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La teoria a casa, i compiti in aula così si impara nelle classi capovolte

Arriva in Italia il metodo Usa. I professori: facciamo programmi su misura

06/03/2014
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la Repubblica

Valerio Mammone

PARMA
NELL’AULA della terza A del liceo scientifico “ Paciolo- D’Annunzio”, a Fidenza, non c’è la cattedra. Gli studenti sono seduti intorno a quattro tavoli rotondi e non stanno zitti un attimo. Eppure è l’aula più innovativa di questa scuola della provincia di Parma. L’istituto sta sperimentando un nuovo metodo d’insegnamento.LA “Flipped classroom”, in italiano la “classe capovolta”. Il metodo è nato negli Stati Uniti e, da un paio
d’anni, ha cominciato a diffondersi anche in Italia: è stato adottato soprattutto nelle scuole medie, come l’Istituto comprensivo di Cassino, e nelle superiori, come l’Istituto Tosi di Busto Arsizio e il liceo Gioia di Piacenza. Tra pochi giorni, all’università di Padova comincerà un corso di perfezionamento dedicato alla “Flipped classroom”, che è aperto agli insegnanti di tutti i livelli, dall’università alle scuole primarie.
Ad essere “capovolti” sono due momenti tipici della giornata di ogni studente:
la lezione frontale con la spiegazione dell’argomento del giorno, che con questo metodo si fa da soli a casa; e i compiti a casa, che invece si fanno a scuola insieme ai professori. Questo ribaltamento è possibile grazie a internet e alle nuove tecnologie. In questi giorni, per esempio, la terza A sta studiando il Canzoniere di Petrarca. A casa i ragazzi hanno guardato alcune fonti consigliate dalla professoressa: siti internet, appunti preparati dall’insegnante, video su Youtube o su piattaforme di corsi online (come l’italiana OilProject). In uno di questi video, per esempio, la professoressa spiega una delle canzoni più conosciute di Petrarca, “Chiare, fresche e dolci acque”, soffermandosi sulla sua struttura (numero di stanze, versi e rime), sulle sue figure retoriche e, più in generale, sul suo significato. Tornati in classe — dopo aver studiato questi materiali — , i ragazzi sapevano già riconoscere alcune figure retoriche come la metafora o distinguere un sonetto da una canzone in base alla struttura. E la professoressa li ha fatti esercitare: li ha divisi in gruppi, assegnando a ognuno una poesia diversa, e gli ha dato un’ora di tempo per fare l’analisi del testo. Durante l’esercitazione, qualcuno chiedeva consigli, qualcun altro alzava la mano per dire che non aveva capito. E l’insegnante girava fra i banchi per rispondere alle domande di ognuno.
Così l’istruzione diventa personalizzata. Graziano Cecchinato, ricercatore dell’Università di Padova che coordina il progetto della scuola di Fidenza, spiega l’importanza del ribaltamento: «Quando faccio lezione parlo a tutta la classe, ma ogni studente apprende in modo diverso: può succedere, che gli studenti bravi si annoino e che quelli meno bravi si sentano esclusi. Con questo metodo chi impara più lentamente a casa può consultare i video più volte; gli altri possono saltare gli argomenti che conoscono e approfondirne altri. Mentre in classe il professore ha la possibilità di seguirli uno a uno e intervenire subito se qualcuno non ha capito».
Il liceo “Paciolo-D’Annunzio” è una scuola pubblica e ha avviato la sperimentazione grazie a un finanziamento di 20 mila euro (5 mila li ha messi la
gli altri 15 la fondazione Cariparma) con cui ha comprato banchi modulari, due videoproiettori interattivi, 20 netbook — uno per studente — e ha formato tutti i professori della terza A (anche grazie al contributo dell’Associazione docenti e dirigenti scolastici italiani). La preside del liceo, Beatrice Àimi, spera di continuare la sperimentazione in terza A e di estenderla anche ad altre classi. Ma avverte: «Oggi la scuola è ancora bloccata dalla rigidità degli spazi e degli orari (27 ore settimanali nel biennio, 30 nel triennio, ripartite per materie), ma per innovare l’insegnamento questi devono diventare più flessibili».


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