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La Stampa-Cofferati: non siamo isolati e la battaglia sarà lunga

GRANDI PASSI VERSO LO SCIOPERO GENERALE DEL 5 APRILE: "IL GOVERNO CONDUCE UNA TRATTATIVA CON CARTE TRUCCATE" Cofferati: non siamo isolati e la battaglia sarà lunga Il segretario della Cgil sott...

23/02/2002
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La Stampa

GRANDI PASSI VERSO LO SCIOPERO GENERALE DEL 5 APRILE: "IL GOVERNO CONDUCE UNA TRATTATIVA CON CARTE TRUCCATE"
Cofferati: non siamo isolati e la battaglia sarà lunga
Il segretario della Cgil sottolinea il buon esito degli scioperi spontanei E ammette: potremmo perdere, ma quel che conta è la coerenza

TORINO C'E' l'"interpretazione autentica" di Forza Italia, ma per Sergio Cofferati le dichiarazioni di ieri di Silvio Berlusconi, che propone 24 mensilità di risarcimento economico ai licenziati, a seguito della modifica dell'articolo 18, chiariscono ogni dubbio sulle intenzioni del governo. "Avevamo detto che era una trattativa a carte truccate - scandisce - riflettano quelli che hanno accettato di negoziare". Il leader della Cgil ieri pomeriggio era a Torino, a discutere (con grande passione) il libro del sociologo Luciano Gallino, che punta il dito sul pesante "costo umano della flessibilità". Poi, una visita alla redazione della Stampa.

La Cgil ha proclamato uno sciopero generale e una manifestazione, ma è isolata. Come si sente, solo tra trentadue leader delle forze sociali a non aver accettato la proposta del governo di avviare un negoziato sul lavoro?

"Sono molto soddisfatto: lo sciopero spontaneo di stamattina alla Fiat è andato benissimo. Se l'azienda ha annunciato percentuali di adesione doppie rispetto a quelle solite, questo vuol dire che la risposta è stata importante. Sono stati scioperi spontanei, e fatti unitariamente. La nostra, certamente, è una scelta difficile. Perché quando un sindacato decide di scendere in campo da solo - in un quadro di rapporti unitari che sono da molto tempo fisiologici - sa di compiere una scelta difficile. E soprattutto dolorosa. Del resto, io sono abbastanza vecchio per ricordare di aver partecipato a un altro sciopero generale proclamato dalla sola Cgil, quello sulle pensioni del 1969..."

Il solito Cofferati che sa pronunciare solo dei no, direbbe qualcuno.

"Se avessi detto un "sì", si sarebbero stupiti tutti. A parte gli scherzi, penso che la coerenza abbia qualche valore, e che i comportamenti debbano essere conseguenti. E poi, la proposta che il governo ci ha esposto a Palazzo Chigi è davvero singolare: "trattate voi", ci hanno detto. E nel frattempo c'è una delega che può rimettersi in moto in qualsiasi momento. Congelamento è un termine del tutto improprio: in realtà sono stati soltanto modificati i termini dell'esame parlamentare della delega, e nel frattempo si avvia un negoziato su materie che - lo abbiamo ripetuto tante volte, unitariamente - non siamo interessati a negoziare. Come i licenziamenti. Né con il governo, né tantomeno con le imprese. Non eravamo disposti prima, non lo siamo a maggior ragione adesso. Gli altri decidano".

Non era meglio partecipare comunque al confronto con le imprese, e aspettare? Nessuno vi avrebbe impedito di ricorrere più avanti agli scioperi.

"Cosa dovevamo aspettare? Io non partecipo alla trattativa sulla delega lavoro. Anche perché intanto alla Camera vanno avanti altre deleghe, sul fisco e sulla previdenza, a cui noi siamo contrari. Che i miei "soci" ci riflettano. Abbiamo scelto, invece, di proclamare la manifestazione nazionale del 23 marzo e lo sciopero generale del 5 aprile, con una tempistica studiata per pesare sul dibattito parlamentare. Non vorrei che con l'enfasi giustamente data alla questione dell'articolo 18 passino in secondo piano gli effetti devastanti della delega sulla previdenza, che ridurrà in modo drastico le pensioni dei giovani e metterà a rischio l'equilibrio del sistema e le pensioni dei più anziani. Insomma, il nostro sciopero generale contesta le quattro dannose deleghe del governo: scuola, fisco, previdenza, lavoro".

