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Liberazione-Questa sperimentazione è da bloccare

Questa sperimentazione è da bloccare Moratti firma il decreto Vito Meloni Lavoro Società - CGIL Scuola Nazionale) Il 10 settembre scorso il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzion...

20/09/2002
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Liberazione

Questa sperimentazione è da bloccare
Moratti firma il decreto
Vito Meloni
Lavoro Società - CGIL Scuola Nazionale)
Il 10 settembre scorso il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, chiamato a pronunciarsi sulla sperimentazione nella scuola primaria proposta dalla Moratti, ha espresso un giudizio di forte critica sui vari aspetti del progetto ministeriale. Quasi contemporaneamente si è messa in moto la macchina propagandistica ministeriale, per attenuare la portata del pronunciamento del più importante organismo di rappresentanza istituzionale della scuola. Tanto che Moratti è andata avanti per la sua strada: ieri ha firmato il decreto che dà il via libera alla sperimentazione.
La tesi, sostenuta dal ministro e fatta propria da qualche organo di stampa, è che il Cnpi avrebbe dato un sostanziale via libera alla sperimentazione, limitandosi a chiedere qualche modifica marginale. Niente di più falso! E' sufficiente leggere il testo del parere per rendersi conto che la critica si sviluppa a tutto campo. Quello che viene messo in discussione dal Consiglio, in realtà, è l'impianto stesso della sperimentazione, i suoi presupposti culturali, pedagogici e didattici, le scelte organizzative, la mancanza di risorse (le solite nozze con i fichi secchi), l'anticipo dell'età di iscrizione. E l'elenco non è certamente completo. Del resto è solo dell'aprile scorso il documento, più volte richiamato nel parere, con cui il Cnpi bocciava sonoramente il Disegno di legge delega, la cosiddetta riforma Moratti, di cui questa proposta è solo una spregiudicata anticipazione. Accanto a questo c'è la questione dei tempi e delle procedure, le cosiddette "condizioni di fattibilità", questione non secondaria ma che, attraverso un abile uso della comunicazione mediatica, sembra essere diventato l'unico problema.

E' soprattutto su questo punto, infatti, che la stessa ministra si è spesa nel dispensare rassicurazioni, ammettendo, ad esempio, che il migliaio di adesioni che a suo dire sarebbero pervenute dalle scuole sono solo dichiarazioni di qualche dirigente scolastico troppo zelante e assicurando che saranno prese in considerazione solo quelle regolarmente deliberate dagli organi collegiali.

Peccato che contemporaneamente abbia ribadito la sua determinazione a far partire la sperimentazione entro il 20 settembre (il decreto l'ha firmato ieri!). Evidentemente è convinta che i Collegi dei Docenti non vedano l'ora di accettare la sperimentazione, ovviamente a scatola chiusa. Come si faccia poi ad assicurare in così poco tempo una adeguata informazione ai genitori o a superare i numerosi problemi legati alle strutture, puntualmente messi in luce dai comuni nei documenti dell'Anci, resta un mistero. Senza contare che, una volta raccolte le adesioni, si dovrà procedere alla selezione delle scuole (non si sa in base a quali criteri), per individuare le 200 che attueranno la sperimentazione.

E' evidente, a questo punto, come l'unica preoccupazione della Moratti sia oscurare le critiche di merito per superare l'impasse in cui si trova, costretta a subire battute d'arresto non solo dalle mobilitazioni di studenti e insegnanti ma perfino dalle forze politiche alleate, come è avvenuto al Senato e nello stesso Consiglio dei Ministri. L'aspetto drammatico è che per ottenere questo risultato non esita a solleticare le velleità di qualche genitore suggestionabile dall'idea dell'anticipo mettendo le basi, allo stesso tempo, per un ritorno della scuola a modelli culturali ottocenteschi, ancorché imbellettati con un po' di modernismo.

Può darsi che la ministra riesca a trovare due scuole per provincia, magari opportunamente "sollecitate", disposte a seguirla su questa strada. Non basterà certo questo a nascondere le difficoltà che sta incontrando questo assaggio di controriforma. Quello che deve invece preoccuparci è il possibile logoramento di una capacità di reazione che, se finora è stata alta, si deve costantemente misurare con uno stillicidio di provvedimenti parziali. La risposta, anche in questo caso, non può che essere affidata alla ripresa di una mobilitazione generale sul tema della difesa della scuola pubblica, capace di battere, anche sul terreno del diritto universale all'istruzione, le politiche liberiste del governo. I problemi non mancano, a partire dalla diversità di accenti delle forze politiche e sindacali della sinistra e dallo scarto che spesso si è verificato in questo settore rispetto al "sentire comune" di tanti insegnanti, studenti e cittadini (valga come esempio la legge di parità). Affrontarli per tempo è una responsabilità a cui nessuno può sottrarsi.


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