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Liberazione-La scuola assedia il Parlamento

Per la prima volta, da che piovono le bombe su Baghdad, un corteo raggiunge Montecitorio: sono studenti e insegnanti in sciopero che bocciano la guerra e Moratti La scuola assedia il Parlamento ...

25/03/2003
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Liberazione

Per la prima volta, da che piovono le bombe su Baghdad, un corteo raggiunge Montecitorio: sono studenti e insegnanti in sciopero che bocciano la guerra e Moratti
La scuola assedia il Parlamento
Checchino Antonini
"Corteo, corteo!" e ancora "Parlamento, parlamento!". Con le mani alzate nella via strettissima, centinaia di studenti e insegnanti scandiscono il come e il dove vogliono arrivare per continuare a urlare un "No alla guerra" che ripetono incessantemente da giovedì.
Vengono da Viale Trastevere dove hanno contestato la riforma, reclamato un contratto decente, denunciato la precarizzazione del loro lavoro. La loro meta è il Parlamento "che non poteva votare - dicono - la collaborazione ad una guerra di aggressione". Funzionari quasi cortesi e pochi agenti più scostanti non ce li vorrebbero far arrivare, fanno di tutto per bloccarli, irritarli, rallentarli ma i manifestanti sgusciano intorno al Pantheon e una parte raggiunge subito Piazza Montecitorio. Il grosso, bloccato alla Rotonda (nome popolare del Pantheon) lo "libera" Giovanni Russo Spena, deputato del Prc, avvertito dal suo collega Alfonso Gianni. "Ho dovuto accettare un'assurda mediazione - dice a Liberazione - passeranno ma dieci alla volta". Non distante da lì, in Piazza Colonna, un personaggio in borghese, che rifiuterà di mostrare lo stemma, strattona violentemente due ragazze, una delle quali è minorenne. Loro unica colpa, pare, la sciarpa con i colori della pace. Per questo il signore in borghese (ma chi sarà mai?) le stava trascinando a bordo di un'auto civetta per "accertamenti". La più giovane piangeva, racconteranno due insegnanti che, assieme a una coppia di passanti sono andate a chiedere spiegazioni e che sono riuscite a evitare l'incognita di un viaggio in questura.

Così è accaduto che nel giorno dello sciopero della scuola, migliaia di studenti e insegnanti (delegazioni anche da Campania e Toscana) riescano ad arrivare sotto la Camera dei deputati - è la per la prima volta da quando sono iniziati i bombardamenti - collegando anche fisicamente l'opposizione alla guerra economica e sociale al ripudio di quella militare. Ben tre cortei studenteschi hanno raggiunto i "prof" di Cobas, Cub, Usi e altre sigle nel tragitto iniziato dal Palazzo ministeriale. Alcuni sono "fuggiti" da piazzale Ostiense, dove c'era l'appuntamento di Cgil, Cisl, Uil e Snals (anche loro hanno scioperato) non abbastanza caratterizzato, per i giovani, sui temi della pace e della difesa della scuola pubblica. Altri sono arrivati da Piazza Venezia. L'elenco delle scuole potrebbe non finire mai: Caravillani, Carducci (occupato), Giulio Cesare, Chateaubriand, Cousteau, Righi, Keplero, Tasso, coordinamento del Tiburtino. Giovanissimi avvolti nei drappi della pace, con le bandiere di Rifondazione o quelle dei sindacati dei loro docenti. Sotto Montecitorio non smettono mai di battere le transenne, lanciare slogan (gettonatissimo "Noi-le-bombe-ce-le-fumiamo!"), cantare "Bella Ciao". "La scuola muore di Letizia", si legge su un cartello. "Da giovedì nulla è come prima - spiega al megafono Massimo Allulli, poco più che ventenne, responsabile romano dell'organizzazione dei Gc - nulla funziona come prima, nessuno può far finta di niente, non sono riusciti a imporci la normalità della guerra". In piazza sono scesi anche centinaia di maestri e docenti che in questi giorni sono impegnati in esperienze di didattica contro la guerra. Come una maestra di Torbellamonaca che racconta di certi giochi cooperativi che con le sue colleghe insegna ai bambini "giochi dove nessuno vince e nessuno perde, per imparare a riconoscere la rabbia e a vivere in pace".

Ad aprire il corteo lo striscione dei Cobas precari, "e non è certo per caso", dice a Liberazione, Franco Coppoli, docente di filosofia a Terni: "Nella scuola si licenziano i precari, ossia viene espulso il precario "storico" e si assiste a una generale precarizzazione del lavoro grazie alla legge Bassanini che ha trasformato il nostro rapporto da pubblico a privatistico". Il catalogo è questo: blocco delle assunzioni, tagli alla finanziaria ma, speculari, fondi alle private e 21mila assunzioni gestite dai vescovati, "una continua dequalificazione della scuola pubblica e un'indecente clericalizzazione". "La lotta alla precarietà deve essere al centro delle mobilitazioni contro la riforma Moratti e la deregolamentazione di Maroni - avverte Gigi Malabarba, capogruppo al Senato del Prc - ma, se si escludono i metalmeccanici Fiom, le piattaforme confederali sono inadeguate. Lo strumento che può unificare questo fronte con le fabbriche e con il movimento è una campagna di massa per la vittoria del Sì per estendere l'articolo 18".

Per Bernocchi l'adesione allo sciopero sfiora l'85%, colpa "di una riforma disgregante che separa la scuola dall'avviamento professionale, che la sottomette alle privatizzazioni dettate dagli accordi Gats". Ma la "battaglia è aperta, mancano i decreti attuativi, che non hanno copertura finanziaria ma possono essere emanati entro due anni", dice ancora il portavoce dei Cobas della scuola: "Il contratto che doveva prefigurare il salario europeo è scaduto da 14 mesi e gli aumenti proposti (2,5%) non coprono neppure l'inflazione programmata. Ma soprattutto c'è questa guerra (che ha stravolto l'originaria piattaforma e la scansione delle manifestazioni, ndr): appoggiandola il parlamento è finito nell'illegalità, lo dicono anche Cossiga, Scalfaro, Andreotti. Peccato che non lo dica Ciampi...".


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