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La scuola non indugia. In piazza contro i tagli

La legge di Stabilità va cambiata, i sindacati della scuola hanno messo in fila una serie di richieste che vanno dal rinnovo del contratto, al pagamento degli scatti di anzianità dal 2012, un piano di investimenti per la scuola pubblica e un piano pluriennale per la stabilizzazione dei precari.

29/10/2013
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l'Unità

Giulia Pilla

La legge di Stabilità va cambiata, i sindacati della scuola hanno messo in fila una serie di richieste che vanno dal rinnovo del contratto, al pagamento degli scatti di anzianità dal 2012, un piano di investimenti per la scuola pubblica e un piano pluriennale per la stabilizzazione dei precari. Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda e Snals-Confsal si rivolgono a governo e Parlamento e per farsi ascoltare hanno messo in cantiere una manifestazione a Roma per il 30 novembre. «Questo è solo il primo passo», ha detto il segretario generale della Flc Cgil, Mimmo Pantaleo, «finora abbiamo avuto risposte insufficienti». Anche Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, promette rilanci e altre mobilitazioni «perché quando c'è di mezzo la dignità delle persone il sindacato non deve fare nessun passo indietro». Sotto accusa è la doppia penalizzazione dovuta al blocco e a quello degli scatti di anzianità sul quale il dissenso è netto. «Ancora una volta si è voluto infliggere a chi lavora nella scuola un'intollerabile penalizzazione, che non si spiega né si giustifica con le difficoltà finanziarie del Paese denunciano i sindacati È inaccettabile che si prelevino dalle tasche dei lavoratori ulteriori risorse» anche perché in questo modo si indebolisce ancor di più il potere d'acquisto delle retribuzioni, peraltro già basso, mentre mancano per i lavoratori pubblici misure di alleggerimento delle tasse. Ma non c’è solo questo: la scuola pubblica ha subito pesantissimi tagli, per i sindacati occorre passare agli investimenti, con un piano pluriennale che arrivi ad allineare la spesa per istruzione e formazione alla media europea. Le risorse si possono trovare dicono e puntano l’indice contro la spesa pubblica improduttiva, tagliando i costi di politica e istituzioni, additano gli sprechi e «la scandalosa evasione fiscale».


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