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Liberazione-Devolution scolastica, guai a chi protesta

Silenzio stampa sui pestaggi contro i giovani che, a Udine, hanno contestato Moratti Devolution scolastica, guai a chi protesta Elisabetta Rossi Giovani Comunisti di Udine Pochissimo r...

09/12/2002
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Liberazione

Silenzio stampa sui pestaggi contro i giovani che, a Udine, hanno contestato Moratti
Devolution scolastica, guai a chi protesta
Elisabetta Rossi
Giovani Comunisti di Udine
Pochissimo risalto sui "grandi" giornali nazionali ai gravi fatti accaduti martedì scorso a Udine. Invece è importante tornarci, perché sia noto a tutti il trattamento riservato a quanti volevano pacificamente contestare la ministra della Pubblica istruzione. Moratti è arrivata in città, in occasione degli Stati Generali della Scuola, per presentare la sua proposta di riforma. L'invito partiva dall'assessora regionale Guerra, figura tristemente nota per le sue esternazioni sulla nocività del ruolo dei docenti meridionali nella scuola pubblica. La finalità dell'incontro era precisare il terreno d'intervento della regione (a guida centrodestra) nell'istruzione, con particolare riguardo al piano di devolution, progetto fortemente voluto dai leghisti nostrani, che permetterebbe un forte coinvolgimento delle aziende private locali nella gestione dell'istruzione superiore. Ma se Moratti pensava di trovare una tranquilla e ridente platea pronta ad ascoltare passivamente i suoi piani di destrutturazione della scuola pubblica, ha dovuto ricredersi. Circa un migliaio di studenti si è radunato da tutte le scuole per andare a contestare l'evento. Il Comitato in difesa della scuola pubblica (Csp), che aveva organizzato il presidio di protesta assieme ai collettivi "Fragole e sangue" di Trieste, "Makhno"di Udine e "liberi tutti" di Pordenone, ha dato vita a un lungo corteo che ha compattamente marciato per circa 6 km fino alla sede della conferenza. Qui, assieme ai Giovani Comunisti, al Prc, alla Cgil e a rappresentanti del Social Forum locale che avevano organizzato un picchetto, ha preso il via una serie di interventi animati contro l'operato dell'attuale governo intento a destrutturare l'intervento pubblico su ogni fronte. Un gruppetto di studenti, nel frattempo, è entrato, con regolare invito, nella sala con lo striscione "No a una scuola di padroni, via la ministra, dimissioni". Questo atto di protesta, totalmente pacifico, ha incontrato la dura risposta delle forze dell'ordine; queste ultime, dopo aver intimato ai ragazzi di uscire, hanno brutalmente aggredito due studenti che sono stati strattonati (una ragazza presa per i capelli) fino a un angolo protetto da scomodi flash e telecamere dove sono stati malmenati a schiaffi e pugni da un dirigente locale della questura. A noi appare chiaro che il governo ordina la repressione nei confronti di chi si oppone perché non sa altrimenti come difendere una credibilità sempre più discussa. Ma i governanti nazionali e locali sbagliano se pensano di poter in tal modo anche solo frenare la mobilitazione che le loro politiche hanno suscitato.
Lo dimostrano appunto i fatti di Udine. Mentre gli studenti sono nella sala del convegno, fuori i manifestanti fanno pressione sulle vetrate per entrare. Per impedire che il convegno venga - non sia mai - turbato, ai questurini viene ordinato di allontanare il prima possibile la massa di "disturbatori", lo fanno con spintoni e calci. Certo, l'assessora Guerra si è poi dissociata dai metodi troppo bruschi adottati dalle forza dell'ordine, ma chi ha chiesto alla questura di presidiare in forze il convegno e di impedire la nostra partecipazione? I manifestanti conoscevano bene la risposta a questa domanda e perciò non hanno esitato nella loro risposta: dopo un ritiro ordinato, si sono gettati sulle fiancate dell'edificio arrampicandosi sui muri per poter battere con le mani sulle finestre facendo così rimbombare della loro rabbia la sala dove stata intervenendo Moratti, del tutto indifferente alle aggressioni contro gli studenti. E alcuni insegnanti non sono rimasti insensibili ai nostri appelli ad abbandonare il convegno: circa una trentina di loro ci ha raggiunto fuori per tributarci totale appoggio. Il giorno seguente alcune foto "rubate" dentro la sala denunciavano chiaramente l'atteggiamento della questura e tutte le scuole venivano attraversate da discussioni vivaci sulla necessità di organizzare altri momenti di lotta per rispondere alla repressione del governo locale, ribadendo con ancora maggiore decisione i motivi della nostra mobilitazione.



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