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La Nuova Sardegna-Insegnanti contro il ministro

Insegnanti contro il ministro "Vuole la scuola degli individui, non della collettività" Anselmo Pitzalis e Antonio Carzedda insegnanti Cobas Siamo due dei 150 insegnanti che sulla Nuova Sardeg...

03/04/2002
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Nuova Sardegna

Insegnanti contro il ministro
"Vuole la scuola degli individui, non della collettività"

Anselmo Pitzalis e Antonio Carzedda insegnanti Cobas

Siamo due dei 150 insegnanti che sulla Nuova Sardegna del 24 marzo hanno espresso la loro preoccupazione sugli esiti catastrofici per la scuola pubblica della riforma Moratti. La preoccupazione cresce e diventa angosciante, dopo aver sentito la dichiarazione di Berlusconi che il suo governo non si farà fermare né dalla piazza né dalle pistole sulla strada delle riforme, perché la filosofia scolastica della Moratti è l'anima profonda dell'attuale governo, è il manifesto ideologico di una nuova destra reazionaria e rancorosa.
Una destra rimasta nascosta dagli anni '60 in poi, e che ora riemerge in tutta la sua violenza, per elaborare un nuovo modello pedagogico: la scuola come strumento di una nuova e più raffinata selezione di classe.
In una intervista al Corriere della sera del 26 marzo la Moratti si rifà il trucco, come titola un quotidiano, e dichiara che la scuola da lei pensata non sarà una scuola azienda, ma una scuola comunità, propone un nuovo patto fra scuola e famiglia e dice che non gli piace la figura del preside manager. Ma la riforma degli organi collegiali con la concentrazione di un enorme potere nelle mani del preside (capo d'istituto, presidente del consiglio di scuola, presidente del collegio dei docenti) elimina ogni equivoco e sembra dire: "È venuto il giorno in cui non c'è più spazio per i dubbi. La scuola sarà gerarchica e con una spiccata vocazione autoritaria".
L'idea di scuola che deriva da tutto l'impianto della riforma Moratti non è certamente quella scritta nella Costituzione: la scuola come spazio pubblico di confronto e di riflessione, come luogo di apprendimento collettivo, come luogo di uguaglianza in cui stanno insieme ragazze e ragazzi di origine sociale diversa, insegnanti di culture e idee politiche differenti.
Il patto educativo fra scuola e famiglia, proposto dalla Moratti, presuppone una scuola che offre un servizio individuale a domanda, in cui le famiglie ne determinano gli orientamenti e gli indirizzi. Si viene, così, delineando una scuola organica alla società che questo governo di centro-destra sta costruendo, una società dove non esistono i corpi di rappresentanza ed una folla di "io" anonimi contratta dei servizi a livello individuale.
Cancellare i contratti nazionali e stipulare contratti individuali, non è forse il significato profondo dell'attacco duro e feroce senza precedenti al sindacato ed in particolare alla Cgil? Il patto fra scuola e famiglia, sulla base della libertà di scelta della famiglia, significherà che la scuola sarà sottomessa alle opzioni individuali delle famiglie, che potranno scegliere anche gli insegnanti. Si comprende, in tal modo, anche l'eliminazione del consiglio di classe, perché in questa scuola, così configurata, la collegialità non serve dal momento che la scuola non si fa garante dell'elevamento culturale di tutti, ma propone percorsi individuali, differenziati, di eccellenza, per cui il singolo diventa sempre più importante rispetto al gruppo. Se, poi, si guarda alla composizione del consiglio di scuola, dove soprattutto alle medie e alle elementari i genitori hanno una maggioranza netta rispetto agli insegnanti, si evince chiaramente la visione della scuola come scuola della famiglia.
La nostra idea di scuola è un'altra. Noi pensiamo che la scuola pubblica, sovvenzionata dallo Stato, deve avere due compiti ben precisi: a) dare ad ogni cittadino le stesse opportunità di crescita, di istruzione, di cultura, per poter affrontare la vita con strumenti che gli permettano di difendere i propri diritti e conquistarne di nuovi; b) garantire che la cultura si sviluppi liberamente senza condizionamenti. Per questo riteniano che la scuola pubblica debba essere una scuola aperta a tutti, che non si basa su programmi differenziati, che non pone nessuna condizione a chi vi si iscrive, che rispetta le idee di ognuno e non ha traguardi diversi da raggiungere tra un istituto e un altro, e non debba avere come obiettivo quello di far passare particolari convinzioni pedagogiche, politiche, religiose (come avviene nelle scuole private, o avverrebbe in una scuola pubblica succube della volontà delle famiglie).
Alla base della scuola pubblica c'è un principio fondamentale: ogni cittadino ha gli stessi diritti degli altri. Chi ha un reddito basso deve poter accedere alla scuola di tutti, con gli stessi professori, gli stessi programmi, tutti quanti insieme ricchi e poveri. È un principio di solidarietà, che sembra non avere cittadinanza nella scuola del governo Berlusconi. Il pericolo che incombe sulla scuola, se passa la riforma Moratti, è che viene meno l'uguaglianza fra i cittadini e che ogni scuola potrà perseguire obiettivi diversi, sostenere ideologie diverse e sulla base di queste selezionare alunni e professori. Una scuola uguale per tutti e libera può essere garantita solo dallo Stato, uno Stato laico e non ideologico. La scuola deve, perciò, rimanere estranea a qualunque condizionamento della famiglia, della Chiesa, dell'impresa.


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