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La Stampa-Il 16 aprile sciopero generale

PEZZOTTA: LE PAROLE DI BERLUSCONI NON AIUTANO A RASSERENARE GLI ANIMI. CGIL: QUI SI CREANO ULTERIORI DIVISIONI FRA ESECUTIVO E PAESE. OGGI LE FIACCOLATE "Il 16 aprile sciopero generale contro i licen...

27/03/2002
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La Stampa

PEZZOTTA: LE PAROLE DI BERLUSCONI NON AIUTANO A RASSERENARE GLI ANIMI. CGIL: QUI SI CREANO ULTERIORI DIVISIONI FRA ESECUTIVO E PAESE. OGGI LE FIACCOLATE
"Il 16 aprile sciopero generale contro i licenziamenti"
Decisione unitaria: otto ore di protesta come non succedeva da vent'anni

27 marzo 2002

ROMA - Era da venti anni - governava Spadolini, nel mirino c'era la disdetta della scala mobile decisa da Confindustria - che il sindacato non proclamava uno sciopero generale di otto ore. Il paese, nelle intenzioni di Cgil-Cisl-Uil, si fermerà il 16 aprile. Per protestare contro le riforme dell'articolo 18, dell'arbitrato e contro la decontribuzione delle pensioni per i nuovi assunti. Una decisione, quella di Cofferati, Pezzotta e Angeletti, corroborata dalle polemiche scatenate dalle dichiarazioni di alcuni ministri sui rapporti tra sindacato e terrorismo. E se possibile, motivata a posteriori dalle affermazioni del presidente del Consiglio, che ha confermato l'assoluta determinazione del governo a procedere e ha minimizzato l'importanza e l'effetto dello sciopero generale.

Le segreterie di Cgil-Cisl-Uil hanno deciso di anticipare di un giorno la riunione che doveva fissare la data dello sciopero generale, convocandosi in contemporanea al vertice di maggioranza richiesto da Fini. La discussione tra i vertici sindacali è stata breve e senza polemiche. Come ha spiegato a nome di tutti il segretario generale della Cisl Savino Pezzotta, sono state confermate per oggi le fiaccolate contro il terrorismo: la manifestazione principale si terrà a Roma, dal Campidoglio a Piazza Navona, cui interverranno i tre segretari generali. Ancora, il primo maggio la festa del lavoro vedrà una manifestazione nazionale a Bologna, città colpita dal terrorismo che il 19 marzo scorso ha ucciso Marco Biagi. Il segretario della Cisl sottolinea come l'impegno del sindacato contro i terrorismo "non sia mai venuto, né verrà meno", che le tre confederazioni non hanno bisogno né di "sollecitazioni, né di inviti".

E poi, lo sciopero generale. Ancora una volta, contro le modifiche all'articolo 18, l'arbitrato, e la decontribuzione previdenziale. Le modalità organizzative dell'astensione dal lavoro verrà definita in un secondo momento, ma Pezzotta nega che la scelta della data abbia un particolare valore politico. Cofferati insiste nel richiedere - senza fortuna - una smentita formale da parte del governo delle affermazioni di Bossi, Martino e Sacconi. Ed è dunque chiaro che lo sciopero generale - a parte le motivazioni di merito - diventerà per Cgil-Cisl-Uil anche un momento di difesa del ruolo del sindacato e della sua storia.

E dopo il 16 aprile? Per Pezzotta, "dopo lo sciopero generale non c'è il buio: o il governo ripristina le condizioni per la ripresa del dialogo, ed è quello che io auspico, oppure proseguiremo nella lotta, valutando al momento quali nuove strade intraprendere". La condizione è sempre la solita: lo stralcio della riforma dell'articolo 18. E il 16 incroceranno le braccia anche i Cub, lo Slai-Cobas e il Sin.Cobas; e quel che è più significativo anche l'Ugl, il sindacato vicino ad Alleanza Nazionale. Per l'Ugl, lo sciopero generale mira "a difendere con ogni mezzo la dignità ed il ruolo dei lavoratori", con una protesta che vuole dimostrare "che la bandiera del lavoro non ha colore".

Nel pomeriggio, le affermazioni del premier hanno ulteriormente rinfocolato la polemica. "Berlusconi dica pure che lo sciopero sarà parzialissimo, l'importante è che riesca, e sono sicuro che riuscirà, perché i lavoratori vogliono lasciare in eredità ai loro figli quello che hanno conquistato con le loro lotte", dice al "Tg3" Pezzotta. Per il leader cislino, "le parole di Berlusconi non aiutano a rasserenare gli animi". "Dal presidente del Consiglio - afferma il numero due Uil Adriano Musi - è arrivata la risposta di chi vuole chiudere il dialogo, di chi vede il dialogo come un fastidio e non è disposto ad ascoltare le ragioni degli altri. Berlusconi deve sapere che forse potrà comandare, ma questo non significa governare un paese".

Durissima la replica della Cgil, affidata a una nota, che parla di "affermazioni del presidente del Consiglio gravi e inquietanti", che manifestano un "disprezzo destinato a creare ulteriori divisioni tra il governo nella sua funzione istituzionale e il paese e a provocare l'inasprimento del conflitto sociale". Per la Cgil, l'accostamento tra la piazza e le pistole è "inaccettabile", un accostamento che "ripropone l'idea che l'esercizio di un diritto costituzionale sia equivalente alla pratica distruttiva del terrorismo". [r. gi.]


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