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Liberazione-E Ciampi bocciò Moratti

E Ciampi bocciò Moratti Carlo Azeglio Ciampi, si sa, è un Presidente della repubblica scarsamente incline a quella pratica di interventismo spettacolare che ha caratterizzato più d'u...

17/09/2003
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Liberazione

E Ciampi bocciò Moratti
Carlo Azeglio Ciampi, si sa, è un Presidente della repubblica scarsamente incline a quella pratica di interventismo spettacolare che ha caratterizzato più d'uno dei suoi predecessori. Se mai, in questi due anni di governo di centrodestra, il Quirinale è andato caratterizzandosi per un eccesso di "discrezione" e, talora, di silenzio. Tanto più dunque hanno valore le parole - nettissime - che il Capo dello Stato ha pronunciato ieri mattina a difesa della scuola pubblica e del dettato costituzionale: sia per la solennità formale dell'evento (che era poi l'inaugurazione del nuovo anno scolastico, sia per la presenza contestuale del ministro della "controriforma" scolastica, Letizia Moratti, quelle parole hanno acquistato un significato politico diretto e immediato. Ciampi non si è infatti limitato a un richiamo, per altro nient'affatto rituale, alla Costituzione e alla scuola repubblicana, al valore fondativo del sistema di istruzione pubblico e anzi statale, nonché al ruolo prezioso e insostituibile della professione docente: ha significativamente aggiunto che, se è vero che alle famiglie spetta l'educazione dei figli e la trasmissione "anche di una sfera privata dei valori", è vero altresì che di questo "ciascuno è responsabile solo di fronte alla propria coscienza". Come non leggere, in questo passaggio, una bocciatura senza appelli (tanto per rimanere in clima di scolastico) del finanziamento pubblico delle scuole private? Come non sentirvi una critica forte, e una presa di distanza, dalle scelte del governo attuale (e forse perfino di quello precedente)?

Nè è lecito pensare che questo sia un caso - uno dei tanti - di "voce dal sen sfuggita". Il primo cittadino d'Italia, lo abbiamo già detto, è uso a ponderare il linguaggio, le singole frasi, gli aggettivi. La sortita del Vittoriano, dunque, nasce da una seria preoccupazione sullo stato attuale della scuola e del sistema pubblico dell'istruzione, vittime di un'aggressione e di un attacco quasi senza precedenti: Letizia Moratti, del resto, è uno dei ministri di punta dell'ala ultraliberista del centrodestra. Fedele ad una visione puramente aziendale e "tecnocratica" dell'idea stessa di formazione, coerente interprete del programma originale del Polo (le famose tre "I", Impresa, Internet, promesse dallo stesso Berlusconi), essa punta solo a smantellare quello che c'è di buono (e non è poco) nelle scuole italiane e a sfasciare definitivamente quel che non funziona, per via di tagli, negazione di risorse, incuria. Nell'insieme, una politica di pura devastazione, mossa presumibilmente dall'idea che la formazione, il sapere, la scienza (si ricordi il progetto di distruzione del Cnr e della già penalizzata ricerca scientifica italiana) non devono più avere nel nostro Paese una sede di promozione o di crescita: spetta ad altri luoghi, al centro dell'Impero, produrre le cognizioni che servono alle imprese e formare le nuove generazioni, in una divisione del lavoro funzionale al nuovo ordine mondiale.

Non c'è quindi da stupirsi più di tanto se, di fronte a tutto questo, in un personaggio come Carlo Azeglio Ciampi riemerga con forza il Dna democratico, laico, azionista. E scatti il bisogno di segnare una discriminante dalla "cultura dominante" di questa sciagurata compagine governativa.

Del resto, è cronaca estiva ancora "calda" la clamorosa frattura tra Ciampi e Berlusconi sulla magistratura. E solo pochi giorni fa il Presidente aveva esaltato la Costituzione, definendo "viva e vitale" la nostra legge fondamentale. Anche questo accadeva e accade nell'esatto momento nel quale il centrodestra si prepara ad una sostanziosa "riforma" dell'ordinamento statale e fa sapere che è pronto ad andare fino in fondo, anche da solo, anche contro tutte le opposizioni.

In sostanza, dal Quirinale si vanno moltiplicando i segnali di disagio politico - se non di vera e propria sconfessione - nei confronti del governo. Un fatto rilevante in sé, che modifica l'equilibrio politico-istituzionale che si era stabilito all'indomani delle elezioni del 2001. Un fatto, anche, che conferma la condizione di profonda difficoltà in cui si dibatte il governo: dopo essersi affidata, a lungo, a Berlusconi, una parte crescente della borghesia italiana, e dello schieramento moderato, è pronta, oggi, a mollare il Cavaliere. Egli stesso, ormai, ne è ben consapevole: perciò lo scontro tende a farsi sempre più incandescente. La posta in gioco è già altissima.



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