FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3765459
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » La newsletter di Tuttoscuola

La newsletter di Tuttoscuola

Notizie, commenti e indiscrezioni sul mondo della scuola. La newsletter settimanale di Tuttoscuola, la rivista per insegnanti, genitori e studenti. https://www.tuttoscuola.com *****************...

18/02/2002
Decrease text size Increase text size

Notizie, commenti e indiscrezioni sul mondo della scuola.
La newsletter settimanale di Tuttoscuola, la rivista per
insegnanti, genitori e studenti.

https://www.tuttoscuola.com

************************************************************

N. 38, 18 febbraio 2002

SOMMARIO

1. Federalismo scolastico piu' vicino
2. Fuga dalle professionali
3. In ruolo i docenti di religione cattolica/1
4. In ruolo i docenti di religione cattolica/2
5. Ore decisive per la dirigenza scolastica
6. La rivoluzione dell'anticipo
7. I centomila in piazza per la scuola
8. Che fine hanno fatto i risultati delle votazioni per l'ENAM?
9. Master a distanza in pedagogia interculturale

1. Federalismo scolastico piu' vicino

Si vanno chiarendo i tratti che assumera' la "devolution" in campo
scolastico.
La Conferenza unificata Stato-Regioni, riunitasi a Roma lo scorso 14
febbraio, ha dato infatti il via libera ad una nuova formulazione del
disegno di legge sul federalismo, che e' stato approvato in via
definitiva la sera stessa dal Consiglio dei ministri. La modifica e'
apparentemente lieve, ma ha risolto un problema politico che divideva
la coalizione di governo al suo interno, contrapponendo le Regioni del
Nord a quelle del Sud. Il punto era quello che riguardava la
possibilita' per alcune Regioni di attuare il federalismo prima di
altre nelle tre materie ad esse "devolute": istruzione, sanita' e
polizia locale. Nella formulazione gia' approvata dal Consiglio dei
ministri in via preliminare il 13 dicembre 2001 si diceva che
"ciascuna Regione puo' attivare, con propria legge, la propria
competenza legislativa esclusiva" per le citate materie, mentre nel
nuovo testo si dice che "ciascuna Regione attiva" tale competenza. In
questo modo, sostengono le 9 Regioni che hanno suggerito la modifica
(tutte quelle guidate dal centro-destra), tutte le Regioni dovranno
partire assieme, e si evitera' che alcune di esse, piu' pronte di
altre, diano immediata attuazione al federalismo, mentre altre, piu'
lente, resterebbero legate ai precedenti assetti centralistici. In
materia di scuola e di formazione, viene ribadito che la competenza
legislativa esclusiva delle Regioni riguardera' due punti:
a) organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di
formazione;
b) definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di
interesse specifico della Regione.
Si notera' che questa formulazione riserva al livello nazionale, cioe'
allo Stato e a norme nazionali, la definizione dei programmi sia
scolastici che formativi (e questa e' una grossa novita') di interesse
nazionale. Un'eco di questo nuovo assetto dei rapporti Stato-Regioni
la si coglie anche nel disegno di legge Moratti, che all'art. 2, punto
i) prevede che i piani di studio contengano "un nucleo fondamentale,
omogeneo su base nazionale, che rispecchia la cultura, le tradizioni e
l'identita' nazionale", e "una quota, riservata alle Regioni, relativa
agli aspetti di interesse specifico delle stesse, anche collegata con
le realta' locali". Non e' pero' specificato se i "piani di studio"
siano riferiti solo ai percorsi liceali o anche a quelli rientranti
nel canale dell'istruzione e formazione professionale.

