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Libri di storia e problemi di cuore

www,casadellacultura.it Libri di storia e problemi di cuore di Mario de Filippis I libri scolastici di un tempo non li rimpiange più nessuno: erano grigi e tristi, mentre oggi i ragazzi posson...

11/10/2002
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Libri di storia e problemi di cuore
di Mario de Filippis

I libri scolastici di un tempo non li rimpiange più nessuno: erano grigi e tristi, mentre oggi i ragazzi possono studiare su accattivanti manuali ricchi di illustrazoni e approfondimenti. Peccato che siano in pochi a usarli.

Conservo parecchi dei miei libri di scuola; non sono belli, anzi appaiono piuttosto tristi, questi manuali in uso al liceo classico tra il 1975 e il 1980. Se li paragono ai manuali di cui dispongono, oggi, i ragazzi dovrei solo buttarli: non c'è nulla che li renda un po' accattivanti, una cartina, un'immagine qualunque, una scheda che aiuti a comprendere una questione, un documento storico. Le pagine si susseguono grigie, senza un richiamo da un paragrafo all'altro, senza un riferimento a un qualunque concetto che, in qualche modo, possa essere suggerito dall'argomento in questione.
Oggi i libri di testo sono, quasi tutti, bellissimi, per ogni disciplina; i testi di storia, filosofia e letteratura sono organizzati per percorsi, in unità tematiche ricche di spunti, di suggerimenti rivolti all'insegnante e all'alunno. Anche i testi più tecnici sono ricchi di informazioni che invitano ad entrare nel percorso storico di una disciplina, che viene presentata, finalmente, come esito di un lungo percorso. Eppure ogni anno, implacabilmente, tutti i notiziari televisivi non ritengono di avere altro da dire che ripetere che i libri scolastici costano troppo. Verissimo, ma costavano troppo anche venti anni fa ed erano orribili.

Si favoleggia di una scuola del passato più seria e rigorosa, ma i miei ricordi dicono il contrario; era davvero raro che un docente si preoccupasse del risultato del suo insegnamento, di capire cioè cosa rimanesse agli alunni della sua lezione. Oggi cerchiamo di capirlo, e se ci rendiamo conto che non va, proviamo a cambiare metodo. Oggi però le unità didattiche così ben congegnate sono interessanti solo per l'insegnante. Lo studio personale, quello che ancora ai miei tempi era considerato irrinunciabile, è in via di estinzione, di pomeriggio i ragazzi hanno altro da fare: palestra, danza, videogiochi, telefono, secondo l'elenco che ci viene recitato dai genitori compiaciuti. Qualcuno, tra i genitori, vanta anche terapie psicologiche, traumi conseguenti a problemi familiari, spiattellando storie degne di Maria De Filippi in un crescendo senza ritegno. Qualche signora si compiace anche di portare, a giustificazione del mancato studio, i problemi sentimentali della figlia, appena quindicenne. Dato che mi preparo spiritualmente riesco anche ad ascoltare, indifferente e cortese, queste bestialità. Dovrei consigliare, in effetti, di rivolgersi alla D'Eusanio, da cui potranno ricevere preziosi consigli.

I danni che certi programmi televisivi stanno compiendo nel tessuto sociale mi sembrano irrimediabili; temo che, prima o poi, il Grande Fratello si svolgerà in una scuola, con tanto di professori e bidelli travolti dalla passione. Sarà l'estrema umiliazione.
Ma torniamo ai libri di storia; un anno fa, di questi tempi, si era scomodato il presidente della Regione Lazio, Storace, ad intervenire contro i libri di storia "comunisti". Ne era nato un infuocato dibattito sull'uso strumentale e distorto della storia. Un dibattito seguito anche dal "Quotidiano della Calabria", che ha ospitato qualche serio e ponderato intervento sulla faccenda. Avrei voluto scrivere a Storace e a tutti gli altri che, da una parte e dall'altra, sono scesi in campo: revisionisti, fautori della censura, libertari, libertari moderati ed estremi. Avrei voluto dirgli di non scalmanarsi tanto, di stare attenti alle coronarie, di pensare ad altro, di star tranquilli, soprattutto, relativamente ai libri di storia. I libri di storia, siano filosovietici o revisionisti pro Hitler, non li guarda proprio nessuno. Sono costosi, sono anche ben fatti, vengono doverosamente acquistati dagli alunni, che poi li lasciano sulla scrivania a prendere polvere. Loro hanno altro a cui pensare: oppressi dalle incomprensioni in famiglia, dal divorzio della zia Concetta, dai problemi di prostata del nonno, dal canale satellitare che non li soddisfa, vanno in giro a svagarsi, in motorino. Altrimenti, in mezzo a tutti questi drammi, rischierebbero di diventare dei drogati, per reggere i colpi della vita.
Mi è sembrato un discorso troppo terra terra, a confronto di quelli sciorinati dagli accademici e dagli opinionisti di professione, ho mantenuto un dignitoso silenzio. Continuando ad andare a scuola, e cercando di insegnare anche la storia, intanto che Storace minacciava roghi di libri tendenziosi.

Un modo di ricordare il passato può essere quello degli anniversari; tutti i miei alunni sono stati perseguitati da alcune date, e da certi luoghi. A fine ottobre, ad esempio, si parla dei fatti di Melissa (29 ottobre 1949). Anche se oggi può sembrare assurdo morire, per avere il diritto di rompersi la schiena, zappando un po' di terra.
Ma per dare soddisfazione a Storace ho scovato una ricorrenza più succulenta. Il 30 novembre 1943 il governo della Repubblica Sociale Italiana ordina l'arresto e la deportazione degli ebrei. Fino a quel momento gli ebrei italiani, privati dei loro diritti, allontanati dal lavoro e dalle scuole, avevano sperato di non cadere nelle mani dei nazisti, di non essere avviati ai campi di sterminio.
Ne parleremo in classe, a costo di passare per comunista. Ne parleremo, sperando nella presenza degli alunni, dato che a novembre, di solito, gli alunni italiani si ricordano di una serie di gravi questioni, irrisolte da decenni, che richiedono il loro intervento, con le opportune, doverose manifestazioni. Si predispongono, quindi, per andare a spasso sul corso cittadino, oppure nel nuovo "salotto", il centro commerciale sempre aperto, sempre pronto ad accogliere i giovani e i loro problemi, specie quando i suddetti giovani, dopo aver comprato i costosi libri di storia, possono finalmente dedicare qualche lira alle innumerevoli attrazioni del paese di Bengodi.


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