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La Nazione. I disabili e il gran rifiuto dei prof.

di Paola Maggiordomo

10/03/2003
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La Nazione

Su "La Nazione" sono stati evidenziati due punti di criticità: il primo sulla eccessiva femminilizzazione della classe docente, e lo tralascio trattandosi di argomento che richiederebbe uno sviluppo eccessivo, ferma restando la mia disponibilità ad aprire un confronto; il secondo sulla modestissima adesione dei docenti delle scuole superiori, a un corso per favorire l'integrazione dei diversamente abili in quell'ordine di scuola; su quest'ultimo punto desidero soffermarmi con qualche considerazione, ben lieta di misurarmi con chiunque lo desideri e che porti al confronto tutto, tranne pregiudizi e congetture. L'integrazione dei diversamente abili nella scuola comune è una scelta di civiltà che porta valore aggiunto al sistema formativo italiano nel confronto internazionale. Tuttavia, guardando al nostro interno, non è difficile scorgere un percorso che, nel suo snodarsi, si impoverisce e passa dall'integrazione (scuola materna ed elementare) ad un parziale interazione verso l'inserimento (scuola media dell'obbligo) ad un parziale inserimento verso l'emarginazione, fino all'emarginazione (scuola media superiore). Per spiegarmi meglio porto un esempio: si danno casi, e potrebbero essere corredati di nomi e cognomi, di alunni autosufficienti alla scuola materna ed elementare e per i quali, quindi, i quegli ordini di scuola non si è mai nemmeno pensato di richiedere ausiliari di sostegno, che a sedici-diciassette anni necessitano di quelle figure professionali, allora delle due l'una: o quegli alunni hanno subìto una involuzione preoccupante, o gli ausiliari di sostegno, che avendo un orario settimanale di servizio di 36 ore coprono, grosso modo, tutto l'orario scolastico, diventando, di fatto, gli angeli custodi di quegli alunni, sollevando la struttura scolastica (docenti e alunni cosiddetti normali) dei compiti loro propri. A questo proposito, e non solo per i diversamente abili, sarebbe interessante fare un'indagine che rilevi le capacità in uscita dei diversi ordini di scuola, relativamente alla comprensione della lettura, alla scrittura e al calcolo scritto e orale ed è mia intenzione, attraverso il Comitato tecnico scientifico dell'Irre-Liguria, richiedere che una simile indagine venga attivata. A mio giudizio, infatti, dietro il rifiuto dei docenti delle scuole superiori di accedere ad un percorso formativo qualificato per favorire l'integrazione degli alunni diversamente abili si pone, sostanzialmente, u'idea di scuola incapace di considerare la diversità una risorsa che ci interpella come una sfida da giocare e, possibilmente, vincere; tanto è vero che, in quell'ordine di scuola non trova diritto di cittadinanza nemmeno l'alunno divergente, creativo o addirittura superdotato, perché, in altro senso e con altre valenze, ma non con minori, per lui, frustrazioni, viene creato il perturbatore della quiete. La scuola, oggi, e io dico per fortuna, ha infinite capacità di destrutturarsi e ristrutturarsi ed è singolare che proprio l'elemento strutturale fondante, cioè i docenti, si rifiuti di acquisire le capacità che lo metterebbero in condizioni di operare al meglio, affinchè quel processo significasse reale crescita umana e culturale in primo luogo per lui e per la comunità in genere.


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