2. Fuga dalle professionali

La situazione di incertezza istituzionale, ordinamentale e curricolare
che grava sul destino degli istituti professionali di Stato, e in
parte anche di quelli tecnici (agrari, nautici e aeronautici,
industriali piu' professionalizzanti) sta determinando una forte
inquietudine tra i dirigenti e soprattutto tra i docenti degli
indirizzi interessati. Risulta che molti insegnanti avessero
l'intenzione di chiedere il trasferimento nei piu' rassicuranti licei,
o negli istituti tecnici che non rischiano di essere regionalizzati,
come i tecnici commerciali (la domanda per il passaggio andava
presentata entro il 14 febbraio scorso). Sara' interessante verificare
se questa fuga e' realmente avvenuta.
Intervenendo alla cerimonia di premiazione dei migliori allievi degli
istituti professionali, svoltasi a Roma il 13 febbraio, il
sottosegretario Aprea ha assicurato che il governo "difendera'" questi
istituti dai rischi di frantumazione e perdita di identita' connessi
al loro trasferimento alle Regioni. Ma il disegno di legge Moratti ha
accentuato i dubbi e le incertezze: rispetto al modello inizialmente
proposto dalla commissione Bertagna, che allineava tutti i percorsi su
quattro anni, e disegnava un robusto secondo canale, comprensivo di
tutta l'istruzione professionale e di buon parte di quella tecnica, il
disegno di legge Moratti tende a differenziare in modo netto i due
canali, fornendo ampie assicurazioni di continuita' al primo (quello
liceale, di nuovo quinquennale) e sfumando molto l'identita' del
secondo, la cui struttura e' rimandata di fatto ad operazioni
successive, nell'ambito dell'esercizio della delega. Le conseguenze di
questo quadro di incertezza sulle prospettive dell'istruzione
professionale si fanno sentire anche sull'andamento delle iscrizioni,
che starebbero diminuendo (salvo che per l'indirizzo alberghiero), in
controtendenza con la costante crescita registrata negli ultimi anni
(v. "TuttoscuolaNEWS" n. 32).

3. In ruolo i docenti di religione cattolica/1

Quando forse non se lo aspettava piu' nessuno, il ministro Moratti ha
mantenuto la promessa fatta in autunno e ha portato in Consiglio dei
Ministri il suo disegno di legge per immettere in ruolo i docenti di
religione cattolica. Un ritardo giustificato dall'esigenza di
garantire copertura finanziaria.
Fra maggioranza e opposizione, di proposte di legge in materia ne
erano gia' state presentate ben 17, attualmente proprio in corso di
esame. L'aver assunto direttamente l'iniziativa legislativa in materia
denota l'importanza che il Governo vuole attribuire a questa
questione, confidando probabilmente nel consenso e nel riconoscimento
dell'area cattolica moderata e soprattutto della Cei. Nella passata
legislatura ci aveva provato anche l'Ulivo, ma, nonostante disponesse
delle condizioni favorevoli per portare in porto la legge, si era
perso per strada dopo l'approvazione al Senato.
Il disegno di legge prevede prudenzialmente la copertura del 70% dei
posti esistenti, essendo l'insegnamento della religione cattolica
opzionale per le famiglie. Oggi il 93,4% delle famiglie sceglie di
avvalersi di questo insegnamento, piu' al sud che al nord (si veda la
tabella allegata https://www.tuttoscuola.com/ts_news_38-1.doc ). Nella
scuola dell'infanzia e nella scuola elementare l'insegnamento, che ha
durata media settimanale di 2 ore contro una sola ora nella
secondaria, e' affidato di norma ai docenti stessi della classe, che
possono tuttavia dichiararsi non disponibili. In tal caso subentrano
docenti esterni.

4. In ruolo i docenti di religione cattolica/2

Attualmente i docenti incaricati dell'insegnamento della religione
cattolica sono 22.225 (in leggera flessione nell'ultimo quinquennio).
Su questi posti di incarico annuo si computa quel 70% che rappresenta
il limite massimo di disponibilita' per l'immissione in ruolo, ovvero
circa 15.500 posti. Per la maggior parte di loro il ruolo rappresenta
una normalizzazione del rapporto di lavoro gia' in atto, con garanzia
di sicurezza per il futuro, comunque legata sempre al permanere del
benestare dell'autorita' ecclesiastica.
I sindacati sono su posizioni diverse: la Cisl-scuola aveva da tempo
espresso il suo pieno assenso, soddisfatto lo Snadir, il sindacato
autonomo di settore, mentre la Cgil-scuola e' critica soprattutto per
la previsione contenuta nella legge secondo cui spetta all'autorita'
ecclesiastica (lo prevede l'intesa concordataria tra Italia e Santa
Sede del 1985) il riconoscimento (o il disconoscimento) dell'idoneita'
all'insegnamento. Perplessita' si registrano anche in diversi ambienti
scolastici e tra il personale precario per la possibilita' che i
docenti di ruolo per l'insegnamento della religione cattolica, nel
caso perdano il benestare dell'autorita' ecclesiastica o si ritrovino
soprannumerari per mancanza di posto, possano accedere a posti di
insegnante ordinario, se possiedono la prescritta abilitazione. C'e'
gia' chi vede in questo una comoda scorciatoia.
Tutti i disegni di legge presentati in Parlamento, compresi quelli
dell'Ulivo e della Margherita, prevedono comunque questa possibilita'
di transitare nei ruoli ordinari, ma, sulla base di quanto era stato
gia' approvato nella precedente legislatura, condizionano il passaggio
ad una anzianita' in ruolo di almeno cinque anni.

