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Libertà è partecipazione-di Tom Benetollo

REFERENDUM Libertà è partecipazione TOM BENETOLLO* Il valore del referendum sull'articolo 18 è cambiato. Si è innalzato, questo valore, in parallelo al crescere della sfida sui diritti che è s...

14/06/2003
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REFERENDUM
Libertà è partecipazione
TOM BENETOLLO*
Il valore del referendum sull'articolo 18 è cambiato. Si è innalzato, questo valore, in parallelo al crescere della sfida sui diritti che è stata rilanciata. Con i provvedimenti sul lavoro, il governo ha voluto superare le Colonne d'Ercole, verso l'oceano della precarietà. Incredibile ma vero: i sindacati non vengono nemmeno convocati a discutere. Con chi ha parlato il governo? Non lo dice, ma la cosiddetta flessibilità è esattamente quella voluta dalla leadership di Confindustria. Lo comprova D'Amato, che manda a dire che "abolire per tutti l'articolo 18 sarebbe un atto di civiltà". Il gongolare dei giovani industriali, poi, la dice lunga pure sui veri intendimenti della futura classe dirigente dell'industria. Plaudono a provvedimenti che precarizzano la vita dei loro coetanei. Complimenti.... Tanto più che non si esita, cinicamente, a chiamare questi provvedimenti con il nome di quel professor Biagi che è stato offeso con indimenticabile volgarità. Sono scelte calcolate freddamente. Contro il lavoro, se per lavoro intendiamo qualcosa che incorpora diritti. Ma il governo vuole spezzare i legami tra lavoro e diritti. La regressione è drammatica. Questo fatto rivoluziona le carte, tanto che è legittimo porre una nuova domanda politica. La domanda è rivolta a quella parte democratica e progressista che finora ha espresso una posizione critica sul referendum. Mi permetto di chiedere: di fronte a questo killeraggio dei diritti, a questa frantumazione del lavoro che implica un progetto politico di ghettizzazione dei diritti, non avvertite la necessità di arginare questa offensiva? Non vedete come il sì al referendum sull'articolo 18, dentro a questo inedito, scardinato scenario, acquista un carattere nuovo, di una oggettiva forte risposta a questa offensiva? Da sostenitore convinto delle ragioni del sì (in coerenza con quanto l'Arci ha deciso nei suoi organismi democratici) credo di poter capire il senso di tanti percorsi che hanno spinto anche persone di vera integrità, a posizioni di critica, di astensione, di non voto. Ma oggi è un altro giorno. La scelta va fatta con gli occhi rivolti al futuro. Penso, certo, a chi lavora oggi. Ma, più ancora: quello che si prepara per i giovani è un tempo di deregulation, di ansiosa precarietà, di abusi. E adesso che avevamo imparato a mettere in campo una vertenzialità, una contrattualità anche sui la lavori CoCoCo, ecco che vengono destabilizzati in peggio: dare identità e dignità a questi lavori sarà sempre più difficile. Se vince il sì saremo più forti per fronteggiare anche questa deriva.

I Ds nel loro direttivo hanno confermato la scelta del non voto, ma hanno nel contempo riconosciuto la legittimità di posizioni diverse. E' importante, offre nuovi larghi spazi alla partecipazione. Tanti dirigenti territoriali, tanti compagni che ricoprono ruoli importanti si sono espressi in questi giorni per il sì. Nelle regioni dove più forte è il radicamento del partito, a cominciare dalla Toscana, i sondaggi danno un'intenzione di partecipazione al voto di gran lunga superiore al 50%. Una gran parte del popolo diessino ha capito che l'occasione referendaria può e deve essere colta. Mi rivolgo anche ai miei amici della Margherita, a cominciare dalle persone che - per la stima che le circonda - è proprio necessario che escano dal loro silenzioso cono d'ombra. Ascoltino la voce di Luigi Ciotti, di Tonio Dall'Olio, di Alex Zanotelli, di don Mazzi... Sono giorni importanti.

Questo referendum non è più patrimonio soltanto di chi l'ha proposto. E' consegnato alla democrazia del paese, alla vita civile e politica. Libertà è partecipazione. Chi ha fatto dei valori della partecipazione la colonna portante, non può che partecipare e invitare a partecipare al voto. E in questo referendum la scelta è resa straordinariamente più semplice dalla rozza e minacciosa scelta del governo: restringere o mantenere e allargare i diritti. Parlando con tanti cittadini, si avverte una grande disponibilità. Il sì dilaga. Ma questo avviene dove c'è informazione. Per questo, come Arci, abbiamo lanciato la campagna "Sì O No, ma informati", che ha raccolto tante autorevoli adesioni tra gli operatori dell'informazione. Vogliamo che i cittadini possano scegliere consapevolmente, contro i vergognosi polveroni che vengono alzati sui contenuti effettivi del referendum. In una democrazia tutti devono essere messi in condizione di esercitare il loro diritto al voto con piena consapevolezza. E' una questione di libertà. E vogliamo, naturalmente, rilanciare il nostro impegno. Insieme, ce la possiamo fare. Non è questo, in fondo, il bel paese dove `l sì suona?

Scusate infine una nota personale. Sono veneto, sono amico di tanti piccoli imprenditori, e non tutti sono particolarmente progressisti. Nessuno di loro è preoccupato dagli "orribili effetti" della vittoria del sì. Sono preoccupati dal malgoverno dell'economia, dalla mancanza di una politica industriale, dalla inefficacia dell'azione a sostegno dell'artigianato e della piccola industria. E si moltiplicano gli appelli a favore del sì lanciati anche da queste categorie, nella convinzione che - ne citiamo uno - "la libertà di licenziamento senza giusta causa, così come l'utilizzo del lavoro nero non sono elementi che favoriscono un sano sviluppo aziendale ma semplicemente fonte di concorrenza sleale e di deresponsabilizzazione per taluni imprenditori". Gli allarmismi sono nient'altro che fiabe di orchi. Ma chi ci crede?

*Presidente nazionale dell'Arci


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