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Libertà-Insegnanti di sostegno per caso

Esperti di informatica e diritto da anni lavorano con i disabili. Un esercito di buona volontù Insegnanti di sostegno per caso Riqualificazione prevista dalla legge ma mancano i fondi -...

04/12/2003
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Libertà

Esperti di informatica e diritto da anni lavorano con i disabili. Un esercito di buona volontù
Insegnanti di sostegno per caso
Riqualificazione prevista dalla legge ma mancano i fondi


piacenzaDocenti di ruolo di informatica gestionale o di diritto, assistenti di laboratori di indirizzi di studio che si sono, via via, esauriti, sono impiegati per aiutare gli scolari disabili. Il loro sforzo per "riciclarsi" è grande ma non viene riconosciuto sul campo. Per diventare insegnanti di sostegno di ruolo devono frequentare corsi di specializzazione che, pur essendo previsti dalla legge, sono al momento lettera morta perché mancano i finanziamenti.
L'alternativa a loro disposizione sono corsi privati il cui costo si aggira intorno ai 5mila euro. La situazione è evidentemente paradossale con insegnanti che devono pagare per ottenere qualcosa che la legge, sulla carta, garantisce. E' l'ennesima surroga garantita dalla buona volontà, dalla voglia di fare il "salto" perché è frustrante vedersi scavalcati da chi, pur avendo meno anni di esperienza e di lavoro, può esibire la "carta d'identità" di insegnante di sostegno. Testimone della difficoltà di questo percorso, ma anche dell'amore con cui, piano piano, ha abbracciato i nuovi compiti maturando, sul campo, una diversa professionalità, è una lettrice, Immacolata Martone, che ha scritto al ministro dell'Istruzione e, per conoscenza alla sovrintendenza scolastica regionale, alla Cgil scuola e a "Libertà". E quello della signora, confermano i sindacati, è un caso tutt'altro che isolato. La signora Martone, docente di ruolo di informatica gestionale, risulta "soprannumerata" (termine brutto ma chiaro) da 9 anni, e da sette viene impiegata come insegnante di sostegno per alunni portatori di handicap pur essendo sprovvista dell'abilitazione. "L'inizio - ci ha detto la docente - è stato tutt'altro che semplice. Se non ci fossero stati i miei colleghi mi sarei trovata in grandi difficoltà. Oggi mi piace lavorare nel sostegno ma tutto quello che ho imparato l'ho acquisito sul campo". Ed ecco la richiesta che la Martone rivolge al Ministero: "Possibile che questa professionalità non debba essere riconosciuta fornendomi d'ufficio l'abilitazione? E, soprattutto: è mai possibile che ai docenti che si trovano nelle mie condizioni si debba chiedere, pena la perdita entro un certo tempo della possibilità di sostentare dignitosamente la famiglia, di riconvertirsi frequentando appositi corsi universitari, che però hanno costi insostenibili per chi vive solo del proprio stipendio? Sarebbe auspicabile, se proprio non si vuol riconoscere la professionalità acquisita con anni di esperienza, che i corsi di riconversione venissero organizzati dal Csa, come fa ogni impresa seria quando deve riqualificare il personale dipendente". Due figli piccoli, due stipendi (il suo e quello del marito) per mandare avanti la famiglia. E tanta buona volontà: "La voglia di fare questi corsi di specializzazione c'è malgrado comportino un investimento in termini di tempo e di energie non indifferente. Dover però, addirittura, spendere 5mila euro, è davvero troppo" conclude la signora Martone. "Che ha tutte le ragioni" commenta Raffaelle Morsia (Cgil scuola). Aggiungendo: "Come sindacati ci battiamo da anni per la riqualificazione dei docenti. Un risultato importante lo abbiamo ottenuto con il riconoscimento di questo diritto sancito dalla legge 268 del 2002 dove, all'articolo 1, si prevede che gli uffici scolastici regionali istituiscono corsi di specializzazione intensivi a livello provinciale o interprovinciale per la riqualificazione di docenti in soprannumero". Ma non è così semplice: "Nella stessa legge si condiziona l'attuazione dei corsi allo stanziamento di una quota di finanziamenti che vanno individuati all'interno delle risorse messe a disposizione della scuola". Una "clausola" che, di fatto, ha reso fino ad oggi lettera morta quanto disposto dalla legge e ribadito nella nuova Finanziaria al comma 2 dell'articolo 14". I corsi, prima o poi, dovranno partire anche se la speranza di vederli a breve è debole: "Basta pensare - conclude la Morsia - che il ministro Tremonti nel tagliare le spese ha eliminato anche i fondi (che erano già stati stanziati) per l'auto-aggiornamento. Una beffa per tutti quei docenti che avevano già presentato la necessaria documentazione con l'unico obiettivo di crescere professionalmente". Paola Romanini paola.romanini@liberta.it


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