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La Stampa-Ricerca:Una riforma che crea soltanto burocrazia

Una riforma che crea soltanto burocrazia" Il presidente: "Il ministro mi ha fatto fare anticamera per un anno e mezzo" 14/5/2003 ROMA LA voglia di far sentire la propria voce. "Sono rimasto a...

14/05/2003
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La Stampa

Una riforma che crea soltanto burocrazia"
Il presidente: "Il ministro mi ha fatto fare anticamera per un anno e mezzo"

14/5/2003

ROMA LA voglia di far sentire la propria voce. "Sono rimasto al mio posto per poter esprimere le mie valutazioni con tutti coloro che lavorano al Cnr e tentare di far capire i gravi danni che si stanno causando": Lucio Bianco, appena dimessosi dopo sei anni da presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, racconta la sua "resistenza". Gli brucia che il ministro dell'Iistruzione e della ricerca Letizia Moratti abbia impostato "senza nemmeno interpellarmi" la riforma della ricerca che ha ricevuto il parere favorevole del parlamento e attende il via definitivo dal consiglio dei ministri.

Professor Bianco, perchè si dimette proprio ora?

"Dopo la sentenza del Tar, che a marzo annullò il commissariamento del Cnr ritenendolo infondato, dichiarai che era importante ristabilire la legittimità degli atti di governo e intervenire nel confronto parlamentare sul riordino della ricerca. Alle Camere ho dato il mio contributo nella veste istituzionale di presidente del Cnr. Al Cnr siamo tutti molto critici sul decreto delegato per il riordino della ricerca: ritenevamo di dover fare questa battaglia".

Compete a un ente pubblico fare una battaglia?

"La comunità scientifica ha il diritto-dovere di manifestare il suo punto di vista; non ha potuto farlo prima della presentazione del decreto".

Perchè?

"Non ho mai parlato con il ministro Moratti durante l'anno e mezzo trascorso dalla sua nomina fino alla presentazione del decreto. Pur avendolo chiesto più volte, ho avuto un colloquio solo dopo l'annullamento del commissariamento. Mi sarei aspettato che, indipendentemente dalla richiesta, il ministro mi ricevesse per conoscere la situazione del Cnr. Il rifiuto di parlarmi è incomprensibile".

Accusa la Moratti di ignorare i diretti interessati?

"Non sto accusando, dico cosa è accaduto. Ho chiesto più volte con il consiglio direttivo del Cnr di parlare con il ministro, ma la Moratti ha preferito non farlo. E' una sua scelta".

A lei la riforma non piace nonostante le evidenti carenze della ricerca, vero?

"Le carenze della ricerca italiana non sono eliminate con la riforma. Anzi, i problemi sono aggravati. Il decreto Moratti non individua le soluzioni; si limita a trasformare il Cnr da ente di ricerca non strumentale (cioè non legato solo a interessi di breve periodo) a ente strumentale e quindi di servizio".

Non bisogna collegare meglio ricerca e imprese?

"Certo. E' convinzione diffusa nel mondo che la ricerca non pianificata e libera dia luogo a innovazioni più radicali. Il Cnr deve guardare lontano. Con la riforma Berlinguer-Zecchino del 1999 si lavora già per valorizzare i risultati della ricerca a fini produttivi. Il Cnr ha notevoli contatti con le imprese".

Per lei la Moratti si preoccupa solo degli interessi più immediati?

"La riforma penalizza la ricerca fondamentale mettendo l'attenzione sul breve periodo e sul rapporto con il mercato".

Ammetterà che oggi il costo del lavoro divora le risorse del Cnr?

"Questo è stato detto all'attuale governo, come ai precedenti. Ma da una dozzina di anni il contributo ordinario al funzionamento del Cnr non è mai stato adeguato. Negli ultimi due anni il contributo è diminuito. L'ultima legge finanziaria del governo Berlusconi ha ridotto il fondo unico per gli enti pubblici di ricerca rispetto a quanto pianificato".

La riforma snellirà il sistema della ricerca pubblica?

"Con la nuova organizzazione si creano strutture come i dipartimenti: aumenta la gerarchia".

Lei è deluso?

"A livello personale non sono deluso; ormai sono abituato alla mentalità del governo a due anni dall'insediamento. Sono invece preoccupato: se si realizerà la riforma, la ricerca pubblica farà un passo indietro".

Cosa farà da ex presidente?

"Continuerò a svolgere il mio mestiere principale, mai abbandonato: l'insegnamento di ricerca operativa all'Università di Tor Vergata. E continuerò a seguire il dibattito sui problemi della ricerca. E a dire la mia".


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