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La scuola si svuota, a settembre in classe centomila studenti in meno

Il calo colpisce soprattutto gli istituti del Sud che in cinque anni hanno perso quasi un alunno su dieci

21/05/2021
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la Repubblica

Salvo Intravaia

Centomila alunni in meno in appena 12 mesi. E le scuole italiane si svuotano a un ritmo incalzante, che nei prossimi anni dovrebbe addirittura accelerare. I primi dati sugli alunni delle scuole statali per il 2021/2022 sono stati forniti dalla Flc Cgil. Al ministero dell’Istruzione, mettendo a punto gli organici del personale docente e Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario), si sta preparando il prossimo anno scolastico. Alla base dei numeri che decretano un calo della cosiddetta popolazione scolastica superiore alle 101mila unità le iscrizioni chiuse lo scorso mese di gennaio. Ma non solo. Nel conteggio degli alunni che affolleranno le classi fra quattro mesi anche coloro che presumibilmente verranno bocciati tra giugno e settembre, un numero che non dovrebbe essere alto, e le elaborazioni del cervellone ministeriale che negli ultimi anni ha praticamente azzeccato tutte le previsioni. E’ stato lo stesso ministro Patrizio Bianchi, nel corso dell’audizione alle camere sulle linee guida del suo dicastero, a parlare di questo fenomeno. Secondo i dati forniti dall’Istat sulla popolazione italiana dei prossimi decenni, quella di età compresa fra i 3 e i 18 anni calerà di un milione di unità entro il 2031. E’ come se rispetto all’anno corrente a settembre sparisse un’intera città come Novara e nel 2031 una grande città come Napoli. La crisi economica che non aiuta i giovani a farsi una famiglia e il conseguente calo delle nascite, gli alunni di origine straniera che non crescono più ai ritmi degli anni passati e il cambio dello stile di vita delle famiglie italiane hanno già determinato un calo consistente degli alunni che, secondo l’Istituto nazionale di statica, continuerà ancora per diversi anni. Analizzando l’andamento degli ultimi decenni il decremento degli alunni non appare come una buona notizia. A cavallo tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta del secolo scorso, in pieno boom economico, il numero di alunni delle scuole crebbe dai 7 milioni e 309mila alunni nel 1955/56 agli 8milioni e 909mila del 1965/66. In questo caso il dato comprende anche gli alunni delle private ma il milione mezzo di alunni in più dà comunque l’idea del trend di quegli anni. Attorno ai primi anni ‘70 si inverte l’andamento. E il calo degli alunni accompagna tutte le crisi economiche degli ultimi cinquant’anni. Negli ultimi cinque, le scuole italiane hanno detto addio a più di 400mila tra bambini, ragazzini delle scuole medie e studenti delle superiori. Con un taglio del personale che si è arrestato soltanto con la pandemia. Ma la Flc Cgil suggerisce di approfittare di questo momento.   “Il calo demografico nei suoi aspetti negativi – spiegano da via Leopoldo Serra – può permettere di rivedere e potenziare il tempo scuola dell'intero Paese ed abbassare il numero degli alunni per classe, rivedendo i parametri per la formazione delle classi”. Ma sembra che il calo degli alunni non produrrà gli effetti desiderati. Almeno per il momento. “Il nuovo anno scolastico – continuano dalla Flc Cgil – vedrà una diminuzione di oltre 100mila alunni di cui quasi 58mila nelle regioni meridionali. Un Paese che si sta "svuotando", che si sta impoverendo nel suo tessuto sociale a partire dalle sue aree interne avrebbe bisogno di una scuola che "leghi" i suoi studenti al territorio e che li faccia diventare motori dello sviluppo civile e culturale”. L’auspicio del sindacato è che “dopo più di un anno di didattica a distanza occorre che il rientro a scuola sia caratterizzato da un forte ritorno della socialità, base della relazione educativa”. Per questa ragione “potenziare gli organici per aumentare il tempo scuola e ridurre il numero eccessivo degli alunni per classe, deve essere una priorità”.


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