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Liberazione-Sulle politiche scolastiche regionali

Vorrei intervenire anch'io nel dibattito aperto dalla compagna Fraleone su "Liberazione" in merito al giud Vorrei intervenire anch'io nel dibattito aperto dalla compagna Fraleone su "Liberazio...

17/09/2003
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Liberazione

Vorrei intervenire anch'io nel dibattito aperto dalla compagna Fraleone su "Liberazione" in merito al giud
Vorrei intervenire anch'io nel dibattito aperto dalla compagna Fraleone su "Liberazione" in merito al giudizio del nostro Partito sulle politiche scolastiche regionali.
Ragioniamo sui fatti avvenuti negli ultimi due anni. Nonostante i nostri sforzi per costruire una opposizione alla legislazione concorrente, il decentramento di importanti scelte di politica scolastica a livello regionale sta andando avanti al di là delle previsioni. Se è opportuno ribadire la gravità dell'errore compiuto dal centrosinistra, mi sembra davvero fuorviante affermare (come fa Fraleone) che "nello stesso schieramento governativo la posizione leghista (') non è certo maggioritaria, mentre la passione federalista è forse più diffusa nel centrosinistra" cosicché le proposte del centrosinistra in materia scolastica andrebbero oltre le intenzioni di Moratti! Occorre leggere le differenze tra i programmi dell'Ulivo e la "devolution" di Bossi, che si sposa perfettamente con lo smantellamento della scuola pubblica avviato da Moratti. Con le nuove competenze regionali (trasferimento degli Istituti Professionali e Tecnici alle Regioni) saremo ben oltre i rischi da noi denunciati. Intanto, la destra attacca la libertà di insegnamento in nome del revisionismo storico, abolisce l'obbligo scolastico, istituisce i buoni scuola in spregio alla Costituzione. A giudicare dall'esito dei referendum regionali di Veneto e Liguria sui buoni scuola, mi pare che possiamo ben essere delusi! Eppure in quelle regioni si era realizzata un'alleanza ben più ampia di quella che Fraleone auspica, da Rifondazione, alla Cgil ed ai Cobas fino a Ds, Verdi, Legambiente, Arci.

Si badi bene: ho citato una serie di iniziative del Governo che sono entrate in vigore prima dei decreti di attuazione della legge n. 53 (che peraltro sono in corso di emanazione, malgrado le certezze di Giovanna Cappelli!). Anche Antonia Sani, che su Liberazione scrive usando il plurale maiestatis, dovrebbe rileggersi la legge Moratti: l'abolizione dell'obbligo scolastico a 15 anni è già operante, purtroppo! D'altronde, la prima intesa fatta con una regione in tal senso, prima dell'approvazione della legge 53 e quindi (quella sì!) anticipatrice ed illegale, fu sottoscritta fra il ministero e la regione Lombardia l'anno scorso: vogliamo ricordarlo? Allora è sufficiente richiamare i principi costituzionali? A parte il fatto che la Costituzione è già cambiata e sta per cambiare ulteriormente in peggio, non credo che si possa trasferire la battaglia per il sistema nazionale di istruzione dalle sedi politiche a sedi giudiziarie (Tar, Corte costituzionale). Occorre allora una piattaforma dell'opposizione di sinistra a Berlusconi che affermi il primato della scuola pubblica parlando a tutto il mondo del lavoro, non solo agli insegnanti. Essa dovrà essere attuata in tutte le sedi istituzionali, anche decentrate, con tutti gli strumenti, anche legislativi. Deve essere visibile a tutti gli elettori la differenza tra le politiche della destra e le iniziative dei governi locali dei quali noi facciamo parte. Dobbiamo creare esperienze concrete che consentano il rilancio della battaglia per il sistema nazionale di istruzione. Naturalmente, io do questo giudizio perché parto dal presupposto di costruire una linea politica per battere la destra, non solo per preservare la nostra identità ideale!

E infine, la "scandalosa" legge della regione Emilia Romagna. Neppure l'impugnazione da parte del Governo è sufficiente a dimostrare che si è seguita una linea totalmente alternativa alla destra: secondo Sani, anzi, si tratterebbe di una "impugnativa di facciata e strumentale". Perché non aggiungere che la Giunta regionale si è accordata con la Moratti, che ha ricambiato il favore di avere anticipato la sua controriforma? Io voglio solo ricordare ciò che nella legge è effettivamente scritto.

La legge (art. 1 comma 2) assume a fondamento l'ordinamento nazionale di istruzione, non a parole, ma nei fatti, poiché riconferma le competenze nazionali in materia di formazione degli insegnanti, abilitazione e contratto di lavoro (art. 7 comma 2). Contro la proposta di Bossi, che attribuisce alle regioni la competenza sui programmi scolastici, e contro le incursioni di An, la legge dell'Emilia Romagna (art. 21) riconosce la libertà di insegnamento e trasferisce alle scuole ogni competenza propria, presente e futura, in materia di curricoli didattici.

La legge, su nostra richiesta specifica, conferma l'impegno per l'espansione ed il consolidamento della scuola pubblica per l'infanzia, anche con mezzi propri aggiuntivi a quelli statali (art. 17).

L'art. 18 sostiene la continuità educativa tra nidi e materne, per garantire ai bambini percorsi educativi e scolastici rispettosi del loro sviluppo, contrastando il tentativo di far iscrivere i bambini alle materne all'età di due anni.

La legge sostiene esperienze di integrazione tra scuola e formazione professionale nel primo biennio delle superiori (art. 27); ciò avviene nella chiara distinzione fra scuola (in particolare gli istituti professionali) e formazione professionale (artt. 2 e 3). La partecipazione volontaria delle scuole ai bienni integrati richiede la predisposizione di un progetto da parte dei collegi, che deve rispettare i limiti del regolamento sull'autonomia, cioè il 15% del curricolo, pari a 4-6 ore settimanali. Le norme sull'autonomia scolastica, quindi, vengono utilizzate come vincolo, non come liberalizzazione del curricolo. I Centri di formazione devono ottenere uno specifico accreditamento per partecipare ai bienni integrati (art. 27 comma 6), il che consentirà finalmente di vigilare sulla qualità dei Centri privati.

I giovani che intendano iscriversi alla formazione professionale dopo le medie (art. 30) dovranno frequentare il biennio integrato (cioè la scuola pubblica, come sopra detto) almeno per un anno, cioè fino ai 15 anni di età, per colmare il "buco" lasciato dall'abolizione dell'obbligo. Certo, la brutta intesa Stato-Regioni non ha aiutato! Per quanto riguarda la posizione della Cgil-scuola, la compagna Fraleone farebbe bene a citarla anche ove afferma: "Noi riteniamo che l'integrazione tra il sistema di istruzione e il sistema di formazione professionale debba costituire elemento vincolante ed essere quindi presente in tutte le iniziative che si attueranno in conseguenza di questo accordo" (vedi commento all'accordo Stato-Regioni del 20 giugno).

Se devo indicare un difetto nella legge dell'Emilia Romagna, direi che essa è frutto di un compromesso politico troppo timido, poiché non è stato possibile forzare in positivo il vincolo nazionale, istituendo nella nostra regione l'obbligo scolastico fino a 15 o 16 anni. Insomma, non si è invasa la competenza di nessuno, ma non si è compiuto un forte avanzamento nei diritti fondamentali. E' questo che la legislazione regionale dovrà realizzare in futuro, partendo dalla periferia per tornare necessariamente al centro. Ma qual è il progetto di riforma del nostro Partito?

Vincenzo Fuschini
segreteria provinciale
Cgil di Ravenna


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