Eppure, un congelamento dell'iter parlamentare potrebbe essere considerato già un primo successo del sindacato.

"Non è un caso se abbiamo usato lo stesso termine - stralcio - che adottammo nel 1994. Cgil-Cisl-Uil chiedono che quei provvedimenti vengano cancellati. La proposta del governo comporta soltanto un rallentamento del percorso parlamentare. E noi dovremmo accettare di negoziare con un fucile puntato addosso, sotto ricatto? Io penso che sia un errore grave. E poi il governo dice: discuti con le imprese di tutti i contenuti della delega. Dunque, anche dell'articolo 18 o dello Statuto dei Lavoratori. Noi non siamo disposti".

Il presidente di Confindustria Antonio D'Amato si accinge a rilanciare, con una proposta ampia sul sistema contrattuale. Gli industriali puntano a una "semplificazione" dei livelli contrattuali, imponendo una scelta alternativa tra la contrattazione nazionale e quella territoriale o aziendale, e un diverso raccordo tra contrattazione collettiva e individuale. In particolare, si pensa di consentire all'impresa e al singolo lavoratore di scegliere insieme (all'interno di un menù di opzioni) un mix di soluzioni "collettive" e "individuali
".

"Osservo solo che l'autore delle proposte è tra gli estensori del "Libro Bianco" del governo; è membro del Comitato scientifico di Confindustria; è il relatore che proporrà le modifiche al sistema contrattuale. Quando parlo di collateralismo tra Esecutivo e Confindustria, non dico cose campate in aria".

La Cgil, recentemente, ha condotto due battaglie da sola, in nome della coerenza: quella sui contratti a termine, e la vertenza per il contratto dei metalmeccanici. Ci sono stati scioperi, manifestazioni - anche imponenti - ma avete perduto. Non temete l'isolamento, e una nuova sconfitta?

"Non lo avverto, questo tremendo isolamento. Un'organizzazione sindacale, per sua natura, deve cercare un accordo, e utilizza il conflitto per cercare un accordo. Un sindacato media su questioni come l'orario, il salario; non può mediare sui diritti delle persone. I diritti - specie quelli fondamentali, che incidono sulla libertà delle persone - o ci sono o non ci sono. La Cgil può essere sconfitta? È certo cosa possibile. Ma io sono fiducioso. Ci sarà la nostra grande manifestazione nazionale del 23 marzo; ci sarà lo sciopero generale del 5 aprile. Produrranno effetti, ne sono convinto. Non saranno sufficienti? Ma noi siamo in campo, con il consenso delle persone che rappresentiamo. Anche nel 1994 ci fu un intreccio di trattative e di iniziative di lotta. Alla fine ci fu un accordo".

E come commenta la scelta di Cisl e Uil di negoziare?

"Non voglio polemizzare con Cisl e Uil. Penso che abbiano fatto una scelta sbagliata, un errore grave, ma hanno il diritto di decidere come meglio credono. Quel che conta, per me, è tenere la barra dritta sulla rotta che abbiamo deciso insieme. Io non condivido l'idea di trattare un tema - l'articolo 18 - di cui avevamo chiesto la cancellazione".

Siete accusati di avere un altro obiettivo, di tipo politico: voler dare una "spallata" contro il governo Berlusconi.

"Io ho, come avvenne pure nel 1994, obiettivi esclusivamente sindacali. So benissimo di trascinarmi dietro una croce: tutto quel che faccio, si dice, lo farei per una ragione politica. Ma il tempo è galantuomo. Noi non protestiamo contro il governo. Lottiamo contro il governo per ragioni di merito".

Insomma, vuole proprio tornare alla Pirelli... ma non si sa quanto Tronchetti sia felice di poterla riannoverare tra i suoi dipendenti...

"Torno, torno!". (a cura di Roberto Giovannini)


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