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La Stampa-Epifani:Non si cresce riducendo i diritti

SEGRETARIO CGIL SPIEGA LE RAGIONI DELLO SCIOPERO DI VENERDI' PROSSIMO "Non si cresce riducendo i diritti" Epifani spara a zero su fisco, pensioni, scuola e tv pubblica 18/2/2003 Scalda ...

18/02/2003
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La Stampa

SEGRETARIO CGIL SPIEGA LE RAGIONI DELLO SCIOPERO DI VENERDI' PROSSIMO
"Non si cresce riducendo i diritti"
Epifani spara a zero su fisco, pensioni, scuola e tv pubblica

18/2/2003

Scalda la platea affollata di delegati di tutto il Piemonte il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani - iniziando il suo intervento conclusivo dell'attivo in preparazione dello sciopero di venerdì - con un appello contro la guerra ("occorre disarmare Saddam senza la guerra") e con l'impegno, se questa dovesse diventare realtà, di riportare in piazza i lavoratori. Dal palco, ornato di bandiere del sindacato e del vessillo della pace, Epifani dice chiaro e tondo che con questa Rai - che ignora la manifestazione per la pace, gli scioperi della Cgil e i problemi del lavoro - non è possibile andare avanti e annuncia la disponibilità della sua organizzazione a scendere in campo per raccogliere le firme al fine di ottenere una Rai "trasparente, a servizio dei cittadini e dei lavoratori".
Epifani spiega le ragioni dello sciopero di venerdì. Dice: "C'è un declino industriale evidente e aggravato da questo governo. Non c'è quasi più settore produttivo a alto valore aggiunto in cui l'Italia sia presente; la base produttiva e l'occupazione si restringono, altroché miracolo economico di cui il governo vagheggiava ancora pochi mesi fa". Stabilisce un nesso tra questo sciopero dell'industria "contro il declino" e quello generale del 18 ottobre scorso per i diritti e in difesa dell'articolo 18: "Se un Paese non cresce anche la politica di estensione dei diritti diventa difficile. Il modello del governo e della Confindustria è abbassare il costo del lavoro - che è già il più basso in Europa - comprimere i diritti e aumentare a dismisura le flessibilità e la precarietà. Così, senza puntare su ricerca e qualità, si porta il Paese al declino". Il segretario della Cgil ricorda ai delegati tutti i punti di dissenso rispetto alle politiche del governo sul fisco ("avvantaggia solo i ricchi"), sulle pensioni ("il Tfr appartiene ai lavoratori, non può essere trasferito d'autorità ai fondi pensione"), sulla scuola ("una riforma che ci riporta agli Anni 50"), sui diritti ("si vogliono ridurre a partire dall'articolo 18 che può essere manomesso in qualsiasi momento"). E infine parla della Fiat: "Di cosa stia succedendo quasi nessuno sa più nulla: sono rimasti fuori il sindacato, i lavoratori, l'opinione pubblica del Paese, lo stesso Parlamento". Prosegue: "C'è un problema morale, etico, di trasparenza verso i mercati, i lavoratori e chi ha responsabilità deve avere un rapporto più aperto: questo vale sia per le banche sia per la famiglia azionista. Invece, non si capisce più niente. La Fiat è un patrimonio di questo Paese: non è giusto che se ne discuta in questo modo".


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