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Le Proposte di fine legislatura dell'Ulivo per l'Università

PER LA CRESCITA E LA QUALITA' DELL'UNIVERSITA' ITALIANA Proposte dell'Ulivo per la fine legislatura https://www.dsonline.it/allegatidef/Tocci%20proposte%20ultimo25904.doc La domanda ...

31/05/2005
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PER LA CRESCITA E LA QUALITA' DELL'UNIVERSITA' ITALIANA

Proposte dell'Ulivo per la fine legislatura

https://www.dsonline.it/allegatidef/Tocci%20proposte%20ultimo25904.doc

La domanda di formazione superiore e di ricerca innovativa è in crescita. Emerge una nuova motivazione dei giovani verso gli studi universitari (+20% di immatricolazioni)che andrebbe coltivata come una piantina preziosa. Le imprese e gli enti pubblici, da parte loro, cercano intensamente innovazione e dunque ricerca. Proprio quando l'aumento della domanda avrebbe potuto generare sviluppo del sistema universitario, sono state fatte mancare le risorse per adeguare l'offerta. La legislatura volge al termine senza che sia stato risolto alcun problema dell'università. Si sono viste solo norme improvvisate, tagli ai finanziamenti, blocco delle assunzioni, rilancio del centralismo.
L'opposizione denuncia ancora una volta questo stato di cose, ma non gioisce della paralisi decisionale. Preoccupata della situazione dell'università italiana, rivolge responsabilmente al Governo e alla sua maggioranza un'ultima proposta: abbandonare il sempre più contorto e penalizzante disegno di legge sullo stato giuridico e utilizzare l'ultimo anno della legislatura per alcune importanti priorità, approvando provvedimenti utili alla crescita e alla qualità dell'università .
Indichiamo quattro priorità, rinviando, per una visione più ampia dei problemi ad altre nostre proposte già presentatete in via di elaborazione.

1. Riaprire ai giovani le porte della docenza universitaria.
C'è un urgente bisogno di professori universitari che insegnino e facciano ricerca con grande libertà soprattutto nel decennio più produttivo della vita intellettuale, quello tra i trenta e i quarant'anni, invece che stazionare in posizioni incerte e subalterne. Con un'età media dei professori ben oltre i cinquant'anni, la nostra università ha sempre meno spinta e dà sempre meno spinta al Paese.
Il rallentamento delle assunzioni dei ricercatori e il successivo blocco fanno rischiare la scomparsa di interi filoni del sapere. I professori più esperti non trovano più giovani ai quali trasmettere prestigiose tradizioni di ricerca. La dialettica generazionale è una forza decisiva per lo sviluppo della conoscenza e per l'apertura di nuove strade di ricerca. Quando viene a mancare, il sistema langue. Occorre cambiare rotta.

Proponiamo:
- il varo urgente di un programma straordinario di assunzioni di giovani professori/ricercatori, oltre il turn over, da selezionare con rigorosi criteri di merito; sostegno alle borse di studio e aumento dei dottorati di ricerca;
- l'immediato superamento dell'ibrida situazione degli attuali ricercatori universitari, che garantiscono la funzionalità della didattica oltre che della ricerca, mediante l'istituzione della terza fascia docente. E' una soluzione ormai a portata di mano, che sgombrerebbe anche la strada verso un nuovo stato giuridico per tutta la docenza universitaria.
2. Realizzare subito il sistema nazionale di valutazione.
L'Italia deve dotarsi di un moderno sistema di valutazione, che consenta di evidenziare e incentivare i settori di qualità e di riqualificare quelli più deboli. Va incentivata l'autovalutazione degli atenei, mentre la valutazione esterna deve essere assolutamente indipendente ed avvenire secondo consolidate procedure internazionali.
Proponiamo l'immediata attuazione della norma, proposta dall'opposizione e già approvata dalla VII Commissione della Camera, che prevede l'istituzione di un' Authority nazionale per la valutazione - a livello dei singoli e delle strutture- della qualità delle attività universitarie (didattica, ricerca, funzionamento degli atenei e del Ministero), con chiare caratteristiche di indipendenza e terzietà rispetto sia al Governo che alle università, dotata di personale tecnicamente preparato e di adeguate disponibilità finanziarie.
L'attività dell'Autorità giocherà da fattore regolativo delle politiche universitarie, comprese quelle di reclutamento e assunzione, ma occorreranno alcuni anni. Nel frattempo non si può rimanere indifferenti davanti alla vasta sfiducia che colpisce i concorsi universitari, indebolendo l'intero sistema universitario rispetto all'opinione pubblica. Non esiste una ricetta magica che eviti le eventuali patologie. Meno che mai il ritorno a procedure già sperimentate in passato senza successo.
Proponiamo di apportare subito significativi miglioramenti all'attuale legge sui concorsi locali, prevedendo che ciascun settore scientifico-disciplinare elegga ogni due anni una lista di "commissari nazionali" (con opportune regole di non immediata rieleggibilità) e che la commissione di ciascun concorso sia formata semplicemente sorteggiando cinque "commissari nazionali", con esclusione dei docenti dell'ateneo interessato. Alcuni vantaggi: omogeneità di giudizio nel biennio, imprevedibilità della composizione della commissione, responsabilizzazione della comunità disciplinare. La commissione dovrebbe inoltre essere obbligata a raccogliere sui candidati giudizi anonimi, anche comparativi, di referee stranieri e a tenerne conto nella selezione del candidato più meritevole.
3. Rilanciare la ricerca libera
Per fare una buona università occorre dare impulso all'attività di ricerca. In tutti i campi, nessuno escluso, perché l'avanzamento della conoscenza si nutre del contributo di tutte le discipline. La storia insegna che la curiosità del ricercatore e la sua libertà di azione sono, senza eccezioni, i fattori fondamentali di successo e che non si può avere ricerca applicata per l'innovazione, anche industriale, senza uno sviluppo sistematico e diffuso della ricerca libera.
Negli ultimi anni sono diminuiti drasticamente i finanziamenti per la ricerca universitaria liberamente proposta in tutti i campi, attraverso i Progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN), tanto che quasi metà dei progetti presentati rimane senza alcun finanziamento, con risultati disastrosi sulla stessa sopravvivenza di gruppi universitari di ricerca.
Proponiamo l'immediato aumento del finanziamento annuale dei PRIN. Inoltre, per migliorare il trasferimento tecnologico, ribadiamo la necessità di defiscalizzare le attività di ricerca svolte congiuntamente da università e imprese.
4. Completare l'assetto autonomistico delle università.
Troppe leggi e leggine regolano la vita universitaria italiana, stratificandosi confusamente da oltre settant'anni. Recenti atti governativi hanno rilanciato il ruolo del centralismo ministeriale, rimettendo in discussione l'autonomia degli atenei.
Proponiamo di riprendere e portare a compimento l'autonomia delle università, mediante una normativa quadro essenziale sui principi regolatori dell'autonomia, in forma eventualmente di un Testo Unico, che abroghi le norme che imbrigliano il sistema soffocandone l'autonomo dispiegamento, riduca drasticamente la burocrazia e deleghi alle singole università tutte le competenze che non attengono alla definizione degli obiettivi strategici del sistema.
Acciarini, Bimbi, Colasio, Franco, Grignaffini, Martella, Modica, Sasso, Tessitore, Tocci, Villetti


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