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La storia veneta entra nelle scuole

Il ministro dell'istruzione e il governatore Zaia sono d'accordo, ora si scriverà il programma

17/10/2018
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Zampata leghista sui programmi scolastici. La storia veneta, in particolare quella dell'emigrazione, diventerà materia di studio nelle scuole della Regione, dalle elementari alle superiori, e sarà riconosciuta con crediti formativi. L'intesa tra il ministero dell'istruzione, Marco Bussetti, in quota Lega, e il governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, nell'aria da settimane, è stata firmata ieri. Ora si passerà alla fase attuativa, con una commissione che dovrà stilare il programma sul quale dovranno aggiornarsi anche gli insegnanti.

Un primo passo verso la razionalizzazione dell'istruzione su cui il Veneto, insieme a Piemonte e Lombardia, ha un tavolo aperto con il governo centrale per la gestione autonoma delle risorse relative alle funzioni trasferite. E tra queste c'è anche l'istruzione.

Il dossier è in mano a Erika Stefani, ministro leghista degli Affari regionali. In ballo dieci anni di gestione autonoma delle risorse anche «in materia di politiche attive per il lavoro». Definizione nella quale Zaia fa rientrare la gestione del personale scolastico. Poi c'è la formazione professionale e anche l'attivazione di un'offerta integrativa di percorsi universitari per favorire lo sviluppo tecnologico, economico e sociale del territorio.

L'intesa sulla storia veneta «è un'anteprima dell'autonomia regionale che verrà», rivendica Zaia, «in Veneto l'identità storica, culturale e linguistica è forte e radicata dopo 1.100 anni di governo della Serenissima. Questa non è una operazione amarcord, ma di valorizzazione di un patrimonio culturale che è vivo e ricchissimo», rivendica il governatore, «nella nostra regione sette persone su dieci pensano e parlano in lingua veneta».

Ha provato ad abbassare la temperature Bussetti: questa esperienza «verrà esportata anche in altre regioni perché trova fondamento nel quadro normativo nazionale della scuola dell'autonomia». E sulla prospettiva di un ministero dell'istruzione nazionale che non abbia più la gestione di tutto il personale scolastico mette le mani avanti: «Io non cederò il dicastero, in caso di devoluzione della competenza alla Regione, vedremo col tempo in che modi rivedere l'organizzazione scolastica».

Intanto si va avanti nell'affermazione della cultura e dell'identità veneta. L'intesa prevede che Regione e Ministero costituiscano una commissione paritetica (due componenti espressi dall'Ufficio scolastico regionale, che è ramificazione territoriale del ministero, e due dalla Giunta regionale del Veneto) che selezionerà i formatori e valuterà le proposte formative.

Il Ministero si impegna a mettere a disposizione 5 insegnanti, scelti con procedure trasparenti nell'ambito della quota di potenziamento del corpo docenti, che dovranno elaborare il piano di studi annuale di proposte formative, in ambito letterario e umanistico, da offrire alle scuole. Obiettivi del piano congiunto è far conoscere e studiare «il patrimonio storico-culturale nelle sue dimensioni nazionali e locali», «sviluppare le competenze degli alunni attraverso approfondimenti integrati e interdisciplinari inerenti il patrimonio storico e culturale del Veneto», ma anche valorizzare l'orientamento verso professioni in grado di contribuire allo sviluppo del turismo culturale, sostenere attività di ricerca-azione in musei, biblioteche, archivi, enti e istituzioni culturali, innovare la didattica e incentivare i rapporti tra didattica e ricerca storico-documentale.


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