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La stampa-Scuola, un male necessario

La scuola è considerata un male necessario, ma anche un luogo insostituibile di relazione, per costruire complicità con i coetanei RADIOGRAFIA DI UNA GENERAZIONE TRA TECNOLOGIA E SENTIMENT...

19/09/2003
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La Stampa

La scuola è considerata un male necessario, ma anche un luogo
insostituibile di relazione, per costruire complicità con i coetanei

RADIOGRAFIA DI UNA GENERAZIONE TRA TECNOLOGIA E SENTIMENTO
MILANO
VOGLIONO tutto, ma soprattutto il personal computer. Vogliono anche essere liberi, di fare cosa poi, non sanno spiegarlo bene. Ma comunque liberi, senza scocciatori intorno (i professori, al primo posto), senza troppe responsabilità, noie, obblighi. Che tutto vada bene, che la famiglia sia tranquilla, e gli amici (al primo posto, però nella categoria "valori") affettuosi e comprensivi, il computer sia molto potente e affidabile, il telefonino un compagno fedele, e allora sì, tutto sarà perfetto, nel mondo dorato dei sedicenni italiani d?oggi.
Il ritratto lo ha preparato l?istituto Eurisko per conto della Intel - il maggior costruttore mondiale di microprocessori - che ammette subito, per bocca del suo amministratore delegato italiano Dario Bucci, che "i sedicenni sono il mercato di domani", e il fatto che il pc (portatile, non fisso) sia il primo oggetto del desiderio di questi ragazzi non può che fare molto piacere, all?azienda che fornisce di "cervello" l?80% dei computer di tutto il mondo.
Detto questo, la ricerca sforna un identikit del sedicenne tipo che molti, tra genitori ed insegnanti, riconosceranno al volo: contento di vivere la sua età, ma ansioso di raggiungere la maggiore età, quando finalmente otterrà il maggior simbolo di autonomia possibile e sognabile, ovvero l?automobile.
In un contesto simile, il conseguimento della patente di guida diventa "il marchio simbolo concreto della raggiunta autonomia e maturità, forse molto più del diploma scolastico", concludono i ricercatori dell?Eurisko. E il motorino "un pallido pre-significato dell?auto". Meglio averlo, ovvio. Ma l?auto è un?altra cosa: significa libertà (l?ideale è una macchina con: potente impianto stereo, tre-quattro amici a bordo e un pc nel baule). E chi paga la benzina? Sul punto non si hanno risposte (ma basta chiedere ai propri figli e figli di amici, e la risposta di solito è: "Boh").
Libertà uguale mobilità, intesa sotto diversi punti di vista (tutti quelli immaginabili, praticamente): significa "non sostare mai in un posto, su un oggetto, in un luogo mentale, ma muoversi dinamicamente ?attorno?: da un locale all?altro, da una casa all?altra, visitando siti, cercando il noto e a volte trovando l?ignoto". Per vivere così, servono mezzi: l?auto o la moto, il computer (ma che sia portatile), e naturalmente il telefonino. Che deve essere ultimo modello, e viene esibito "come simbolo di relazione con gli altri, e il mondo, come libertà di comunicare, di modernità". Simbolo di "evasione dai contesti in cui sei costretto a vivere e che limitano la libertà", come la scuola, dove il telefonino è vietato.
La scuola è vissuta come un male necessario. Rappresenta la passività, lo star fermi (non solo fisicamente), un sapere inutile e datato, e "tutte le regole che i sedicenni fuggono come la peste", spiegava ieri Mario Lucchini di Eurisko. Ma serve, almeno per ottenere il "pezzo di carta" che i ragazzi riconoscono ancora come l?abilitazione "ad essere qualcuno", e quindi - spesso molto, molto malvolentieri - accettano di frequentare la scuola superiore (dopo si vedrà, l?università è un optional).
La scuola però risulta essere anche "un formidabile, unico, insostituibile luogo di relazione con gli altri", cioè i coetanei. "Laboratorio adolescenziale di scambi e complicità", dove talvolta si fanno incontri carismatici, "con professori ?diversi? o ?fichi? nel senso del fascino intellettuale" (ma questa non è una novità, da che esiste la scuola).
Gli adulti comunque restano sullo sfondo, un po? sfocati. Avere a che fare con i genitori è sempre un problema, ma la relazione non è più di ribellione: la famiglia è un posto comunque importante (da cui non si vuole più scappare, come un tempo), "il luogo del consiglio, del confronto e dell?appoggio, materiale e morale". Ai genitori ci si contrappone per differenza - come sempre è successo - ma soprattutto li si compatisce, poveretti: "Ti criticano perché ti invidiano, non hanno mai avuto la libertà e la spensieratezza di cui oggi noi godiamo", riassumono gli autori della ricerca (che sono stati aiutati da un gruppo di psicologi, negli incontri con i 300 ragazzi del campione esaminato).
I quali sono ben consapevoli di avere di privilegi e di godere "di un benessere quasi esagerato. Ma non importa: vogliono tutto, e se possibile, di più". Così, lo stereo passa in cavalleria, se c?è il personal computer portatile (che è il nuovo totem, l?ultimo oggetto simbolo fortemente desiderato). E il cellulare è ormai scontato e dovuto (quale genitore non fornisce di telefonino il figlio, "così so sempre dove sei?").
Il pc è l?aspirazione, è il futuro, è un oggetto che di solito usano solo "i grandi che lavorano". Strumento "magico", con cui si pensa sia possibile fare tutto. Mezzo di comunicazione di cui non si può fare a meno, per via della navigazione su Internet. "Il computer riflette me stesso in maniera digitale", ha dichiarato uno dei ragazzi intervistati. A patto che sia tutto "loro", non condiviso con altri, fratelli o genitori. Privato come una volta era il diario (con tanto di lucchetto e chiave...). Un totem, al momento, e dopo chissà cosa arriverà mai, nei sogni dei teen agers italiani.

Se uno studente italiano si laurea in Medicina in Inghilterra, da noi non potrà esercitare la professione: in Italia la sua laurea è carta straccia. Una situazione paradossale, in un?epoca in cui tanto si parla di Europa unita. Per questo a Berlino si è riunita la Conferenza dei ministri europei dell?Istruzione superiore, presieduta da Letizia Moratti. Un appuntamento biennale che segue quello di Praga del 2001 e che rientra nell?obiettivo di costruire, entro il 2010, lo Spazio europeo dell?istruzione superiore, come stabilito con la Dichiarazione di Bologna sottoscritta nel ?99 da 29 ministri europei. In Germania sono presenti anche i ministri di Russia e altri Stati balcanici. Ogni studente europeo dovrebbe in futuro poter proseguire, con i sussidi nazionali, gli studi in un altro Paese europeo.


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