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Liberazione-Le scuole italiane a pezzi, soprattutto al Sud

Un'indagine del ministero dell'Istruzione di tre anni fa Le scuole italiane a pezzi, soprattutto al Sud Sabrina Deligia La documentazione relativa ai progetti per la edificazione della s...

05/11/2002
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Liberazione

Un'indagine del ministero dell'Istruzione di tre anni fa
Le scuole italiane a pezzi, soprattutto al Sud
Sabrina Deligia
La documentazione relativa ai progetti per la edificazione della sopraelevazione della scuola Francesco Iovine, schiantata dal sisma, fa parte dai ieri del fascicolo aperto dai pm della procura di Larino che stanno indagando sul crollo dell'edificio che ha ucciso i 27 bambini di San Giuliano.
Sempre ieri, a cinquanta chilometri di distanza dalla scuola della morte, il sindaco di Petacciato (Campobasso) ha disposto la chiusura a tempo indeterminato della materna. Anche questo edificio fu realizzato cinquant'anni fa con i fondi della Cassa per il Mezzogiorno; quindici anni or sono furono eseguiti lavori di sopraelevazione. Con quest'ultimo terremoto si sono aperte le crepe. Nelle stesse ore Giuseppe La Serra il progettista e direttore dei lavori di ristrutturazione della scuola di San Giulianio si è presentato alla stazione dei carabinieri di Larino, dove è stato interrogato per due ore e mezzo. L'inchiesta è partita. Resta il dramma dei piccoli morti. Mentre in tutta Italia cresce la certezza che la sicurezza nei 56.000 edifici scolastici (41.727 per scuole statali e 14.119 per scuole paritarie) è ben poca cosa. Quelli che ospitano scuole statali sono di proprietà degli enti locali (i comuni per materna, elementare e media; le province per gli istituti superiori), che hanno per legge anche l'obbligo della loro manutenzione ordinaria e straordinaria.

Dal 1994, quando è stato emanato il decreto legislativo 626 che ha introdotto le norme europee per la sicurezza degli edifici, molti interventi sono stati eseguiti. Ma molto, moltissimo resta ancora da fare per mettere gli edifici completamente a norma. Così nella newsletter di Tuttoscuola diffusa ieri - dedicata interamente alla tragedia di San Giuliano e al drammatico stato dell'edilizia scolastica in Italia - viene riportata una indagine del Miur (il ministero dell'istruzione) che evidenzia la mappa delle precarietà della scuola italiana. L'indagine risale a tre anni fa: il Miur ha rilevato lo stato di impianti e servizi dei 41.727 edifici che ospitano scuole statali e ne ha ricavato una mappa per niente rassicurante, che evidenziava soprattutto nelle aree meridionali le situazioni di maggior precarietà degli edifici.

Le situazioni sono state valutate a mezzo di indicatori semplici (certificazione di agibilità, abbattimento di barriere architettoniche, copertura, impianti, ecc.) che hanno consentito di graduare le province secondo la maggiore precarietà dei servizi e degli impianti nei singoli settori scolastici. E ne è uscita una graduatoria della precarietà che ha visto ai primi posti soprattutto gli edifici delle scuole del sud e delle isole: l'indice medio di degrado a livello nazionale (100 per la massima precarietà; 0 per assenza di precarietà rispetto alle altre province) si colloca intorno a 40.

La provincia di Campobasso, così duramente colpita dal sisma, nelle singole graduatorie della precarietà si trova sempre sotto la media (cioè nella fascia della minor precarietà) per quanto riguarda gli edifici che ospitano scuole materne, elementari e medie. La provincia invece con il maggior numero di scuole in situazione precaria rispetto al totale è quella di Reggio Calabria. Non molto meglio stanno altre due province calabresi, Crotone e Vibo Valentia. Tra le grandi città, invece, è Napoli a mostrare il quadro più preoccupante. Al contrario il più basso indice di precarietà - e quindi la situazione più sotto controllo - si riscontra a Sondrio e a Reggio Emilia. Sono passati tre anni dall'indagine del Mir, potrebbe la ministra Moratti farsi carico di verificare migliorie e peggioramenti?


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