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La Stampa-Il mercato dei maturi

IL NUOVO ESAME ELIMINA ANSIE, MA ANCHE SERIETÀ Il mercato dei maturi 23 giugno 2002 di Gianni Vattimo ERA senz'altro commovente l'aria dolce e materna con cui, nei giorni scorsi, la ministr...

23/06/2002
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La Stampa

IL NUOVO ESAME ELIMINA ANSIE, MA ANCHE SERIETÀ
Il mercato dei maturi

23 giugno 2002

di Gianni Vattimo

ERA senz'altro commovente l'aria dolce e materna con cui, nei giorni scorsi, la ministra Moratti ha cercato di spiegare alle famiglie italiane i grandi vantaggi umani del nuovo esame di maturità, fatto da commissioni composte degli stessi professori che avevano preparato gli alunni durante l'anno di scuola. Finalmente non ci sarebbe stato più lo shock dell'incontro con un gruppo di giudici estranei, non di rado nemici per principio, o insomma decisi a controllare severamente la preparazione degli studenti e il grado del loro impegno. Niente di tutto questo, ormai. Solo una prova finale in cui tutti dovevano sì misurarsi con gli stessi temi e problemi, ma sotto lo sguardo amichevole e familiare dei loro docenti di sempre.

Non c'è dubbio che le famiglie italiane si sentiranno finalmente sollevate, addirittura felici di non dover più affrontare le settimane di ansia di cui solo alcuni di noi ormai portano ancora il ricordo. La commissione non ha più soltanto un membro interno, come si usava, addetto a difendere gli studenti dalle incursioni dei cattivi Cerberi venuti da fuori. Tutti sono interni; e in omaggio al principio della concorrenza tra istituti scolastici, è fin troppo chiaro che cercheranno di bocciare il meno possibile, perché ne va della reputazione e del successo della scuola, di quella determinata scuola. Soprattutto, non dimentichiamolo, se è una scuola privata.

Basta con i sospetti e le ironie sui privatisti, provenienti da istituti con rette costose ma più compiacenti degli istituti statali. Non c'è più differenza, sappiatelo mamme e babbi d'Italia: la sana logica del mercato si è estesa ormai anche alle scuole pubbliche, che devono funzionare come piccole imprese e dunque ampliare la loro clientela. La concorrenza con i ricchi istituti privati spingerà anche quelle scuole a cercare di diplomare il massimo numero di studenti. Naturalmente, nella scuola pubblica si potranno ancora incontrare i soliti guastafeste; ma il loro numero è destinato a diminuire, davanti al problema di salvare comunque il bilancio scolastico che ormai deve essere gestito in modo sanamente industriale. In tutto questo, a scapitarci sarà soltanto il livello dell'istruzione generale degli italiani.

Difficile aspettarsi che da un popolo di somari contenti, e contente le loro famiglie, vengano fuori scoperte, brevetti, dinamismo di nuovi prodotti. Compreremo i brevetti dall'estero, continueremo con condoni e rottamazioni. Pagati come? Ma vendendo qualche monumento, affittando qualche museo. Del resto, i beni culturali piano piano ci diventeranno fortunatamente incomprensibili e quindi del tutto superflui. Europarlamentare Ds


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