5. Ore decisive per la dirigenza scolastica

Si decidono nei prossimi giorni tre fatti importanti per la dirigenza
scolastica: il primo contratto (attualmente all'esame della Corte dei
Conti), i bandi di concorso ordinario e riservato per l'assunzione in
ruolo di nuovi dirigenti, e l'ordinanza per gli incarichi di
presidenza.
Negli incontri al MIUR (che riprenderanno martedi' 19 febbraio) si e'
parlato di bandi di concorso per reclutare i nuovi dirigenti e
dell'ordinanza per i nuovi incarichi. Il concorso riservato (docenti
laureati con 7 anni di servizio e un triennio di incarico di
presidenza) dovrebbe essere espletato entro il 2002 in modo da
assumere in ruolo i nuovi dirigenti scolastici fin dal prossimo anno
scolastico.
I docenti che hanno il requisito richiesto di un triennio di incarico
di presidenza sono, secondo alcune stime, oltre mille di elementare e
media, circa 350 di superiore; con diritto riservato al 50% dei posti
risultano essere circa 2.600 nell'elementare e media e oltre 800 nella
superiore.
Per il concorso ordinario si prevedono tempi piu' lunghi.
Poiche' rimarranno nel 2002-03 posti vacanti, sara' necessario
procedere forse per l'ultima volta agli incarichi di presidenza
secondo il vecchio ordinamento. Da qui la prossima emanazione
dell'ordinanza che dovrebbe comunque prevedere l'accesso per tutti i
docenti laureati (compresi quelli di scuola elementare) con anzianita'
di servizio di almeno 7 anni.

6. La rivoluzione dell'anticipo

La carenza di asili-nido pubblici costituisce un problema per molte
famiglie al lavoro che non sanno come collocare i figli sotto i tre
anni. L'anticipo di iscrizione alla scuola dell'infanzia (forse gia'
possibile dal prossimo settembre per i bambini che compiono tre anni
entro il 28 febbraio 2003) potrebbe ridurre le dimensioni di questo
problema. Ma quanti bambini potrebbero avvalersi della possibilita' di
anticipare l'ingresso nella scuola dell'infanzia? Si possono stimare a
regime, almeno in via teorica, circa 180 mila bambini, di cui 100 mila
nelle scuole statali (circa la meta' per il prossimo anno). Basterebbe
comunque l'iscrizione effettiva di 50 mila bambini per creare qualche
problema in piu', perche' quei quattro mesi (a regime) di anticipo -
entrerebbero a scuola bambini anche al di sotto dei 2 anni e mezzo -
determinerebbero certamente dentro la scuola dell'infanzia una piccola
rivoluzione, che il disegno di legge delega per la riforma del sistema
di istruzione cerca in qualche modo di affrontare. Viene infatti
prevista l'introduzione di nuove figure professionali.
Ma su questo punto sorgono degli interrogativi: si pensa al ritorno
alla figura dell'assistente gia' prevista nelle scuole materne statali
fino a circa un quarto di secolo fa, oppure verrebbero introdotte
figure di educatori secondo i migliori modelli degli asili-nido?
Occorrerebbe poi selezionare questo personale e formare gli insegnanti
in servizio alla nuova funzione. E i problemi organizzativi non
finirebbero qui. Il rapporto educatori-bambini nell'asilo nido e' oggi
circa di 1 a 10; il rapporto insegnante-bambino nella scuola materna
statale e' formalmente di 1 a 11,9, ma per la maggior parte
dell'orario e' di 1 a 22, essendo limitata la compresenza delle 2
maestre per sezione. Facile capire che vi sarebbero ripercussioni
sull'organizzazione del servizio, fino quasi a cambiare insomma il
profilo di questa scuola. Anche per queste ragioni sono forti le
riserve del mondo sindacale contro la proposta.

