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Liberazione-Scuola, autunno di scioperi per Letizia Moratti

I sindacati, confederali compresi, annunciano proteste contro la riforma Scuola, autunno di scioperi per Letizia Moratti Ang. N. Autunno caldo con fine estate rovente per Letizia Moratti. I...

09/08/2002
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Liberazione

I sindacati, confederali compresi, annunciano proteste contro la riforma
Scuola, autunno di scioperi per Letizia Moratti
Ang. N.
Autunno caldo con fine estate rovente per Letizia Moratti. Il suo piano di modifica per le materne e le elementari, progetto gonfio di regali per gli istituti privati, non piace al mondo della scuola. Non piace agli insegnanti, minacciati dai drastitici tagli nascosti tra le pieghe della riforma. Non piace ai genitori, confusi da una propaganda di governo che dà per approvata una legge ancora tutta da discutere e allarmati dal non poter sapere, a poche settimane dall'inizio dell'anno scolastico, se e dove la sperimentazione sarà avviata. Tutti sul piede di guerra in pieno agosto, figuriamoci a settembre.

Conti in rosso
Incassato l'appoggio esplicito del premier Berlusconi e ottenuta la mediazione del grande tessitore Gianni Letta per estendere a duecento istituti la sperimentazione della riforma che il Consiglio dei ministri (con Tremonti a tirare i cordoni della borsa) aveva limitato a un grappolo di scuole, la ministra si trova di fronte alle proteste dei sindacati. Di tutti i sindacati, almeno sulla carta. Confederali compresi.

L'annuncio dell'avvio della sperimentazione (vedi box in basso n. d. a. ) già a settembre non piace alle maggiori sigle sindacali. I Cobas scuola "rilanciano il piano di lotte già programmate in difesa dell scuola pubblica". Enzo Bernocchi, dell'esecutivo nazionale, è esplicito: "I Cobas hanno già preventivato un autunno di mobilitazioni contro la riforma Moratti e contro la parità scolastica. Speriamo che anche le altre forze, questa volta, scioperino davvero".

Cgil, Cisl, Uil, e Unicobas chiedono di incontrare la ministra per poter discutere dei contenuti e dei modi d'attuazione. Si dicono pronti a uno "stato d'agitazione generale" in grado di bloccare il regolare inizio dell'anno scolastico. Lamentano la sfrontatezza con cui il governo ha "scavalcato" il dibattito parlamentare. Il progetto che Letizia Moratti vende per approvato, infatti, non è ancora stato licenziato dall'Aula nonostante le 27 sedute in trenta giorni a cui i compenenti della commissione Istruzione del Senato sono stati chiamati solo a luglio.

"L'intera faccenda della riforma è scandalosa sia per il merito che per il metodo" denuncia Nicola Giau, maestro elementare dei Comitati di base in un piccolo centro della Sardegna. "Non si può stravolgere così maldestramente il lavoro nelle scuole senza prima far discutere una manovra simile a chi ne dovrà subire gli effetti tutti i giorni. Questa urgenza ad anticipare le iscrizioni, soprattutto all'asilo, ha un solo obiettivo chiaro: aumentare i profitti degli istituti parificati che così possono accogliere anche i bambini di due anni e mezzo. Accadrà necessariamente questo, visto che le strutture pubbliche non hanno posti disponibili già adesso". "L'idea, poi, di restaurare il maestro unico alle elementari, chiamandolo maestro prevalente, è un modo per tornare a un modello educativo anni Cinquanta. Perché non ci si preoccupa piuttosto di realizzare davvero il tempo pieno che riguarda oggi un esiguo numero di istituti? E che senso ha millantare corsi di inglese e di informatica sin dalla prima elementare se i fondi per la scuola sono stati tagliati? Con le ultime riduzioni agli organici già da settembre ci sono molte classi che perderanno la lingua straniera. La ministra fa solo proclami. Agli enti locali chi darà i soldi per far funzionare le mense?". "Nuovi tagli dei docenti sono impliciti nella riforma. Prendiamo il caso della scuola di Quartu, in Sardegna, dove insegno. Noi abbiamo venti classi elementari e siamo trenta maestri. Tre ogni due classi. Se quella norma passasse noi dovremmo diventare venticinque. E gli altri cinque?".

Oscuro pasticcio
Aggiunge Stefano D'Errico, segretario nazionale Unicobas: "E' inaccettabile che la scuola dell'infanzia sia trasformata in una succursale dell'asilo nido". Enrico Panini, segretario generale Cgil Scuola definisce il progetto della ministra una "sperimentazione-pasticcio imposta senza il rispetto dei tempi, senza chiarezza, senza condivisione. Più che una sperimentazione è una improvvisazione che non riesce a coprire la crisi profonda di un progetto di controriforma della scuola italiana e la scelta di perseguire con la prossima finanziaria una politica ulteriore di tagli ulteriori contro la scuola pubblica".

C'è poi un punto oscuro. Come si fa, in pieno agosto, a decidere quali scuole avvieranno la sperimentazione? Per scelta di chi e con quali criteri?

Il presidente dell'Anci e sindaco di Firenze, Leonardo Dominici, in una lettera alla ministra propone l'istituzione di un "tavolo delle regole" come "unica sede in cui definire criteri e modalità a cui le scuole che intendono sperimentare dovranno adeguarsi". Il mistero, tuttavia, rimane irrisolto.


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