettori, l’uso di CRUI-UNIBAS permetterebbe agli atenei di simulare gli esiti della VQR3. col vantaggio che gli uffici degli atenei non dovrebbero perdere mesi di lavoro del personale a preparare la “sottomissione” dei prodotti. D’altra parte, ANVUR potrebbe gradire la soluzione: una scatola nera bibliometrica già accettata dalla “comunità accademica” (cioè dai rettori) e già in possesso di (quasi) tutti gli atenei.  In prospettiva, qualcuno potrebbe già intravedere la progressiva unificazione e l’uso universale della bibliometria ANVUR-CRUI per le immissioni in ruolo, gli scatti di carriera, i premi e le punizioni variamente definiti e gestiti dalle illuminate governance degli atenei.

Uno scenario di questo tipo, il peggiore immaginabile, non solo va in netto contrasto con le previsioni del DM, ma anche con le raccomandazioni internazionali, che da anni suonano l’allarme sui danni che derivano dall’uso indiscriminato delle metriche quantitative. Difficile che possa essere difeso pubblicamente. Un argomento possibile potrebbe però essere quello del vincolo finanziario: “il DM ci obbliga a considerare in media tre prodotti per ricercatore, quindi non ci sono abbastanza soldi per fare la peer review”. Usare il software UNIBAS-CRUI, sviluppato durante gli anni di presidenza CRUI dell’attuale ministro Manfredi, potrebbe ridurre i costi della VQR3: agganci bibliometrici già pronti, classificazione delle riviste pronta. I GEV potrebbero tranquillamente  dichiarare di stare svolgendo internamente l’informed peer review, mentre di fatto si limitano a mettere le firme in calce alla valutazione automatica del software UNIBAS-CRUI.

Proviamo a fare due conti e verificare se l’argomento “vincolo bilancio” è difendibile.

Secondo i documenti ufficiali, l’avanzo di amministrazione di ANVUR previsto per il 2018 è pari a €17,5 milioni. Di questi €10 sono accantonati per la VQR3. Al netto di questo accantonamento, ANVUR possiede dunque un tesoretto di €7,5 milioni.

Vediamo quanto costerà ad ANVUR la VQR3.

I compensi complessivi dei membri GEV ammonteranno a €3,2 milioni. I costi degli assistenti GEV a €1,1 milioni (24 assistenti per due anni ciascuno, con compenso di circa €23mila). Il totale dei costi per i GEV ammonta quindi a €4,3 milioni. Aggiungiamo adesso le spese complessive che ANVUR dichiara di aver sostenuto tramite CINECA nella VQR2 che sono pari a €800mila (ovviamente si tratta di una stima per eccesso poiché gli strumenti sviluppati da CINECA per la VQR2 dovrebbero poter essere riutilizzati per la VQR3). Arriviamo così a €5,1 milioni di spese.

Dei soldi accantonati per la VQR3, ad ANVUR restano ancora €4,9milioni con cui si possono pagare circa 163mila revisioni (pagate ciascuna 30€ come nelle precedenti VQR). Sono sufficienti?

I prodotti che saranno conferiti per la VQR2 ammonteranno a circa 170 mila (contro i 120 mila della VQR2). Quante peer review saranno necessarie? Per la VQR3, il DM impone la doppia revisione solo per le aree dove verrà adottata la peer review. Per le aree dove verrà adottata la informed peer review il GEV può al massimo ricorrere ad un revisore esterno. Il DM prevede inoltre esplicitamente che siano i GEV a farsi carico almeno in parte delle revisioni (come avviene nel REF inglese cui il DM ministeriale si è chiaramente ispirato).

Ipotizziamo che le aree “bibliometriche” (più la metà di Area13) della precedente VQR adottino la informed peer review: esse pesavano nella VQR2 il 75% dei prodotti. Questo significa che per la VQR3 saranno necessarie al massimo 128 mila revisioni per le (formerly called) “aree bibliometriche”.  Ne saranno invece necessarie 84mila nelle aree (formely called) “non bibliometriche”. Quindi il numero massimo di revisioni necessarie per la VQR3 sarà di circa 212.000. Questo numero stimato di revisioni è verosimilmente sovrastimato perché (i) a differenza delle precedenti VQR, i membri GEV possono valutare direttamente i prodotti, ed è assai probabile che specialmente nelle aree con informed peer review si avvarranno ampiamente di quella facoltà; (ii) molte istituzioni presenteranno gli stessi prodotti che quindi verranno valutati una sola volta. Le revisioni della VQR3 si attesteranno verosimilmente sotto le 200mila, cioè su un livello pari o inferiore a quelle svolte per la VQR1.

Ci sono quindi circa 37.000 revisioni in più di quelle che abbiamo calcolato ANVUR pagherà con i €10 milioni accantonati per la VQR3. Queste 37.000 revisioni costeranno €1,1 milioni: prontamente coperti con un milione di euro stanziati nel DM di riparto del FFO 2019. Per i restanti €100 mila, ANVUR dovrà mettere mano al suo tesoretto residuo di €7,5 milioni.

L’argomento economico che potrebbe essere usato per giustificare lo scenario peggiore, cioè l’uso massiccio della bibliometria di UNIBAS-CRUI, non sta in piedi. Se ANVUR e MUR decideranno di adottare UNIBAS-CRUI, dovrà essere chiaro che si tratta di una scelta politica, non dettata da vincoli di bilancio.


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