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La Stampa: Cina, la scuola dei suicidi

SELEZIONE PIÙ DURA CHE IN USA E GIAPPONE CINA, LA SCUOLA DEI SUICIDI LA pressione è enorme e tentano di uccidersi. Sono piccoli, a volte piccolissimi, già durante i sei anni di elementar...

07/05/2002
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La Stampa

SELEZIONE PIÙ DURA CHE IN USA E GIAPPONE
CINA, LA SCUOLA DEI SUICIDI

LA pressione è enorme e tentano di uccidersi. Sono piccoli, a volte piccolissimi, già durante i sei anni di elementari però non ce la fanno più e crollano. Una ricerca ufficiale ha trovato che il 27 per cento degli scolari delle elementari e il 32 di quelli delle medie, superiori e inferiori, ha subito dei disturbi psicologici, e fra questi non sono pochi quelli che hanno cercato di togliersi la vita. Il motivo è semplice: la pressione eccessiva della selezione scolastica. Perché alla fine del liceo solo quattro studenti su cento riusciranno a entrare all'università, contro circa il 40 per cento del Giappone o degli Usa. Il resto, come una volta si diceva per chi non riusciva a superare gli esami di stato per la carriera di funzionario statale, mandarino, rimarrà dall'altra parte del ponte. La soluzione è difficile. Negli ultimi anni gli ammessi all'università sono raddoppiati, ma ancora non bastano a diminuire la pressione, anche perché anche le università non sono tutte uguali e solo una decina sono quelle veramente buone. Così aprire università a rotta di collo e allargare le iscrizioni abbasserebbe immediatamente la qualità degli studi e ciò non lo vuole né lo stato né le famiglie che sono il motore primo della pressione sui ragazzi. Infatti per una famiglia di città, con un solo figlio, l'entrata all'università è quasi un obbligo. Il figlio unico rappresenta spesso tutte le speranze di due genitori e quattro nonni che da una parte viziano il bambino, ma talora gli domandano l'impossibile. Da una parte ne fanno un piccolo imperatore, e dall'altra un piccolo schiavo. Allora fioriscono corsi di ripetizione, doposcuola, padri e madri che restano chiusi in casa a fare i compiti col figlio fino a quando non avrà superato il temutissimo gaokao, l'esame di ammissione all'università. Proprio contro questo sistema era insorto Mao ai tempi della Rivoluzione culturale chiudendo l'accesso all'università agli studenti liceali e aprendolo solo ai contadini, agli operai e ai soldati. Ma anche in quel momento esisteva una qualche forma di esame; fino all'esame consegnato in bianco dall'allora celeberrimo, e ora famigerato, Zhang Tiesheng nel 1974. Il rifiuto di quell'esame venne usato dalla Banda dei quattro come una bandiera contro un sistema scolastico classista e oppressivo. Oggi l'apertura all'estero, il bisogno di gente qualificata, la voglia di svilupparsi ha riportato tutto a com'era prima e anche peggio, perché nel frattempo, appunto, il figlio è diventato uno e una famiglia in qualche modo non può permettersi di sbagliare. I primi a lamentarsi della situazione sono i genitori, che vedono i figli smunti, stanchi, infiacchiti giorno dopo giorno. Ma i primi che raddoppiano la pressione, si innervosiscono, chiedono l'impegno e la severità dall'insegnante sono sempre i genitori che sognano per il figlio la gloria di dell'università di Pechino, o di Qinghua o di Fudan. E temono come una punizione del cielo che il ragazzo o la ragazza non ce la faccia ad andare a una buona scuola media, non passi l'esame e resti, per sempre di là dal ponte.


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