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La Stampa-Scuola, "bocciata" la riforma Moratti

TRA I PUNTI SOTTO ACCUSA, LA PARZIALE REGIONALIZZAZIONE DEI PROGRAMMI E LA CREAZIONE DI ISTITUTI DI SERIE A E B Scuola, "bocciata" la riforma Moratti Il Consiglio nazionale contesta il ricorso a...

11/04/2002
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La Stampa

TRA I PUNTI SOTTO ACCUSA, LA PARZIALE REGIONALIZZAZIONE DEI PROGRAMMI E LA CREAZIONE DI ISTITUTI DI SERIE A E B
Scuola, "bocciata" la riforma Moratti
Il Consiglio nazionale contesta il ricorso alla delega

ROMA

In dodici pagine il Consiglio nazionale della Pubblica istruzione (Cnpi) - il più alto organo di rappresentanza della scuola - boccia la riforma Moratti. Il testo non è ancora di pubblico dominio (dovrebbe diffonderlo oggi il ministro stesso, anche se sono circolate alcune copie "pirata") ma le critiche riguardano soprattutto il ricorso alla delega, il doppio canale tra istruzione e formazione, la regionalizzazione di una parte dei programmi. Il Cnpi è il più alto organo collegiale della scuola, ed è eletto con gli stessi criteri di tutti gli altri: si costituiscono delle liste, in genere collegate a sindacati e associazioni professionali, e con questo sistema vengono eletti a questa specie di "parlamentino" dell'istruzione, i rappresentanti di tutte le categorie, quindi insegnanti e presidi, ispettori e bidelli, personale amministrativo e tecnici. In totale il Consiglio è costituito da 75 componenti, di cui una settantina eletti e gli altri nominati dal Cnel e dall'amministrazione stessa. Presidente è il ministro che, quindi, ieri pomeriggio ha assistito all'impietosa disamina della sua riforma. Le critiche mosse dal Cnpi sono di due generi: di metodo (soprattutto) e di merito. Cominciamo con il metodo. Il Consiglio è chiamato dal ministro ad esprimere pareri oppure, di sua iniziativa, può decidere di darne. L'opinione così espressa non è vincolante ma - è stato fatto notare al "presidente-ministro" - ha un senso se chiesta preventivamente. In questo caso, invece, il Consiglio ha contestato di essere stato convocato sulla riforma solo il 25 febbraio, quando cioè i giochi erano fatti, nel senso che il governo aveva già definito un disegno di legge e aveva anche deciso di affidarlo ad una delega. Ieri quindi il Cnpi ha votato un documento nel quale si sottolinea che non verrà espresso sul disegno di legge di riforma, né un parere positivo né uno negativo, appunto per quei problemi di "metodo" di cui sopra. Il senso è: "Non ci avete consultato prima e adesso che volete che diciamo?" Ciò nonostante i componenti eletti del Cnpi non hanno rinunciato a esprimere alcune valutazioni di merito. Una commissione si è occupata nelle scorse settimane di stilare il "cahier de doléances" che ieri è stato letto - presente il ministro - e votato praticamente all'unanimità, nel senso che su 75 rappresentanti ci sono stati un solo voto contrario e quattro astenuti. Le lamentele sono varie e anche molto tecniche. Vale la pena di sottolineare però quattro punti: 1. Il ricorso alla delega che sottrae la riforma ad un libero dibattito incanalandola entro uno schema rigido; 2. L'anticipo delle scuole materna ed elementare dato come un semplice servizio su domanda delle famiglie, senza un adeguato intervento pedagogico mirato al bambino; 3. La parziale regionalizzazione dei programmi che costituisce una frattura nel tessuto unitario del percorso didattico e dà adito a esasperazioni territoriali e partitarie; 4. Il doppio canale istruzione-formazione che "inevitabilmente" riproporrà una classificazione tra scuole di serie A e B. Non si tratta di critiche inedite. Peraltro, anche un sondaggio commissionato dallo Snals, il maggior sindacato autonomo della scuola, e illustrato ieri nel corso di un convegno, ha dimostrato una sostanziale perplessità degli intervistati (64 mila docenti) su alcune questioni ancora aperte della riforma: il 74 per cento, per esempio, non approva il ricorso alla delega e il 90 per cento è preoccupato per l'incertezza delle risorse economiche di cui la riforma potrà usufruire.


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