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Liberazione-Scuola, sciopero di guerra

Incrociano le braccia insegnanti e non docenti contro i bombardamenti, per il rinnovo del contratto e per fermare la riforma Moratti Scuola, sciopero di guerra Checchino Antonini Giorno di ...

25/03/2003
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Liberazione

Incrociano le braccia insegnanti e non docenti contro i bombardamenti, per il rinnovo del contratto e per fermare la riforma Moratti
Scuola, sciopero di guerra
Checchino Antonini
Giorno di sciopero nelle scuole: per un contratto decente, per una scuola di tutti ma soprattutto, ora, contro la guerra. A Roma, migliaia di docenti, spesso assieme ai loro alunni, manifesteranno sotto il ministero dell'Istruzione e da lì cercheranno di raggiungere il Parlamento per collegare anche fisicamente le rivendicazioni contrattuali con quelle politiche.
Claudia P., purtroppo, non ci sarà.

37 anni, di cui 16 al di qua della cattedra, alla periferia sud di Roma, insegna in una seconda elementare. "Il mio team - racconta a Liberazione - ha sempre scioperato ma proprio oggi siamo stati chiamati dal Comune per un'uscita didattica, a prezzo "politico", nel Parco della Caffarella. E non ce la siamo sentita di far perdere ai bambini una gita che aspettavano da mesi. Però glielo abbiamo spiegato". Nella classe di Claudia P. un'intera parete è ricoperta dai disegni dei bambini. "Ognuno ha ideato la sua bandiera della pace - dice ancora l'insegnante - e ne sono uscite proposte comunque molto colorate così siamo riusciti a spiegare loro il senso dell'arcobaleno che vedono esposto dappertutto: con tutti quei colori tiene insieme i desideri di ognuno".

Come donna e come insegnante, Claudia "ripudia la guerra" e auspica scioperi ad ogni livello, "anche europeo". Lei è tra coloro che hanno raccolto l'invito dei Cobas a svolgere una didattica specifica per questi tempi di guerra. "I bambini sono molto provati, avviliti che sia scoppiata dopo averli tenuti con il cuore in gola, dopo essersi così impegnati a capire la pace. Venerdì abbiamo letto insieme la lettera di do Ciotti che voi avete pubblicato". Sull'altra parete dell'aula ci sono parecchie copertine di Liberazione da cui è stata tagliata, giustamente, la dicitura "giornale comunista". "Anche questa è didattica contro la guerra - dice Claudia - così come le poesie che hanno voluto scrivere dopo aver riscoperto, insieme, Gianni Rodari e Roberto Piumini. Quello che i bambini scrivono rimanda immagini molto legate al loro quotidiano stravolto in questi giorni da quello che vedono in tv".

Se alle elementari ci si dedica a poesie e filastrocche, nelle scuole medie e alle superiori, si moltiplicano i gruppi di lavoro interdisciplinari per mettere a fuoco contesto e conseguenze del conflitto in Iraq. Già dal primo giorno, prof e allievi hanno dato vita ad assemblee, cortei spontanei e autogestioni. E centinaia di migliaia di insegnanti di ogni ordine e grado incroceranno le braccia oggi perché c'è un nesso tra la volontà di guerra, anche del governo italiano, e il processo controriformatore che vorrebbe smantellare l'impianto di una scuola pubblica, luogo della cittadinanza "che insegna prima di tutto democrazia, civiltà e rispetto", aggiunge Claudia P.. "La riforma Moratti ci sconvolge: da un punto di vista pedagogico per la reintroduzione del "maestro unico o prevalente" che distruggerà l'impianto collegiale non gerarchico tra noi insegnanti. E la gerarchizzazione sarà devastante per il modello educativo che si vorrebbe individualizzato e competitivo anziché cooperativo, oltre che per l'organizzazione del lavoro. Mi viene in mente la Fiat degli anni '50 con le sue relazioni autoritarie e precarizzanti".

Lontani anni luce dallo stipendio europeo (Claudia P. prende 1046 euro al mese, come una neoassunta per via di clamorosi ritardi nel conteggio degli anni di servizio), con contratti a chiamata all'orizzonte delle scuole-azienda e senza contratto da 14 mesi. Ogni lavoratore della scuola può scrivere un lunghissimo "cahier des doléances" di questi anni di perdita vertiginosa del potere d'acquisto, alle prese con l'effetto euro sull'inflazione e con i tagli della finanziaria alla qualità dei servizi. Senza più doposcuola, con la selezione precoce e feroce del nuovo avviamento professionale. E' in arrivo una nuova scuola fatta di precari (già lo sono moltissimi non docenti, rischiano grosso migliaia di insegnanti) per addestrare alla precarietà. La scuola giusta per la guerra preventiva, globale e permanente.

A capirlo bene sono stati soprattutto i movimenti sociali che denunciano fin dalla prima Porto Alegre, il nesso tra questi processi e la globalizzazione e che non per caso sono "infestati" di studenti e sindacati della scuola. L'anello di congiunzione si chiama Gats, acrostico inglese di "Accordo generale sul commercio di beni e servizi", parte integrante degli accordi che nel '94 istituirono il Wto. Grazie a questi accordi, educazione, salute, acqua e altri 156 servizi fondamentali stanno per diventare merce tra le merci. Ma se uno sciopero riesce a mettere insieme la questione salariale, la lotta alla guerra e la questione del lavoro e dei saperi, può anche rinforzare la campagna no global ideata da Attac e adottata dai social forum. Oggi è ancora possibile.


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