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La Stampa-ALMENO UN MILIONE IL PERSONALE CHE INCROCERÀ LE BRACCIA

ALMENO UN MILIONE IL PERSONALE CHE INCROCERÀ LE BRACCIA La scuola si ferma per il contratto L'accordo c'era, ma poi è mancato il finanziamento 24/3/2003 ROMA Si manifesterà anche...

24/03/2003
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La Stampa

ALMENO UN MILIONE IL PERSONALE CHE INCROCERÀ LE BRACCIA
La scuola si ferma per il contratto
L'accordo c'era, ma poi è mancato il finanziamento

24/3/2003

ROMA

Si manifesterà anche per la pace, si capisce. Ma se le scuole italiane oggi saranno deserte, lo si deve soprattutto al fatto che i contratti di lavoro del personale (docente e non) sono scaduti il 31 dicembre 2001 e da allora la materia è stata sapientemente palleggiata tra il tavolo sindacale, il ministero, l'Aran (l'agenzia governativa per i contratti pubblici) e il Tesoro. Il risultato, beninteso, è stato un nulla di fatto. Da qui lo sciopero di oltre un milione di dipendenti dell'Istruzione, aderenti a tutte le più rappresentative organizzazioni sindacali: la Cisl che è il maggior sindacato della scuola, la cgil che è la più presente negli organismi elettivi dei singoli istituti, la Uil, lo Snals (il più grande sindacato autonomo), e poi la Gilda, i Cobas e Unicobas. Non ci sarà una manifestazione nazionale a bloccare (come sempre) Roma, ma iniziative distribuite in tutti i capoluoghi di regione, dove i vari segretari andranno a tenere comizi. Daniela Colturani, per esempio, leader della Cisl scuola parlerà a Napoli, il suo collega della Cgil, Enrico Panini, sarà a Milano, e il segretario della Uil-scuola Massimo Di Menna chiuderà la manifestazione di Bologna. Ma cosa vogliono i professori e gli altri lavoratori della scuola? "La prima ragione della mobilitazione - spiega Massimo Di Menna - è il contratto, scaduto nel dicembre del 2001. Nonostante i diversi impegni assunti dal governo e dal ministro Moratti, la trattativa è bloccata e vanta meno disponibilità finanziarie. Noi chiediamo la disponibilità di tutte le risorse economiche già stanziate dal governo su cui vi era un preciso impegno da parte del ministro". In sostanza è accaduto che un accordo tra professori e ministero era stato trovato: il ministro Moratti aveva promesso, per i rinnovi contrattuali, i soldi che avrebbe risparmiato con il taglio delle 8.500 cattedre (a motivo della diminuzione degli alunni), si trattava all'incirca di 265 milioni di euro per il contratto docente e 65 per quello non docente. Il problema è però scoppiato quando l'Aran ha dovuto mettere nero su bianco: quei soldi non c'erano più, il ministro Tremonti non era più in grado di trasferirli alla scuola. Inutile dire che le trattative "tecniche" si sono succedute a raffica, ma non se n'è cavato nulla di concreto. Quanti soldi ci siano ora a disposizione nessuno lo sa, e lo sciopero è stata l'unica via d'uscita per i sindacati. Ma la questione dei soldi è ancora più complessa. Alla scuola il presidente del Consiglio Berlusconi promise e ribadì più volte, un finanziamento straordinario di 8-9 miliardi di euro nell'arco della legislatura. Ma anche di questa ipotetica elargizione si sono perse le tracce, quando invece, sarebbe servita sia per adeguare gli stipendi dei docenti ai tanto decantati livelli europei (all'incirca +15%), sia per migliorare la qualità della didattica. Invece si sono visti solo tagli di cattedre e perfino della spesa corrente (all'incirca del 12%, attraverso il decreto tagliaspese). In tutto questo neppure le risorse per l'attivazione della riforma fresca di approvazione sono certe, o almeno questo è il punto di vista dei sindacati e per queste ragioni oggi la scuola sarà in sciopero. Il ministro Moratti, da parte sua, sta invece lavorando ad un piano finanziario per la riforma che dovrà presentare ai primi di giugno, quanto alle "risorse aggiuntive" da investire sulla qualità della didattica, le ha sempre considerate una priorità. Ma - com'è noto - non è lei a tenere la cassa, e quindi le cose vanno come vanno. C'è poi la questione annosa dei precari. Ci sono circa 110 mila lavoratori (per lo più insegnanti) che nella scuola ci stanno di fatto e da anni. Il sindacato chiede di sanare questa situazione nel momento in cui il ministro si appresta ad emanare i decreti legislativi sulle nuove modalità di accesso alla professione docente. Infine - si diceva - c'è la guerra, e la scuola in sciopero oggi sarà tutta per la pace.

Raffaello Masci


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