7. I centomila in piazza per la scuola

Venerdi' scorso per le vie di Roma hanno sfilato, secondo le cronache,
almeno in 100 mila, provenienti da tutta Italia per lo sciopero della
scuola contro la politica del Governo e del ministro Moratti.
Snals, Unicobas, Cobas e Gilda hanno tenuto la scena, dopo che i
sindacati confederali della scuola, appagati dall'accordo del pubblico
impiego per le risorse di contratto, avevano da giorni revocato lo
sciopero.
I manifestanti di Roma avevano una provenienza molto eterogenea
(personale della scuola, no-global e studenti) non adatta certamente a
capire come la scuola, soggetto primario dello sciopero, abbia
realmente vissuto questo giorno di protesta. Affermare quindi che la
scuola italiana ha massicciamente aderito alla protesta sembra un po'
azzardato.
Il ministero dell'istruzione ha ufficialmente parlato del 12% di
adesioni (ricavato da un campione di scuole); i manifestanti
ovviamente hanno parlato di percentuali molto superiori. E cosi',
ancora una volta, siamo di fronte ad una guerra di cifre giocata sulla
testa del personale scolastico e delle famiglie.
Come ormai capita da troppo tempo, nelle dichiarazioni del giorno dopo
ciascuna parte reclama la sua "vittoria", senza cercare la verita' che
alla fine potrebbe diventare scomoda o compromettere alcuni equilibri
di forze, ma che sarebbe diritto del personale della scuola e
dell'opinione pubblica conoscere.
A parte la rilevazione campione nel giorno dello sciopero, il
ministero puo' disporre in poco tempo della situazione completa di
adesione in base al referto che tutte le istituzioni scolastiche sono
tenute ad inviare il giorno dopo agli uffici scolastici provinciali.
Perche', nell'era della telematica, non inizia ad avvalersene?

8. Che fine hanno fatto i risultati delle votazioni per l'ENAM?

80 giorni dopo il voto per eleggere il nuovo Consiglio nazionale per
l'ENAM (Ente di assistenza magistrale) non sono ancora noti i
risultati finali. Ecco un altro caso in cui qualcosa che dovrebbe
essere facile e scontato diviene misteriosamente complesso. Sembra qui
che le commissioni elettorali di alcune province non abbiano inviato i
verbali o, se lo hanno fatto, sono emersi errori e incompletezze.
Senza quegli ultimi scrutini provinciali ovviamente non e' possibile
proclamare i risultati finali e nemmeno conoscere i nuovi consiglieri
eletti. E senza consiglio nazionale non si puo' nemmeno fornire al
ministro dell'Istruzione la terna di nomi tra cui scegliere il futuro
presidente. Basta quindi anche un solo verbale mancante per bloccare
tutto. E c'e' gia' qualcuno che parla di ritardi pilotati.
Trapelano intanto dati parziali come quelli che l'Unicobas di Roma ha
reso noti annunciando un successo molto consistente della propria
lista (limitato s'intende agli esiti delle votazioni romane). I dati
definitivi della provincia di Roma vedrebbero comunque il successo
della Cgil con il 21,47% dei voti validi (in aumento di oltre tre
punti percentuali rispetto alle elezioni del '97), davanti
all'Unicobas con il 20,46% (stazionario rispetto al '97), allo Snals
(19,56%) che aumenta di oltre 7 punti percentuali rispetto al '97 e
infine alla Cisl che, con il 12,96%, precipiterebbe al livello
peggiore della sua storia (quasi 13 punti in meno rispetto alla
precedente elezione Enam). I Cobas, alla loro prima esperienza Enam,
avrebbero sfiorato a Roma il 10%, l'Uil con il 7,93% e' in leggera
flessione, la Gilda si attesta al 5% perdendo quasi due punti, mentre
l'AIMC, una forza storica per l'Enam e unica associazione di categoria
presente, crollerebbe al 2,61%.
Ma la situazione sindacale di Roma non e' speculare a quella
nazionale. Notizie dell'ultima ora danno per imminente l'insediamento
della commissione elettorale nazionale. A marzo si potra' sapere
qualcosa. Forse.

9. Master a distanza in pedagogia interculturale

Prendera' il via nei prossimi mesi un innovativo master annuale in
"Pedagogia interculturale e dimensione europea dell'educazione". Lo
organizzano "una strana coppia", l'Universita' di Lecce e quella della
Valle d'Aosta, sotto la responsabilita' dei Proff. Emanuele Carluccio
e Nicola Paparella, preside della Facolta' di Scienze della Formazione
all'Universita' di Lecce.
Il corso, che sara' erogato sia in italiano che in francese con le
tecniche della formazione a distanza, si compone di 18 insegnamenti,
200 ore di insegnamento e 50 di esercitazioni. Sono previsti inoltre
laboratori e due stages residenziali a Gallipoli e Saint Vincent.
La scadenza delle iscrizioni e' stata prorogata fino al 15 aprile. Per
maggiori informazioni: https://www.ulpianet.it/ita/ita_home.asp


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL