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Lauree Stem, l’onda rosa si è fermata (ma non in Lombardia)

La ricerca di Assolombarda sul gender gap: Italia sempre indietro per numero di iscritti nelle facoltà scientifiche. Battuta d’arresto anche per le ragazze ferme al 17%: «Voti di laurea più alti, ma tassi d’occupazione e guadagni più bassi»

24/11/2020
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Corriere della sera

Enrica Dellapasqua

Lombardia sopra la media italiana e Italia sopra la media europea per numero di donne iscritte alle facoltà Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Però, qui da noi, sebbene le studentesse siano più brillanti all’università, vengono poi penalizzate nel mondo del lavoro anche in termini di minor guadagno. E’ quanto emerge dall’ultimo studio sul «gender gap», cioè la predominanza di uomini, nelle lauree tecnico-scientifiche, un settore che muove l’economia: è stato stimato che fino al 2024 le imprese avranno bisogno di 1,5 milioni di occupati con competenze digitali di base o che tra il 2019 e inizio 2020 in Italia sono stati pubblicati 337.485 annunci per professioni accessibili con lauree Stem. Ecco che allora questo studio promosso da Assolombarda, nell’ambito del progetto STEAMiamoci, ed elaborato dall’Osservatorio Talents Venture, invita a riflettere in chiave economica: «Essere il principale bacino nazionale di competenze Stem - dice infatti Alessandro Spada, presidente di Assolombarda - non è sufficiente se consideriamo che l’Italia registra ancora pochi iscritti totali, uomini e donne, posizionandosi al di sotto della media europea: solo il 25% degli studenti italiani studia nelle facoltà scientifiche contro il 28% di quelli europei».

La spinta della Lombardia

L’indagine dimostra che il numero di iscritti Stem in Lombardia (che fa registrare la crescita maggiore insieme a Molise, Emilia Romagna e Piemonte) è aumentato del 15% negli ultimi 5 anni, e che le ragazze (più 17%) si sono iscritte più dei ragazzi (più 15%), in particolare tra gli atenei di Milano, Lodi e Pavia. Questo mentre in Italia sta accadendo esattamente il contrario, visto che cresce più velocemente il numero di iscritti uomini rispetto a quello delle donne. Mentre - e questo dato conferma anche la diversa propensione nei Paesi fuori dall’Italia - le facoltà scientifiche attraggono più di un quarto (il 28%) delle studentesse straniere iscritte all’università italiana. In generale, comunque, sebbene in numeri assoluti - ragazzi e ragazze - l’Italia resti indietro come iscritti complessivi, il dato sulla presenza femminile al 17% è sopra la media europea del 16% (15% in Francia, 13% in Spagna).

Battuta d’arresto delle iscrizioni rosa

Nell’università italiana le donne (dati 2018/2019) rappresentato il 55% degli iscritti, la maggioranza. Invece, nei corsi di laurea Stem, si fermano al 37%. Dalla ricerca emerge, per esempio, che la presenza di ragazze passa dall’82% del gruppo Letterario, filosofico, artistico e storico al 20% del gruppo di Ingegneria elettronica e dell’informazione. In effetti, dopo il record registrato nell’anno accademico 2017/2018 la crescita della percentuale di ragazze che hanno scelto queste materie si è fermata, e negli ultimi cinque anni il numero di ragazzi che ha scelto una facoltà Stem è cresciuto (7,8%) più velocemente rispetto a quello delle ragazze (6,9%). Divario che si ritrova nel mondo del lavoro. Le migliori performance (media del voto di laurea 107,3 rispetto al 106,4 dei ragazzi) non sembrano poi riconosciute una volta fuori dall’università: a fronte di un tasso di occupazione per queste discipline del 91,2%, i neolaureati raggiungono il 91,8% e le neolaureate si fermano all’89,3%. Stessa disparità in termini di salario (media 1.490 euro): 1.510 euro gli uomini e 1.428 euro le donne. «Il gender gap - conclude Spada - mina la competitività delle nostre imprese, può essere colmato solo promuovendo un forte cambiamento culturale».


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