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Liberazione-Sì, una giornata importante

Sì, una giornata importante Che quella di ieri fosse per l'Italia una giornata importante, come ha detto su queste pagine Fausto Bertinotti, nessuno poteva metterlo in dubbio. Importan...

20/10/2002
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Liberazione

Sì, una giornata importante
Che quella di ieri fosse per l'Italia una giornata importante, come ha detto su queste pagine Fausto Bertinotti, nessuno poteva metterlo in dubbio. Importante, a prescindere dal suo esito. L'aperto contrasto dei vertici Uil e Cisl nonché di tanta parte dell'Ulivo, che batteva il tasto dello sciopero "inutile", l'aperta denigrazione delle forze di governo che sbeffeggiavano "l'ultima forzatura di Cofferati", la censura della stampa e della televisione, addirittura l'attacco del dalemiano Il Riformista che alla vigilia lo bollava come uno "sciopero sbagliato e fuori tempo", non potevano non impensierire e tenere desta l'attenzione di quanti, invece, si erano adoperati per la sua riuscita.
Noi avevamo fiducia nella risposta dei lavoratori. Cionondimeno mi sono svegliato di prima mattina con l'orecchio teso a cogliere i rumori della manifestazione che doveva annunciarsi. L'appuntamento per la Cgil era a cento metri da casa mia e quando, aperta la finestra, ho sentito un brusio inconfondibile, ho provato un moto di orgoglio. Quasi sotto le mie finestre, alle 7 del mattino c'erano già i pensionati che si preparavano a farsi un caffè e un panino in comitiva, i compagni che arrivavano con i giornali della sinistra, gli autobus che rallentavano lanciando a mo' di saluto una strombazzata, pronti a finire il giro che li avrebbe portati al deposito. Poi sono cominciati ad arrivare con striscioni e bandiere i dipendenti del pubblico impiego, mentre i disputatissimi posti macchina davanti alle due grandi scuole del quartiere e sotto il ministero dell'Interno restavano insolitamente vuoti.

Flash di un cronista che, per quanto "antico", ha corso come un ragazzo da piazza Venezia, dove per quasi due ore ha visto sfilare il corteo Cgil, a piazza S. Giovanni dove confluiva il corteo dei Cobas. Momenti di emozione quando è passato un folto gruppo di migranti, sgargianti nei colori e poderoso nella voce che scandiva quasi cantando "lavoro per tutti", sommerso da un battimani che non accennava a smettere. Stesse facce, stessi slogan, stesso impegno. I ragazzi dei licei sono nei due cortei per vivere interamente questa giornata di sciopero generale. La città è piena di gente, tutti a piedi, romani e turisti, e noi finiremo per fermarci al Colosseo dove una folla è seduta per terra sotto il sole, a sentire attraverso una radio quel che sta accadendo in tutte le città italiane: "A Firenze lo sciopero è totale, a Milano siamo più dell'ultima volta quando c'erano anche Cisl e Uil (e si sente il grido di un manifestante "ciao compagno Cofferati, lavoratore della Pirelli")".

Scrosci d'applausi punteggiano i flash informativi, fragorosi quando la voce del giornalista dice: "La Calabria non ha mai visto un'adesione così grande ad uno sciopero". Poi arriva il collegamento con Torino, Epifani sta parlando ad una piazza S. Carlo stracolma, in un silenzio carico di attenzione. E' sicuro e vibrante quanto serve il nuovo leader e la gente non lesina i "bravo bravo!". Ed ecco Bertinotti - il più applaudito, scriverà l'agenzia giornalistica Ansa - che è accanto e commenta "non è che l'inizio" fra l'entusiasmo generale.

Sì, doveva essere una giornata importante e lo è stata. L'Italia che lavora ha raccolto l'invito a scioperare, ha fermato le fabbriche, chiuso le scuole e gli uffici, stoppato i tram i treni e gli aerei, è scesa in piazza a dimostrare la sua scelta, la sua partecipazione convinta. Quelli, che scioccamente, speravano in un fallimento, quelli che non hanno visto come il "distratto" Angeletti debbono ricredersi. La Cgil, nonostante i loro sforzi congiunti, non ha fallito la sua grande prova. Non è sola nella battaglia sacrosanta per i diritti e contro la Finanziaria di Tremonti. Ha con sé milioni di lavoratori. "Oggi abbiamo votato per i diritti e per la pace", ha spiegato un insegnante a un telecronista che gli domandava "signora perché fa sciopero?". Forse questa "importante giornata" merita più di una riflessione.


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